cronaca

Clima pazzo, ma Adiconsum: "È anche colpa degli intermediari"
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Pomodori, cavolfiori, finocchi, lattuga, broccoli, zucchine. Preparatevi a spendere quasi il doppio se vorrete mettere in tavola gli ortaggi più comuni. Sono gli effetti della siccità estiva, profetizzati dalle associazioni degli agricoltori e ben visibili sui banchi del Mercato Orientale di Genova, cartina tornasole per il 'paniere' dei cittadini. Ma attenzione anche alla frutta: quest'inverno, sempre per le bizze del clima, le mele arriveranno direttamente dalle celle frigo. E il tempo non è certo l'unico problema.

"È tutto caro, non saprei che consigli dare - lamenta Renzo Sassarini dal suo banco di ortofrutta - noi stessi paghiamo i prodotti due volte tanto: i cavolfiori vengono un euro e 30, la broccolata anche 2 e mezzo, i finocchi hanno un prezzo esagerato, fino a 2 euro, pomodori non ce ne sono più. La lattuga? Dovremmo venderla a 1,60 e la paghiamo 2 euro. È tutti fuori prezzo". Ortaggi carissimi e scarsi, i clienti mugugnano e i commercianti si disperano: "Se andiamo avanti così non vendiamo più nulla, speriamo di tornare alla normalità tra un mesetto".

Prezzi alti anche per la frutta, in particolare per le mele. Ma qui non c'entra la siccità. Lo scorso marzo un'ondata di freddo ha colpito gli alberi già in fiore e ha dimezzato la produzione. Risultato? Il prezzo è salito di 60-70 centesimi e nei prossimi mesi, per far fronte alle richieste del mercato, troveremo frutta vecchia: "Saranno le mele di due anni fa, tirate fuori dalle celle frigorifere - spiega ancora Sassarini - sorprattutto le Gold e le Royal. Anche questo ci danneggia perché le paghiamo di più e ne vendiamo meno".

Ma dipenderà tutto dalle piaghe del meteo?
Confrontando i dati degli ultimi anni, emerge che il livello dei prezzi alla produzione in Italia è rimasto pressoché invariato, con punte al ribasso a volte clamorose come i pomodori al -22%. Al dettaglio, invece, superata la deflazione dovuta alla crisi, i cartellini sono tornati a gonfiarsi. A Genova gli ortaggi a settembre sono saliti del 6,6% rispetto all'anno precedente. Eppure i coltivatori non rilevano un aumento degli incassi.

"Di certo c'entra la siccità, ma la responsabilità è anche del sistema distorsivo italiano - spiega Stefano Salvetti, presidente di Adiconsum Liguria - Il prodotto arriva al banco con un valore di 5-6 volte superiore al primo prezzo, e la colpa è dei grandi intermediari, soprattutto quando acquistano direttamente sui campi". I peperoni, ad esempio, sono aumentati da gennaio del 44%, la lattuga bio del 30%.

Prima non ce n'eravamo accorti "perché la recessione ha contenuto l'aumento dei prezzi e questo problema è rimasto congelato - continua Salvetti - ma adesso bisogna intervenire perché la ripresa dell'economia rischia di farlo esplodere. Vogliamo difendere il made in Italy? Bene, colpiamo questo meccanismo e veniamo incontro sia ai coltivatori sia ai consumatori".