porti e logistica

Sulle concessioni: "Le più lunghe devono passare dall'autorità centrale"
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I due mesi indicati dal ministro Delrio sono passati, ma l'ammiraglio Giovanni Pettorino è ancora lì, sulla poltrona che fu di Luigi Merlo, in veste di commissario dell'Autorità Portuale. Un incarico transitorio ma non facile, con una riforma che tarda a entrare in vigore, le pressioni di armatori e terminalisti e qualche polemica gratuita che lui, arrivato in origine per dirigere la Capitaneria di Porto, sembra lasciarsi alle spalle. Il bilancio di questi tre mesi alla direzione del porto lo ha tracciato in un'intervista condotta da Giuseppe Sciortino, direttore di Primocanale.

Tante cariche, tanti cappelli: comandante della capitaneria di porto di Genova e commissario dell'autorità portuale. Quale di questi veste con più nonchalance?
Sono tre i berretti e li indosso con lo stesso entusiasmo e la stessa voglia di fare.

Qual è lo stato di salute della Guardia Costiera? In genere se ne parla solo d'estate...
Abbiamo fatto un resoconto del 2015, siamo in buona salute. 120 operazioni di soccorso, 15mila navi monitorate nell'area di controllo del traffico, 200 tonnellate di prodotto ittico sequestrato anche nelle quattro regioni che stanno alle spalle della Liguria. Poi circa 1000 navi controllate, 100 navi straniere approdate nei nostri porti controllate per verificare che fossero in regola con le normative. Ma l'ttività è giornaliera.

Ogni tanto spuntano novità: al confine tra Ventimiglia e la Francia i rapporti non sono certo sereni. Come interviene la Guardia costiera nella “guerra del gamberetto”?
C'è stato un episodio che ha portato agli onori della cronaca la questione. Siamo subito intervenuti appena verificato che il peschereccio era stato trattenuto in acque italiane. Tutta la documentazione è stata inviata agli uffici di competenza.

Quindi la pesca in quel tratto era legale?
Lo stiamo verificando. Comunque siamo dalla parte dei pescatori. Siamo stati subito pronti a difenderli perché stavano pescando in acque consentite.

Com'è il rapporto con Savona in attesa della fusione?
È un buon rapporto. Insieme stiamo programmanto alcuni incontri internazionali ai quali ci presentiamo tutti con un solo marchio: quello dei porti liguri. A testimonianza dell'ottimo rapporto che c'è tra i quattro scali principali della regione.

La riforma Delrio ha unito Savona e Genova, ma perché La Spezia e Carrara?
Per la prima volta la riforma guarda i porti non come entità locali, ma come parte di un sistema più ampio legato alla logistica. In questo senso esiste una logica: La Spezia e Massa Carrara hanno un entroterra comune, e così Genova e Savona. Si tratta di ragionare non in termini orografici, limitandoci all'analisi dei porti, ma guardando le aree che servono.

A Sanremo c'è stato un incontro 'casuale' tra Augusto Cosulich, Aldo Spinelli e Giovanni Toti in un contesto che non c'entrava nulla coi porti. Proprio Cosulich aveva detto a Primocanale: “Ci vuole un presidente portuale perché stiamo perdendo tempo”. Ma il decreto è ancora sulla scrivania del Mef. Si sente tirare per la giacchetta?
No, Cosulich ha ragione. Ovviamente la scelta del presidente è nelle mani del ministro. Ci sarà anche la riforma della governance e, appena saranno stabiliti i presupposti, arriverà la nomina.

