cronaca

Dopo la denuncia di un collezionista e di un critico
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 Le opere della mostra su 'Modigliani' in corso al Palazzo Ducale di Genova "sono tutte di sicura attribuzione al pittore livornese". Lo hanno detto i curatori Rudy Chiappini e Stefano Zuffi respingendo i dubbi sollevati dallo studioso Marc Restellini e dal collezionista Carlo Pepi che hanno portato la Procura di Genova ad indagare su sette opere.


"Abbiamo fatto scelte prudenziali - ha detto Chiappini -. Non abbiamo voluto portare nuove attribuzioni. Anche se ci sono giunte parecchie segnalazioni di opere importanti, inedite, molto belle. Non abbiamo ceduto alla lusinga di presentare nuove opere. Abbiamo puntato su opere presenti in cataloghi ragionati, grandi mostre, libri dedicati a Modigliani ed expertise che le accompagnavano. Ci siamo affidati alla comunità museale".

Sulle critiche legate al fatto che sono esposte opere di Kisling, accusa mossa da Pepi, senza chiarirlo, Zuffi ha spiegato: "Le abbiamo messe in una sezione con un colore diverso dal resto della mostra per documentare il rapporto biografico, personale, amicale tra i due artisti. Nel catalogo, nelle schede e nel saggio è stato specificato che il rapporto tra i due può aver portato anche a una partecipazione marginale e piccola di Modigliani in alcune nature morte di Kisling. Per il resto i due hanno stili completamente diversi".

E il presidente di Mondomostra Skira, Massimo Vitta Zellman, ha aggiunto: "Abbiamo organizzato cinque mostre su Modigliani, tra cui quella al Vittoriano. Ci siamo affidati ai pareri della comunità museale, il Pompidou in passato ed oggi Chiappini. Sospetto che l'anniversario della morte dell'artista nel 2020 porti a un agitarsi di presunti esperti che vogliono accreditarsi".

Poi Vitta e Chiappini hanno criticato Restellini e Pepi: "La Pinacoteque de Paris di Restellini è uno spazio vuoto, che è stato chiuso tre anni fa e Pepi non ha pubblicato alcuno studio. Restellini dal 1997 annuncia di voler pubblicare un catalogo ragionato, sono passati 20 anni senza giungere a risultati concreti".


Nel frattempo i curatori hanno consegnato un dossier di 90 pagine alla Procura, che indaga sulle presunte opere dubbie di 'Modì' esposte a Genova. Lo ha detto il presidente della Fondazione per la cultura Palazzo Ducale Luca Borzani. La perizia è firmata da uno dei curatori, Rudy Chiappini. Borzani ha precisato: "C'è stata una richiesta di informazioni da parte della procura a cui abbiamo risposto. Sappiamo che è stato aperto un fascicolo. Noi siamo disponibili". Borzani ha precisato che l'indagine della procura genovese è su sette opere. Borzani ha aggiunto: "A guardare sui siti, ogni mostra di Modigliani ha trovato detrattori. Ma io non voglio mettermi su questo tema. Voglio ribadire che abbiamo aperto una mostra con un partner importante e una curatela fuori discussione. Le opere sono a catalogo o sono state esposte, sono in cataloghi tedeschi, di Roma, di Torino".


Sono sette le opere messe in discussione dagli esperti. Si tratta dei quadri 'Cariatide rossa/Gli sposi', 'Ritratto di Chaim Soutine', 'Nudo disteso (Ritratto di Céline Howard)', 'Testa di donna-Ritratto di Hanka Zborowska', 'Ritratto femminile' e 'Ritratto di Maria' e il disegno 'Ritratto di Moise Kisling'. Il principale curatore della mostra Rudy Chiappini ha spiegato, ad esempio, che di 'Cariatide rossa'/Gli sposi' si conosce la proprietà dal 1930; negli anni Settanta è stata della newyorchese Perls Gallery che ha donato opere di Modigliani al Metropolitan e ci sono anche tre expertise tra cui quella di Anka Zborowska, moglie del maggior mecenate e mercante di Modigliani.

Il 'Ritratto di Chaim Soutine' è stato esposto in due mostre a Pisa e Torino curate dal Centre Pompidou. "A suo tempo le due mostre non sono state assolutamente contestate - osserva Chiappini - Eppure a Pisa c'erano anche due disegni appartenenti a Carlo Pepi. Perché prima il silenzio e quindi l'approvazione e improvvisamente dice che l'opera non è originale?". Il famoso 'Nudo disteso', ritratto di Céline commissionato dal marito Noel Howard, è stato nella sua collezione fino al '40, è stato esposto al Vittoriano e a Bonn e "colori e pigmenti sono stati persino analizzati da un laboratorio tedesco", dice Chiappini.