cronaca

Confermata l'assoluzione per l'ex sindaco di Ventimiglia Scullino
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La presenza della ‘Ndrangheta in Liguria è cosa certa. Nella notte è arrivata la sentenza di Cassazione che certifica la presenza dell’organizzazione nel territorio ligure. I giudici della Corte Suprema hanno infatti  confermato le condanne inflitte in appello alla famiglia Marcianò di Ventimiglia.  La Cassazione ha invece ribaltato la sentenza di assoluzione nei confronti della famiglia Pellegrino-Barilaro a Bordighera, per loro si attende una nuova sentenza in Appello. Confermata l’assoluzione per Gaetano Scullino, ex sindaco di Ventimiglia, e Marco Prestileo, City manager del Comune di frontiera ai tempi dell’amministrazione Scullino.


La sentenza di Appello del Tribunale di Genova aveva condannato a 15 anni e 4 mesi Peppino Marcianò (ndr, morto lo scorso gennaio), ritenuto il boss dell'organizzazione nel Ponente. Confermata anche la condanna a 7  anni di carcere per il figlio Vincenzo.

LE PAROLE DELL'EX SINDACO SCULLINO
Felicità per la notizia arriva dall'ex sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino: "Sono contento per la città e per i ventimigliesi che durante la mia amministrazione hanno vissuto un momento di particolare difficoltà, subendo l'immagine negativa della loro città". Così l'ex sindaco di Ventimiglia Gaetano Scullino dopo l'assoluzione definitiva. "Dopo cinque anni, finalmente, la magistratura ha giudicato l'operato della mia amministrazione corretto sotto ogni forma", sottolinea l'ex primo cittadino. "Ora valuterò con i miei legali se sussistono gli estremi per chiedere un risarcimento danni", annuncia Scullino

E' la prima volta che la Cassazione attraverso un giudizio definitivo riconosce la presenza della 'Ndrangheta nel Ponente ligure. Il procedimento ebbe origine dall'inchiesta 'La Svolta', che ebbe inizio con con un blitz dei Carabinieri nel dicembre 2012. Secondo i giudici dunque "le cosche non sono riuscite a infiltrarsi negli enti pubblici".


LA RICOSTRUZIONE

L'operazione dei carabinieri portò allo scioglimento del Consiglio comunale di Ventimiglia. Il Consiglio di Stato, però, aveva stabilito che non vi erano gli elementi per far decadere l'amministrazione di centrodestra guidata da Gaetano Scullino. Il primo cittadino e il city manager Marco Prestileo erano stati accusati dal segretario generale Achille Maccapani. Anche i giudici della suprema corte, come quelli di primo grado e d'appello lo hanno ritenuto inattendibile, confermando le assoluzioni.

I processi in Tribunale a Imperia e in Appello a Genova avevano però portato alle prime condanne per associazione mafiosa in Riviera sottolineando la presenza della criminalità organizzata calabrese che aveva come referente la famiglia Marcianò a Ventimiglia. In primo grado era stata riconosciuta la presenza di una 'locale' anche a Bordighera, riconducibile alle famiglie Pellegrino e Barilaro. Il processo di secondo grado, invece, negò questa possibilità, che era fondata su dichiarazioni di alcuni pentiti. Ora la Cassazione su questo filone ha chiesto un nuovo processo d'appello. In appello Giuseppe Marcianò (morto nel gennaio scorso) era stato condannato a 15 anni e 4 mesi e il figlio Vincenzo a 7 anni e sei mesi, con loro, per il 416 bis, vennero condannate altre otto persone.


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