Passiamo a un altro punto focale: le concessioni. C'è chi già oggi le vorrebbe estese per sessant'anni. Ma l'Europa non dice questo. Come concilia la sua normale amministrazione con chi vorrebbe garanzie pluridecennali?
Si attende da molto tempo il regolamento delle concessioni, ma non è ancora uscito. È indispensabile per creare le stesse regole in tutti i porti. Per quanto riguarda Genova, già Merlo aveva ricevuto le istanze di alcuni concessionari in scadenza 2020, le ha pubblicate e ha cominiciato a istruirle. Non è semplice avviare un processo del genere, bisogna compiere analisi complesse e solo al termine si può prendere una decisione anche in relazione alla durata. Per alcune concessioni ci sono già istanze concorrenti od opposizioni. Stiamo lavorando secondo le regole del codice della navigazione. Questo proprio perché il presidente Merlo aveva chiesto al Ministero come regolarsi, e così il Ministero aveva risposto.

Ma sessant'anni sono un'eternità, ci vorrebbero investimenti cospicui per giustificare una durata così. Dall'altra parte c'è poi il problema dei canoni, a Genova sono i più bassi d'Europa. Forse bisognerebbe alzarli?
Ci sono regole prestabilite. Al momento non ci sono impedimenti per una revisione. Il tema dei canoni è una questione dell'intero sistema portuale perché le regole devono essere uguali per tutti.

Quale potrebbe essere, allora, la durata giusta per una concessione?

La riforma di Delrio prevede anche un tavolo nazionale e un'autorità nazionale di vigilanza sulle Autorità Portuali. Io credo sia giusto che le concessioni più lunghe passino al vaglio centrale. Si tratta di una regola necessaria e il ministro Delrio ha puntualmente recepito questa esigenza.

C'è stato finora un passaggio che va sottolineato attraverso la sua voce, il provvidemento di autotutela su calata oli e minerali che prende le distanze da quello che ha fatto Merlo. Perché lo ha fatto e cosa accadrà adesso?
Voglio chiarire che non c'è stata discontinuità col presidente Merlo. Lui aveva già dato indicazioni alla struttura di procedere in autotutela e la delibera dell'Anac è arrivata al termine del suo mandato. Ribadisco, c'è stata assoluta continuità tra ciò che aveva fatto Merlo e ciò che è avvenuto dopo. È chiaro che dovremo tenere conto delle indicazioni che arriveranno in futuro.

C'è chi in queste ore continua a spingere l'acceleratore: un presidente è necessario perché in porto ci sono troppi lavori fermi. Come risponde a chi dubita che forse le altre cariche la distolgano dall'impegno per il porto?
Un commissario lavora per ciò che deve fare e non è intralciato da altre cose. Le attività proseguono con tutte le difficoltà dei grandi lavori. Prendiamo ad esempio Calata Bettolo: nelle ultime settimane sono stati recuperati oltre 30 ordigni della seconda guerra mondiale. In alcuni casi abbiamo situazioni contingenti che si sarebbero verificate sia con un presidente sia con un commissario. Insomma, i rallentamenti ci sarebbero comunque.

Polemiche strumentali, dunque, per quale motivo?
Io ho ricevuto un incarico dal ministro e lo assolvo così come mi è stato detto di fare. Queste polemiche non sono di mio interesse. Il mio interesse è quello di lavorare, in definitiva, per quelle 30mila persone che nel porto di Genova ci lavorano. E ne fanno un grande laboratorio unico nel mondo portuale italiano e di spicco in tutta Europa.

E i dati, tra l'altro, dicono che è un porto in salute. Lei, che oggi rappresenta una garanzia per la città e il porto, quando tempo pensa di stare alla guida? Dovevano essere due mesi, invece sono già tre.
Previsioni non ne posso fare, ma penso che dovrò rimanere al mio posto per il tempo necessario a nominare un presidente. Quanto? Non lo so, non mi voglio astenere dalla domanda. Non sono in grado di dare una risposta.

In questo periodo cosa l'ha più riempita d'orgoglio e cosa, invece, le ha dato fastidio?
Sono contento perché sto coprendo funzioni connesse all'anima profonda della Capitaneria. Come dice il nome, nasciamo legati ai porti, poi c'è una forte componente operativa per cui siamo più conosciuti, la Guardia Costiera. Un rammarico? Non poter lavorare con termini di tempo proiettati nel futuro. Ma so che è parte del mio compito.