
Al momento, infatti, il futuro dello stabilimento imperiese resta nell'incertezza più assoluta. È noto che la produzione della pasta andrà avanti (a singhiozzi) fino al 31 dicembre 2016. Poi scatterà la cassa integrazione straordinaria, a cui farà seguito il trasferimento della produzione a Fossano, nel cuneese. Ma quello che accadrà dal primo gennaio in avanti resta ancora avvolto nel mistero, come spiega a Primocanale il segretario generale provinciale della Cgil di Imperia, Fulvio Fellegara: "La situazione è assolutamente preoccupante in questa fase. Ad oggi non abbiamo ancora una parola di verità su quali siano le intenzioni dell'azienda".
Intanto i lavoratori hanno dovuto subire lo "schiaffo" del trasferimento di alcuni macchinari durante lo stop alla produzione terminato nelle scorse ore. "È vero che erano materiali vecchi e inutilizzati da due anni e che quindi non avevano strettamente a che fare con la vertenza che stiamo discutendo. È anche vero che aver fatto quell'atto in questo momento ha il sapore della provocazione", commenta Fellegara. "Non è stata una scelta felice quella di far uscire i macchinari proprio mentre si sta tenendo la discussione sul futuro dello stabilimento. Anche questo è un elemento di assoluta preoccupazione".
E la politica cosa sta facendo in tutto questo? A parole è tutta schierata a difesa dello stabilimento di Via Schiva. Lo conferma anche Giovanni Trebini, segretario provinciale Flai Cgil Imperia, che spiega di aver incontrato tutti i partiti nelle scorse settimane e di aver avuto il loro appoggio. "Qui quando c'erano le elezioni era un viavai di candidati. Mi auguro che ci sia un seguito alla disponibilità che c'è stata data", afferma Trebini.
Dai sindacati arriva dunque un richiamo a impegnarsi fino in fondo e a sfruttare qualsiasi apertura arrivi da Colussi. L'intera classe politica è chiamata a rispondere, a partire dal sindaco Carlo Capacci, che fino ad oggi non è stato in grado di incidere realmente sulla questione. Una questione che non riguarda soltanto un centinaio di lavoratori, ma che pesa sul destino di un'intera città. "L'Agnesi - spiega infatti il segretario Fellegara - è uno di quegli elementi simbolo che possono dare fiducia per il futuro. Vivere da due anni con questa incertezza sul futuro di uno stabilimento, sicuramente crea un clima di sfiducia che non fa bene a nessuno".
IL COMMENTO
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