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Parla a Primocanale il Ministro spezzino che sfida Renzi
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Dai temi nazionali a quelli liguri, Andrea Orlando a Primocanale spiega la scelta di candidarsi alla segreteria del Pd, annuncia l'intenzione di occuparsi direttamente di Genova, oltre che della Spezia, in vista delle prossime elezioni amministrative, critica D'Alema e gli scissionisti liguri, si confida sui suoi pregi e i suoi limiti caratteriali. Un'intervista a tutto campo che parte proprio da chi ha deciso di lasciare il partito, rispondendo a D'Alema che ha detto: "Con Orlando sarei pronto al dialogo".

"Non ci sarebbe bisogno del dialogo se fossero rimasti nel Pd - è la replica del Ministro - e credo che si se ne va sbagli sempre. In secondo luogo il dialogo tra il Pd e le forze della sinsitra è una esigenza imprescindibile al di là di chi sarà il segretario: non ci si può scegliere l'interlocutore a piacere, il Pd è il Pd. E quindi con il Pd tutto insieme bisogna dialogare".

Perchè ha parlato di una candidatura contro la prepotenza?
Basta accendere radio e televisione. E’ una politica che tende piu a delegittimare l’avversario che a far valere le proprie opinione. Il rischio è che in questa rissa permanente non si riesca più a dare risposte agli italiani: Io sono preoccupato di questo: dobbiamo dare risposte.

Voleva una conferenza programmatica che precedesse il congresso, cosa intendeva?
Anziché fare una conta per fare un segretario sarebbe stato importante fare capire prima quali sono le proposte per l’italia, sui temi: il lavoro, la sanità, la sicurezza, l'immigrazione, la giustizia. Partire dal progetto di paese. E poi vedere chi di noi è piu in grado di portare avanti questo progetto. Se avessimo scelto questa strada, forse la scissione nom ci sarebbe stata.E poi il referendum ci ha dato un messaggio: non tanto per i numeri complessive, ma perché nelle periferie, tra le giovani generazioni i rapporti di forza sono stati impressionanti. Una grande forza che non sia popolare tra i giovani e nelle fasce deboli non può essere quello che dice di essere, cioè una forza popolare, riformista, che lavora per il riscatto sociale.

Se lei diventasse segretario, quali sarebbero i punti forti del partito democratico a suo immagine?
Un partito diverso, complitamente diverso, meno litigiioso e piu inclusivo. Che combatte la destra più che combattersi al suo interno. Un partito che tiene le culture che lo hanno fatto nascere. Un partito che si metta dalla parte delle persone piu deboli, non con gli strumenti del secolo scorso: non possiamo aumentare la spesa pubblica o fare assunzioni di massa nella pubblica amministrazione, ma bisogna fare di piu. La casa. I giovani non hanno la possibiltà di costruirsi un futuro. E quello è un settore sul quale puntare. Come vogliamo soddisfare questa domanda? Non possiamo consumare suolo e terreno. Dobbiamo trasformare il patrimoniio edilizio che si è deteriorato. Vogliamo parlare del lavoro? Parlare di innovazione è bellissimo. Ma io ho visitato recentemente una fabbrica in Liguria. Con l’introduzione dei robot in quella realtà di 400 occupati ne sono rimasti 40 che sicuramente fanno un lavoro migliore. Ma ai 360 che sono rimasti a casa cosa diciamo? E’ possibile che la cosa piu di sinistra in questi giorni l’ha detta un grande capitalista come Bill Gates che dice "bisogna tassare i robot, anziché tassare il lavoro?".

Ai 5 Stelle che avanzano puntando sul reddito di cittadinanza cosa risponde?
Se ne deve discutere. Il sostegno sociale va affrontato. Evitando strade assistenzialistiche. Non è più possibile neppure con una ripresa impetuosa dare risposte solo con il lavoro alle diseguaglianze che si sono determinate. Farò una proposta specifica nelle prossime settimane.

Raffaella Paita dice "Orlando è stato Ministro di Renzi e ha votato tutte le riforme di Renzi vedremo quali saranno le differenze". Cosa risponde?
Intanto si votano le riforme dopo una discussione. Non credo che Paita o altri avrebbero preferito che chi era in disaccordo su qualcosa decidesse di andarsene. Si prende atto che una posizione nel partito non è maggioritario. Ci si rimette anche alle valutazioni della maggioranza in un partito. Ma il punto non è questo: il problema fondamentale è un altro. Il 5 dicembre gli italiani ci hanno dato un segnale enorme, io ho subito detto: "Fermiamoci, proviamo a capire cosa non è stato capito". Invece si è voluto andare avanti. Si è deciso di forzare, di correre. Va bene. Ma io con la mia candidatura dico: dove stiamo andando?

