cronaca

In fabbrica il ministro Orlando e l'ad di Mittal
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Ci sono occhi che si riempiono di lacrime all'Ilva di Cornigliano. È il 24 gennaio e Genova ricorda nel luogo simbolo del lavoro l'omicidio di Guido Rossa. Era il 1979, trentanove anni fa. A Oregina, in via Fracchia, l'operaio Italsider e sindacalista della Fiom iscritto al partito comunista fu ucciso a colpi di pistola dalle Brigate Rosse perché osò denunciare un loro fiancheggiatore. 

A ricordarlo, oltre al ministro della giustizia Andrea Orlando, ci sono rappresentanze di tutta la città. Il sindaco Marco Bucci, il presidente ligure Giovanni Toti con l'assessore Edoardo Rixi, il segretario della Fiom genovese Bruno Manganaro e quello della Cgil Ivano Bosco, il prefetto Fiamma Spena, ma anche il commissario straordinario delle acciaierie Enrico Laghi e Matthieu Jehl, vice presidente di ArcelorMittal, la cordata che si è aggiudicata gli impianti. Sotto la lapide che gli operai hanno sempre voluto tenere nelle officine due lavoratori depongono l'usuale corona

"Pacta servanda sunt, queste sarebbero state le sue parole", sentenzia il delegato della Fiom per Ilva, Armando Palombo. A segnare la strada maestra, in un momento delicatissimo per l'acciaio in Italia, non è solo il Guido Rossa emblema della lotta civile e democratica contro l'eversione, ma anche il Guido Rossa che sta sempre dalla parte del lavoro. "Il messaggio è che questa fabbrica ha una sua storia, con persone che hanno lottato per difenderla, come Guido Rossa. Con lo stesso coraggio e la stessa determinazione oggi defendiamo il reddito e l'occupazione a Genova. E credo che ArcelorMittal lo abbia recepito", aggiunge Manganaro.

Parla di "metodi fascisti e mafiosi" il ministro della giustizia Andrea Orlando
quando cita le Brigate Rosse. È una condanna netta all'estremismo violento e antidemocratico, di qualunque colore. "L'antifascismo non deve essere monopolio di nessuno, ma ognuno deve farsene carico - specifica Orlando - Il sacrificio di Rossa si consumò in una situazione in cui il fronte contro il terrorismo era la naturale prosecuzione di quello antifascista che aveva dato vita alla costituzione repubblicana. Dobbiamo saper far vivere in un modo diverso, con avversari diversi, ma con una certa somiglianza quel tipo di fronte, cioè saper unire anche forze di ispirazione diversa nella difesa dei valori repubblicani". 

Prosegue il presidente Toti: "Difendere l'Italia dai totalitarismi voglia dire riconoscere e confrontarsi con le idee di tutti, rifiutare ogni genere di violenza, impegnarsi soprattutto a essere degni di chi ci ha lasciato questa democrazia e quindi sforzarsi di avere qualche idea sul lavoro, sull'occupazione, sul progresso economico, sullo sviluppo e non semplicemente, in assenza di altro, urlare 'al lupo, al lupo' perché chi gridava 'al lupo, al lupo' ha fatto una brutta fine". Il suo suona come un monito: "L'importante è essere all'altezza di chi davvero ha combattuto il totalitarismo per tornare a essere una democrazia e non usare vuoti slogan o riempirsi la bocca di parole roboanti per nascondere il vuoto delle proprie idee, e questo non è all'altezza di chi si è sacrificato, o peggio usare le roboanti parole e gli slogan per difendere qualche privilegio di troppo. C'è stato anche questo da una parte della sinistra italiana, quindi ognuno faccia un suo esame di coscienza". 

"Sono convinto e spero che questa commemorazione si terrà per molti anni in futuro ma che sia l'ultima volta che accade in un'azienda in amministrazione straordinaria", dice Laghi senza nascondere l'ottimismo: "Il mio auspicio è che l'anno prossimo possa essere una commemorazione ospitata dal nuovo investitore con la presenza di tutti i lavoratori in una prospettiva di rilancio e sviluppo di questa azienda storica di Genova ma anche dell'Italia".

E in onore di Guido Rossa, ha annunciato la Fiom, l'anno prossimo, per il 40esimo anniversario, verrà scoperta una targa. Ancora lì, in quella fabbrica irrequieta e sempre in bilico, simbolo della Genova operaia.