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Il presidente Usa: "Dobbiamo fare di più per i rifugiati"
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 No ai muri. No ai populismi e ai nazionalismi. E soprattutto no al mito degli uomini forti. E' il messaggio che Barack Obama lancia nel suo ultimo intervento davanti all'Assemblea generale dell'Onu, rivolto al mondo intero ma anche alla sua America che, a poche settimane dal voto, si trova ad un bivio. Così il presidente Usa non rinuncia ad attaccare Donald Trump ma anche Vladimir Putin. E a lanciare un forte appello a tutta la comunità internazionale: i rifugiati vanno accolti ed aiutati, bisogna fare di più per loro. Un discorso appassionato quello di Obama che - rispondendo ai suoi detrattori - fa un bilancio dei progressi fatti negli otto anni in cui è stato alla Casa Bianca: dalla catastrofe evitata dopo la crisi finanziaria alle nuove relazioni con Cuba e l'Iran, passando per importanti accordi come quelli sul clima, tirando dentro anche la Cina. Ma il presidente americano, oltre a guardare alla sua eredità, si toglie diversi sassolini dalle scarpe, criticando anche un alleato come Benyamin Netanyahu: "La diplomazia è la vera chiave per fermare la violenza. Non si può affermare la propria leadership sminuendo gli altri. E Israele sa che non può occupare in via permanente la terra palestinese".

Tutto l'intervento è imperniato sul rischio che molti Paesi, compresi gli Stati Uniti, di fronte a terrorismo e migrazioni scelgano la strada dell'isolazionismo e dell'egoismo: "Un Paese circondato da muri imprigionerebbe sé stesso", afferma. "Bisogna aprire i nostri cuori per accogliere i rifugiati e i disperati nelle nostre case", insiste, rivolgendosi poi direttamente agli americani: "Aiutare chi ne ha bisogno rende gli Stati Uniti più sicuri".