Penso che si stia sottovalutando il vero significato della crisi e potenziale scissione del Pd. Non è un problema solo di quel partito ma riguarda tutti noi, cittadini, lavoratori, imprenditori di destra, centro sinistra e anche Cinque Stelle.
Credo che un po' la nausea dei più verso la politica e la goduria del male altrui, che è ormai l'unica possibile soddisfazione, vista l'inesistenza di contenuti in ogni movimento politico, abbiano tolto di vista a tutti in quale guaio gigantesco si stia cacciando il Paese se si aprirà la scissione del Pd e le possibili conseguenze.
Io vedo dall'interno, ascolto questo e quel Senatore del Pd e di tutti gli altri partiti. Esistono svariate tipologie di parlamentari: il primo è quello a caccia della ricandidatura a qualunque costo con qualsiasi partito. Il secondo è quello che una volta eletto cerca di far perdere le sue tracce sia dal territorio che in parlamento. Il terzo, specie rara, è chi ha altissimo senso delle istituzioni, è conscio del ruolo che ricopre, rispetta il suo partito, il suo segreterio anche se a volte non ne condivide le indicazioni.
Quando vedo questa "specie rara" preoccuparsi come mai avevo visto prima comprendo che il problema è ben oltre lo stretto territorio del partito in questione e rischia di coinvolgere tutto e tutti, ben al di là dei renziani, bersaniani, d'alemiani, franceschiniani, ma riguarda la stabilità del Paese, mette in dubbio la governabilità con le conseguenze che tutti dobbiamo essere consapevoli che potremo dover affrontare.
Le ipotesi ovviamente sono molte: il Governo non regge l'urto e rimette il mandato nelle mani del Presidente Mattarella. Il Presidente potrebbe decidere di mandarci al voto, abbiamo leggi differenti tra Camera e Senato e si creerebbe con ogni probabilità l'impossibilità di trovare dal risultato delle urne una possibile maggioranza e quindi cadremmo in una ingovernabilità totale. L'implosione del Pd potrebbe portare a una rottura dell'asse del centro destra. La crisi politica porta a aumento di spread, difficoltà di affrontare qualsiasi emergenza, con tutte le conseguenze del caso.
Si dovrebbe forse tornare alle urne ma con quale legge visto che nessuno potrebbe modificare quanto passa oggi il convento dopo la sentenza della Consulta? Diventeremmo ancor più di adesso deboli, oggetto di grandi speculazione internazionali. Non avremmo più alcun peso nelle relazioni internazionali, qualcuno potrebbe obiettare che anche oggi contiamo poco. Ma tra poco e niente c'è una notevole differenza.
Oggi la soluzione è tenerci questo Governo, un Presidente equilibrato e concreto che deve difendere il difendibile e portare il Paese a elezioni. Modificare la legge elettorale rendendola omogenea tra Camera e Senato, gestire le emergenze, i rapporti e i temi internazionali. Cercare di tenere sotto controllo il bilancio dello Stato. Poi si potrà andare alle elezioni, ritengo assolutamente a scadenza naturale dove troveremo nuovi partiti e nuove alleanze forse trasversali.
Che vinca chi vorranno i cittadini, ma che le elezioni portino ad un possibile Governo. Sbaglia ed è miope chiunque pensi si resterà indenni da quello che accadrà al Pd: stiamo parlando di una forza politica storica con forti radici ad oggi primario azionista del Governo, con miliomi di elettori. L'onda d'urto farebbe del male indistintamente a tutti.
*Senatore, componente della Commissione Trasporti
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La crisi del Pd: problema per tutto il Paese
Ecco quali conseguenze potrebbe avere la rottura
2 minuti e 46 secondi di lettura
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