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Per le spese sostenute con i soldi dei gruppi regionali dal 2010 al 2012
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Il giudice per l'udienza preliminare Roberta Bossi ha rinviato a giudizio 23 tra ex e attuali consiglieri regionali indagati nell'inchiesta sulle spese pazze sostenute con i soldi dei gruppi regionali dal 2010 al 2012. 

Secondo l'accusa, sostenuta dal pm Francesco Pinto, i consiglieri si sarebbero fatti rimborsare spese private con soldi pubblici spacciandole per attività istituzionali. Le accuse, a vario titolo, sono di peculato e falso. Il processo inizierà il prossimo otto giugno.

Prosciolto, perché il fatto non sussiste, Mario Amelotti, ex contabile del Pd, mentre Maurizio Torterolo (Lega Nord) ha patteggiato due anni. 

Alla luce di quanto accaduto, anche in altre regioni, il prossimo Senato, che sulla base della riforma voluta dal governo Renzi sarà formato da consiglieri regionali, rischia di essere un'assemblea di rinviati a giudizio per la gestione 'allegra" di fondi pubblici. 

L'ELENCO DEI NOMI - Alessandro Benzi, Michele Boffa, Francesco Bruzzone, Armando Ezio Capurro, Ezio Chiesa, Giacomo Conti, Raffaella Della Bianca, Massimo Donzella, Marylin Fusco, Gino Garibaldi, Roberta Gasco, Marco Limoncini, Marco Melgrati, Antonino Miceli, Rosario Monteleone, Luigi Morgillo, Stefano Quaini, Edoardo Rixi, Franco Rocca, Matteo Rossi, Matteo Rosso, Alessio Saso, Aldo Siri. 

PROCESSO IDV - Intanto prosegue l'inchiesta parallela su 6 ex esponenti Idv. Lo scorso 13 aprile erano arrivate le prime condanne: Maruska Piredda e Stefano Quaini (rinviato a giudizio oggi nella seconda inchiesta) erano stati condannati con rito abbreviato in primo grado rispettivamente a 2 anni e 8 mesi e 2 anni e 4 mesi.

È ancora in corso, invece, il processo con rito ordinario nei confronti degli ex colleghi di partito Niccolò Scialfa (ex vicepresidente del Consiglio regionale), Marylin Fusco ex vicepresidente della Giunta Burlando, l'ex deputato Giovanni Paladini e il tesoriere del gruppo Giorgio De Lucchi. Scialfa e Fusco, dopo aver ricevuto l'avviso di garanzia di dimisero dalle cariche e successivamente finirono ai 'domiciliari', come la consigliera Piredda.

L'inchiesta riguardava le spese degli ex Idv compiute dal maggio 2010 al dicembre 2012. Secondo l'accusa avrebbero usato fondi pubblici per acquisti personali come libri scolastici, slip, cibo per gatti, costose bottiglie di vino francese, viaggi, capi d'abbigliamento.

LE REAZIONI

PARTITO DEMOCRATICO - Il Gruppo ligure del Partito Democratico, si legge in una nota, ha "piena fiducia nell’operato della magistratura" e confida "che anche l’ultimo capo d’accusa rimasto per Nino Miceli possa cadere e che allo stesso modo possa chiarirsi anche la posizione dell’ex presidente del Consiglio regionale Michele Boffa. Il Gruppo del Pd in Regione Liguria, come dimostra l'atto di oggi, era estraneo alla vicenda".

TOTI - “Spero che in Liguria nonostante dieci anni di governo di sinistra ci sia ancora lo stato di diritto, tre gradi di giudizio e la presunzione di innocenza. La politica non deve farsi trascinare in questa ondata giustizialista. Non penso che sia cambiata la Costituzione. Sono certo che Rixi e Bruzzone dimostreranno di essere totalmente estranei ad ogni uso improprio di quei soldi. Sono persone serie e scrupolose”. È la risposta di Giovanni Toti, presidente della Regione Liguria, che aggiunge: “L'utilizzo dei fondi dei gruppi regionali è una storia antica fatta più di vuoti normativi e di interpretazioni lacunose in un clima un pò giacobino che non di reali truffe ai contribuenti. Oggi la normativa è cambiata e questo è un bene perché non si incorre più in equivoci.

RIXI - "Non sono sorpreso, non mi aspettavo nulla di diverso, in questo paese le cose vanno in questo modo. Non abbiamo fatto assolutamente nulla", commenta Edoardo Rixi, attuale assessore regionale allo Sviluppo Economico della Liguria e vice presidente della Lega Nord, anche lui tra i rinviati a giudizio. "Continuerò a lavorare per i liguri e per fare uscire questa regione dalla crisi. Non mi volevo neppure candidare e mi sono trovato candidato presidente, e tre giorni dopo l'annuncio stranamente è partita l'inchiesta. Era anche il giorno del mio complanno, l'8 giugno”.

M5S - "La giustizia sembra essere l'ultimo baluardo a difesa del senso civico, poiché la classe politica dei partiti tradizionali non fa che collezionare arresti, scandali, indagini. Non ci resta che augurarci che, in caso di condanna dei politici con incarichi istituzionali, la legge Severino sia rispettata, così come purtroppo non è avvenuto in Campania con De Luca". Lo dicono i portavoce del MoVimento 5 Stelle in Regione Liguria.