Il ricorso al Tar è pronto. Raccolte le firme, i commercianti del centro storico sono pronti a impugnare l'ordinanza anti movida, sperando di ottenere una sospensiva. La guerra era cominciata qualche settimana fa, quando è entrato in vigore il provvedimento che costringe tutti i pubblici esercizi a rispettare un orario di chiusura tassativo a prescindere dal rispetto delle regole sulla vendita di alcolici. Tutti a dormire all'una nei giorni infrasettimanali, alle due nel weekend. Gli esercenti delle Erbe e dintorni avevano subito alzato un muro: "Non è possibile mettere sullo stesso piano i tanti commercianti seri e i pochi che provano a fare i furbi, fissando un orario di chiusura anticipata uguale per tutti". Prima azione, un esposto all'Antitrust di cui si attende ancora l'esito. Poi la decisione di interpellare il Tar, che deciderà se accogliere il ricorso ed eventualmente se sospendere l'ordinanza.
Il danno economico, dicono, è notevole. "In alcuni giorni registriamo perdite del 30% - spiega Paolo Barbieri di Confesercenti - Ma è anche un danno d'immagine nei confronti della clientela. Perché il centro storico è l'unico posto dove a mezzanotte e mezza le persone vengono fatte alzare dai tavoli. È chiaro che i clienti scelgono un posto dove possono accomodarsi".
Lunedì viene depositato il ricorso. Nell'udienza preliminare si capirà già se ci sono gli estremi per la sospensiva. "Noi riteniamo di sì, a fronte dei danni che abbiamo già subito", spiega Barbieri. Sull'altro fronte si aspetta il verdetto dell'authority. Anche qui si respira fiducia: "Speriamo che l'ordinanza venga giudicata eccessivamente restrittiva". Anche perché, ricorda Barbieri, "per aprire bisogna chiedere autorizzazioni con paletti ben precisi. Se si voleva dare una stretta ci si poteva pensare per tempo".
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