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La nuova norma passa coi voti di maggioranza e Pd
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Le doppiette ricominciano a sparare con l'apertura ufficiale della stagione venatoria che si chiuderà il 31 gennaio. E se i cacciatori auspicano che sia "una festa", gli animalisti insorgono annunciando "una strage" per centinaia di migliaia di prede. La neonata Federazione nazionale delle associazioni venatorie riconosciute (Fenaveri) di cui fanno parte tra gli altri Federcaccia e Arcicaccia, vanta "il valore che diamo al paesaggio, ai boschi, all'economia del made in Italy con le tante produzioni legate alla caccia".

In Liguria entra in vigore anche la nuova normativa (Legge n.21 del 14 settembre) che all’articolo 7, comma 1 prevede multe salate per chiunque decida di protestare contro le attività venatorie "disturbando" i cacciatori. La norma è stata approvata in Consiglio regionale con 20 voti a favore (tutti i gruppi di maggioranza con Luca Garibaldi, Valter Ferrando, Yuri Michelucci e Raffaella Paita del Pd) e 7 contrari (i consiglieri del Movimento 5Stelle e Gianni Pastorino di Rete a Sinistra).

I NUMERI IN LIGURIA - Oltre 3500 cacciatori, assieme a loro cani, si possono mettere sulle tracce dei cinghiali. L’inizio della stagione venatoria, è stata anticipata per la caccia “grossa”, per il moltiplicarsi degli esemplari in tutto il territorio, ma anche per le lepri, quaglie, tortore, pernici e fagiani. E' previsto l’abbattimento di un massimo di 4.500 capi di cinghiale.

LE DATE DI CHIUSURA -  Apertura generale di tutte le forme di caccia da domenica 18 settembre a esclusione del fagiano di Monte Volpe e Porciglione che partirà dal 1° ottobre e Moretta dal 1° novembre. Le chiusure previste: 31 ottobre per quaglia e tortora, 30 novembre per lepre e starna e pernice rossa, 31 dicembre per il merlo e allodola, 20 gennaio per la beccaccia e cesena, 31 gennaio per il fagiano (piani di prelievo), anatidi, rallidi e turdidi, 10 febbraio per colombaccio e corvidi (sospesi dal 1 al 10 gennaio).

CACCIATORI VS ANIMALISTI - Che sia "il battesimo della prima licenza" o "l'ennesima volta", per Federcaccia "il livello di emozione è sempre altissimo". I cacciatori rivendicano "il consapevole senso di responsabilità per le regole, il rispetto dell'ambiente che ci ospita e del lavoro degli agricoltori (i cui terreni ci troviamo spesso a percorrere)", "un prelievo corretto ed etico" del selvatico, condannando "i comportamenti irregolari". Ma per le associazioni animaliste l'unica cosa di positivo che i cacciatori possono fare è "appendere la doppietta al chiodo", dice l'Ente nazionale protezione animali (Enpa), che accusa le Regioni di essere "ancora fuori dalle regole. In Italia l'illegalità è dilagante nei confronti dei selvatici, e per questo in Europa siamo ormai diventati un vero e proprio caso".

Anche la Lav (Lega antivivisezione) contesta che in alcune Regioni ci sono norme in contrasto con la legge nazionale o, bocciate dalla Corte Costituzionale. La stagione venatoria, dunque, "tornerà a mietere centinaia di milioni di vittime animali" visto che sono "quasi mezzo miliardo gli animali selvatici" che possono finire nel mirino, protesta la Lav, osservando che lo scenario "già tragico, è aggravato dal numero degli animali abbattuti in regime di 'caccia di selezione agli ungulati' e con le 'azioni gestionali di controllo', un eufemismo per indicare le uccisioni con motivazioni sanitarie, danni all'agricoltura, tutela del suolo, che possono essere realizzate tutto l'anno, senza avere contezza del numero.

I NUMERI IN ITALIA - Saranno uccise quasi due milioni di allodole (la stagione va dal 1 ottobre al 31 dicembre), dice la Lipu-BirdLife Italia spiegando il grave danno alla popolazione di questa specie, che è calata del 45% fra il 2000 e il 2014 soprattutto in Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. In Italia sono abbattuti ogni anno 1,8 milioni gli esemplari, pari al 73% del totale delle allodole uccise in Europa, aggiunge la Lipu che ha già raccolto 30mila firme per una petizione che chiede di vietare la caccia all'allodola, minacciata anche dall'agricoltura intensiva perchè "lo sfalcio dei prati in pieno periodo di nidificazione causa la distruzione del nido e la morte dei piccoli".