cronaca

Toti: "Ce la metteremo tutta ma la vertenza è a Roma"
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I lavoratori Ilva scendono in piazza. Di nuovo. I sindacati proclamano lo sciopero per il 5 giugno ancora prima del secondo incontro al Mise in cui dovranno dare al ministro Calenda un parere (non vincolante) sulle cordate candidate ad acquisire gli impianti dopo i due anni in amministrazione straordinaria. "Non accettiamo nessun esubero", dicono in concerto Fim-Cisl, Fiom-Cgil e Uilm dopo le anticipazioni sui piani industriali che parlano di 5.800 licenziamenti in sei anni partendo dagli attuali 14.220 dipendenti in tutta Italia.

A Genova assemblea alle 7 presso il magazzino generale di Cornigliano. Dopo il presidio è previsto un corteo in partenza dallo stabilimento genovese verso il centro città. Nel capoluogo ligure sono 1.600 i dipendenti Ilva, di cui circa 200 già in cassa integrazione, numero destinato a salire sia con la cordata Am Investco Italy di ArcelorMittal-Marcegaglia sia con la Acciaitalia di Jindal-Cdp. Il Governo comunicherà la scelta nei prossimi giorni, anche se Am Investco Italy afferma che la sua offerta "è stata considerata la migliore" e che attende l'ok definitivo per negoziare coi sindacati.

"Chiediamo il rispetto dell'accordo di programma firmato nel 2005, non chiediamo assistenza ma lavoro - scrivono le sigle confederali - il piano industriale deve essere completato per permettere a tutti di rientrare".

"Non discuto la scelta sindacale, ma il posto dove risolvere questa vertenza non è la piazza di Genova, è la piazza di Roma, dove c'è un Governo che ha firmato un accordo di programma e ora lo deve rispettare", commenta il governatore ligure Giovanni Toti - Ilva è stata affidata a una cordata italiana e straniera totalmente privata che come primo atto minaccia 5-6mila esuberi. È un modo di agire inconcludente e nocivo, che rischia di non salvare un settore strategico. Ce la metteremo tutta, siamo al fianco dei lavoratori e soprattutto dello stabilimento nuovo, che può fare profitto e mercato. Ma è a Roma che dobbiamo farci sentire".

Il ridimensionamento dell'organico, secondo fonti vicine al Mise e alle due cordate, è dovuto al piano ambientale che limita la produzione a 6 milioni di tonnellate fino al 2021 per contenere le emissioni inquinanti. Da Roma assicurano che nessun lavoratore "sarà licenziato o lasciato privo di protezione", specificando che "tutti i lavoratori non assunti dall'acquirente rimarranno in capo all'amministrazione straordinaria per la durata del programma e potranno essere impiegati nelle attività di decontaminazione". Ma la precisazione si riferisce soprattutto a Taranto, mentre per Genova le intenzioni non sono chiare: la produzione della banda stagnata, un punto d'eccellenza per lo stabilimento, richiederebbe investimenti per 120 milioni, cifra che attualmente nessuno sembra poter garantire.

Mentre i sindacati confermano la linea comune - "Proposta inaccettabile", dicono in coro Camusso, Furlan e Barbagallo - tutta la politica locale sposa la causa di Ilva. Il candidato sindaco del centrosinistra, Gianni Crivello, ha annunciato che sarà a Roma giovedì per seguire l'incontro. Il M5s ha chiesto che si attivi in Regione una commissione straordinaria per impedire gli esuberi, mentre il consigliere Pastorino di Sinistra Italiana fa appello al Governo: "Ora niente spot elettorali, servono azioni concrete e mirate". Il gruppo Pd in Regione si unisce: "Non tollereremo che neppure un solo lavoratore di Ilva Genova venga lasciato a casa".