
"Operazione Labirinto": così l'hanno chiamata gli uomini della quarta sezione del Contrasto al Crimine diffuso, guidati da Marco Calì. I primi sospetti erano sorti a gennaio, quando i nigeriani hanno iniziato a prendere il posto dei nordafricani che gestivano lo spaccio nella zona.
Il raggio di azione era il quadrilatero tra via San Luca e vico della Maddalena. I clienti erano attirati da marijuana e crack a basso costo: una dose costava 10-20 euro, a volte veniva nascosta nell'immondizia, in altri casi addirittura si trattava di farina. Una decina di loro era ospitata in diverse comunità di accoglienza e per questo partirà una segnalazione all'ufficio Immigrazione della Questura e alla Prefettura. Fondamentale per la riuscita dell'operazione la collaborazione dei residenti con puntuali testimonianze.
Lo spaccio, infatti, avveniva in zone di aggregazione giovanile, come le scuole, e i clienti spesso erano minorenni. Proprio per questo è stata messa in atto la norma del 2006 che consente l'arresto "ritardato": la flagranza di reato viene posticipata per approfondire le indagini e intercettare tutte le persone coinvolte. I sospettati sono stati spiati, fotografati e seguiti senza venire subito arrestati. Il commercio illegale di stupefacenti ha una pena di 4 anni e per questo non prevede la detenzione in carcere. "Agendo in questo modo, però -spiega il procuratore Cozzi - il giudice potrà applicare l'aggravante di un terzo della pena per spaccio nei confronti di minori e in luoghi frequentati da giovani".
Un espediente legale, quello adottato dalla Procura, che potrebbe ora fungere da deterrente. "Ognuno ormai sa che su di lui penderà una spada di Damocle - prosegue Cozzi - per cui una volta beccato verrà controllato e potrà essere in seguito arrestato, finendo in carcere. Adesso è compito delle istituzioni di intervenire affinché questi giovani non finiscano nella rete dello spaccio. La speranza è che adesso i cittadini possano riappropriarsi del centro storico e tornare a passeggiare tranquilli".
IL COMMENTO
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