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Il senatore propone di destinare alle emittenti private di qualità il surplus del nuovo canone
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L'ultima legge in materia di radiotelevisione, datata 2004, porta la firma di Maurizio Gasparri, senatore di Forza Italia e vicepresidente a Palazzo Madama. Ora, dopo la riforma della Rai e il dibattito sulla concessione del servizio pubblico, spezza una lancia in favore delle tv locali: “Il servizio pubblico può essere svolto anche dai privati”.

Nell'intervista a Primocanale, condotta da Mario Paternastro, Gasparri parla anche di politica nazionale e invita Toti a “fare bene il suo compito di governatore regionale” senza cedere alle sirene romane.


Senatore, ma cosa sta succedendo in Forza Italia? Il partito sembra perdere pezzi da tutte le parti... - Di sicuro c'è la fine di una fase storica del sistema politico italiano, costellata da aggressioni e ingiustizie che Berlusconi ha patito. Però è ancora in campo, ed è l'unico che riesce a mettere insieme il centrodestra. Alla fine tutti i 'delfini' che pensavano di raccoglierne l'eredità si sono spiaggiati. Da Fini ad Alfano e Bertini, tutti questi vivono la loro vita grazie ai seggi ottenuti sotto l'insegna di Berlusconi. I micropartiti che sono nati non vengono in mente a nessuno come possibile alternativa a Berlusconi Anche la Lega e la Meloni urlano molto, ma il loro peso non è risolutivo.

Cosa succederà in tema di unioni civili? - 
La Corte Costituzionale nel 2010 ha emesso una sentenza chiara: non si può equiparare le unioni civili al matrimonio tra persone di diverso sesso, così come descritto dall'articolo 29. A parte il fatto che sono cattolico e non devo scusarmi per questo, il matrimonio è orientato a generare nuove vite, altrimenti non si va avanti. Sì, ci sono gli immigrati, ma uno Stato non può avere come programma la scomparsa della sua etnia. Una cosa sensata è stralciare dal ddl Cirinnà le adozioni dei figliastri, e lo dico in italiano. Lasciamo stare la genitorialità, che non può essere inventata, ancora peggio se si fa ricorso all'utero in affitto.

Veniamo al caso Liguria. Toti ha vinto con Forza Italia e un grande successo della Lega Nord: potrebbe aspirare al posto di leader nazionale anti Renzi? - Le regionali in Liguria hanno dimostrato che tenendo unito il centrodestra si può vincere. Ma non sempre si verifica questa condizione. Certo che, se anche noi andiamo spaccati come il centrosinistra, è un errore. Toti è in politica da pochi anni, deve fare bene il suo compito. Roma, ad esempio, è una vetrina nazionale: Veltroni e Rutelli hanno pensato di sfruttarla, e hanno perso alle politiche. Se Toti desse la sensazione di essere pronto a spiccare il volo per altre destinazioni non andrebbe bene. È comunque un protagonista del dibattito nazionale. 

Oggi si parla di candidare Rixi alle Comunali di Genova, che ne pensa? - Rixi ha accettato di fare un passo indietro per appoggiare Toti. Guardi, i candidati possono appartenere a Lega, Forza Italia o società civile, ma devono comunque unire uno schieramento ampio. Parisi a Milano ha unito tutto il centrodestra. A Roma, invece, Bertolaso ha messo il veto sulla Marchini. Spero che Genova sappia unire tutte le realtà presenti.

Con Jim Morrison ha fatto pace? - Sono andato avanti in politica conoscendo tanti artisti. Non credo che lui fosse un modello fondamentale. Abbiamo tanti cantautori italiani. Genova ha espresso grandi artisti: Paolo Conte (che però è astigiano, ndr), Fabrizio De Andrè. Confesso la mia ignoranza sulla canzone internazionale.

Lei è l'autore dell'ultima legge di sistemazione della tv italiana, la cosiddetta 'Legge Gasparri', prima dell'ultima riforma Rai - In verità hanno cambiato solo una piccola parte di quella legge: la nomina dei vertici Rai. Il direttore generale è diventato amministratore delegato e per le nomine deve chiedere un parere non vincolante al cda. Questo ha consentito a Campo Dell'Orto di fare nomine come voleva, e ha preso molti personaggi esterni alla Rai. E pensare che in Rai ci sono decine di personalità di vertice, molte anche non utilizzate: che motivo aveva di pescare al di fuori facendo aumentare i costi? Neanche avessero preso i campioni...

Però la Bignardi a Rai 3... - Ma la Bignardi non faceva ascolti a La7. Qualcuno dice che gli ascolti non sono importanti, è come dire che in politica i voti non contano.

D'altra parte ha smentito di essere renziana - Lei forse non è renziana, ma comunque non è adeguata. La Dallatana, ora a Rai 2, ha prodotto il Grande Fratello. Campo Dall'Orto parla di tv di qualità e poi attinge dai reality, che sono il peggio della televisione.

Cos'è il servizio pubblico secondo lei? - Dev'essere una serie di offerte. Il servizio pubblico è stato anche il Giro d'Italia, gli eventi sportivi quando ancora non c'erano le tv satellitari. Ma può essere anche l'intrattenimento nazional-popolare, non solo i programmi che alfabetizzano il Paese. La Rai dev'essere, però, attenta alla qualità e non fare concorrenza sleale alle tv locali e a quella commerciale.

Allora il canone non è una specie di aiuto di stato? - Ora non si sfugge, io che ho un contratto elettrico pagherò, come tutti gli italiani. Questo creerà un surplus nelle casse della Rai di centinaia di milioni. Intanto c'è un problema di affollamento sulla raccolta pubblicitaria. Poi ci sono alcuni servizi che devono essere resi. Ma lo può anche fare un'emittente privata. Questo surplus di incassi, allora, deve alimentare quella parte di servizio pubblico che è radicata sul territorio. Ma diciamoci la verità: c'è stato un momento in cui in Italia c'erano circa ottocento tv locali, bisogna fare una selezione in base alla qualità

Il 6 maggio scade la concessione dopo una ventina d'anni. Bisognerà decidere chi fa il servizio pubblico. Lo fa solo la Rai o ci sono altre possibilità? - Intanto è necessaria una legge. La Rai, lo dico con la massima trasparenza, rimane la fonte principale del servizio pubblico. Se ci fosse un'asta nascerebbero problemi. Chi potrebbe competere? Mediaset no, perché Berlusconi è ancora in politica. Sky è una multinazionale troppo forte. Ma ribadisco, questo surplus derivante dal nuovo canone, ammesso che funzioni, dovrà consentire a tutte realtà operanti sul territorio di attingervi in maniera più robusta. L'obiettivo è limare le unghie allo strapotere della Rai.

Quanti canali dovrebbe avere la Rai? - Oggi sono troppi. Molti cittadini pensano che siano ancora tre. Perché non vedono tutti gli altri? Perché non ci sono contenuti che attirano. Ma insomma, se sui tanti canali Rai vanno in onda le fiction in replica, allora si può fare una cura dimagrante e ricostruire la democrazia dei territori. Con le dovute distinzioni. Un'emittente si può anche allestire in un garage, ma è una televisione?

Tra l'altro si parla di un contratto da 35 miliardi - Se il servizio pubblico le viene assicurato per dieci anni, è ovvio che la Rai conta di avere quelle risorse.

E non è stata fatta neanche un'indagine pubblica per capire cos'è il servizio pubblico - Il rischio è quello di un altro 'canguro' per tappare la bocca alla gente senza rischi per il Governo. Io credo sia più saggio seguire una procedura trasparente sulla concessione. Meglio un anno di proroga.