Si sente un normalizzatore? Uno che vuole un partito normale?
No. Io mi sento un dirigente politico adatto per questa stagione: sono convinto che sia finita la stagione in cui le forze politiche si stringevano attorno al leader carismatico. Con la bocciatura del 5 dicembre è finita anche l'epoca del maggioritario spinto e del bipolarismo.

Cosa pensa del coinvolgimento di Emiliano nella vicenda giudiziaria che riguarda anche il padre di Renzi e il Ministro Lotti?
Da Ministro della Giustizia non posso esprimermi. Qualunque cosa mia sarebbe fraintesa.

La storia dello stupratore della bambina che è stato rimesso in libertà per la prescrizione. Quella dell'uomo che si è fatto 20 anni di carcere e poi è risultato innocente. Cosa prova da Ministro della Giustizia?
Sgomento e dolore. In particolare nel primo caso penso che quella persona abbia pagato due volte: quando gli è stata violata l'esistenza e poi quando è stata tradita dallo stato. Ho fatto due cose: la prima non va molto di moda ed è chiedere scusa. La seconda è mandare gli ispettori per capire cosa è successo. Sono interessato a capire ed assumere le conseguenti decisioni. Questa è stata una sconfitta enorme. Ma devo dire che in generale dobbiamo porci un tema, evitare anche le piccole sconfitte dello Stato, quando ci sono condanne di primo grado e poi non si arriva alla fine del processo. E' importante che si approvi il disegno di legge sul processo penale che, mi auguro, sia in dirittura d'arrivo al Senato.

Ora c'è un ingorgo elettorale: primarie nazionali, segretario regionale del pd, amministrative: come se ne viene fuori?
C'è un overdose di primarie. Proviamo a sbrogliare la matassa utilizzando le primarie con misura. E' l'unica strada. Il segretario nazionale non si può che scegliere così. Su quello regionale valutiamo. Per quanto riguarda le amministrative decidiamo un candidato con la coalizione: se facciamo le primarie la coalizione non c'è. Prendiamone atto e lavoriamo insieme alla coalizione, parlando anche alla società. D'altra parte abbiamo scelto per molto tempo sindaci senza primarie e non abbiamo sempre scelto dei brocchi. Quindi un gruppo dirigente può fare delle buone scelte.

A Genova una parte del partito (Montaldo, Benvenuti e altri se ne vanno). Cosa dice a loro?
Sbagliano. Loro mi hanno insegnato che quando la sinistra si divide, si perde. Non è vero che il Pd non può essere cambiato, altrimenti non mi sarei candidato alla segreteria.

Il centrodestra intanto esulta e annuncia il nome del candidato in pochi giorni, mentre il Pd annaspa.
Certo siamo in difficoltà. Abbiamo rimosso la sconfitta alle regionali. In politica non si mette niente sotto il tappeto. Altrimenti prima o poi se ne pagano le conseguenze. Comunque sono convinto che anche se arriveremo qualche ora dopo, sono certo che il colpo di reni ci sarà, troveremo il candidato che saprà parlare alla società civile genovese

E' la volta che lei sbarca a Genova anche politicamente?
Io con molta discrezione ho seguito anche il partito genovese, senza mai propormi esplicitamente, ma cercando di dare una mano durante i momenti di conflitto. Però è vero, mi sono sentito un po' provinciale. Noi spezzini quando arriviamo a Genova non siamo sempre graditissimi. Ma adesso credo sia mio dovere seguire di più anche le vicende genovesi e non posso tornare a Roma senza occuparmi di Genova.

Occuparsi di Genova vuol dire anche occuparsi del porto
Il porto di Genova ha subito la globalizzazione in modo passivo, senza diventarne protagonista. Adesso si deve aprire una nuova fase. Fino a qui è stato fatto un grande lavoro con quello che si poteva con i vecchi strumenti. Ora è il momento della rifondazione del porto.

In conclusione: Renzi l'ha definita l'"Orlando pacioso". Altri un vecchio giovane migliorista. Altri ancora un piccolo Togliatti. Quale vede più realistica?
Il paragone con Togliatti è abbastanza improponibile. Pacioso? Sì non scelgo il conflitto come via principale. La vita politica non può ridursi alla competizione.

Altra definizione: "Non soffre l'ombra degli altri, ma non ne fa". E' così freddo?
Io mi appassiono molto, tendo a non esternarlo. Sono ligure. E' una regione che si vergogna un po' a dimostrare le passioni. Cercherò di superare questo limite perchè capisco che in sfide come queste se non si trasmettono le passioni è difficile metterle in moto. Ma le assicuro che dentro ho una passione fortissima in questo momento.