economia

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Crescita appena più sostenuta del previsto, a +0,7% invece che +0,6%, deficit fermo al 2,6% del Pil e leggermente sopra l'1,8% nel 2016 per avere più margini di manovra. E almeno 10 miliardi di nuovi tagli alla spesa pubblica. Queste le linee della politica economica che il governo traccerà con il primo giro di tavolo sul Def.

Il Cdm darà il via libera al nuovo quadro macroeconomico, lasciandosi invece qualche giorno in più, fino a venerdì, per definire il piano nazionale di riforme, allegato al documento. Sindaci sul piede di guerra: 'Basta tagli'.

Il 'piatto forte' sarà appunto il piano per evitare l'aumento di Iva e accise che rappresenterebbe, secondo Confcommercio, 54 miliardi di tasse in più in 3 anni, 13 nel solo 2016, e costerebbe, secondo i consumatori, fino a 842 euro a regime a famiglia. Un 'salasso', che stroncherebbe gli sforzi di rilancio dell'economia, con un impatto depressivo calcolato dal Mef in una perdita di Pil a fine periodo (2016-2018) pari a 0,7 punti percentuali. Nuove tasse, ha assicurato Matteo Renzi, non ce ne saranno, l'Iva non aumenterà e, anzi, "se ci saranno ulteriori risorse la priorità sarà per le famiglie e per rendere stabili gli incentivi alle imprese per assumere".

Le forbici dei nuovi commissari (con Gutgeld anche Roberto Perotti) dovrebbero puntare a sforbiciare uffici territoriali (tutti in un unico palazzo), corpi di polizia (a partire dall'accorpamento della Forestale), centrali uniche di acquisto e partecipate locali, tutte misure già previste dalla legge di stabilità e dalla delega P.a. che vanno implementate.

Ma ci saranno anche controlli più stringenti sulle prestazioni sociali a partire dagli assegni di invalidità e accelerazione dei costi standard, con le spese dei Comuni che dovranno essere tutte messe online. Proprio i sindaci, già alle prese con la gestione dei 2,2 miliardi di minori risorse previste per quest'anno, sono i primi a lanciare l'allarme sulla impossibilità di reggere altri tagli.