salute e medicina

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E così Genova, l’università e il San Martino si fanno scappare un altro pezzo da 90. Anche Andrea Bacigalupo se ne va destinazione Roma e tra qualche mese sarà all’Università Cattolica del Sacro Cuore a dirigere un nuovo, rinnovato e ampliato reparto di ematologia e trapianto di midollo osseo. Insomma quello che faceva a Genova all’ospedale San Martino ma che ora farà a 500 km di distanza.

E si perché nonostante Bagicalupo sia considerato un luminare, un ricercatore apprezzato in tutto il mondo sembra che a casa sua l’azienda-università genovese lo snobbi al punto di lasciarselo scappare anziché tenerselo stretto così come avviene negli atenei all’estero, dove sì ci sono docenti giovani, ma anche i ‘vecchi cervelli’.

“Nessuno è profeta nella sua patria” si dice ma in questo caso sarebbe troppo facile riassumere così la vicenda e in più sarebbe sbagliato perché in Liguria sono migliaia le persone che riconoscono l’eccellenza di quel centro, basti pensare alle 4 mila e oltre firme consegnate quest’estate a Regione e Università perché temevano (temono) che con il pensionamento di Bacigalupo il centro possa essere smembrato. Firme di cittadini, non solo ex pazienti, provenienti da tutta Italia perché il centro di trapianto e midollo osseo del san Martino, in attività dal 1976, attira da fuori regione ben il 70% dei malati facendo entrare nelle casse della sanità tre milioni di euro.

Con le nuove regole relative ai pensionamenti dei dipendenti pubblici Bacigalupo è stato costretto ad andare in pensione lo scorso settembre al compimento del quarantesimo anno di attività. A 65 anni voleva continuare a svolgere la sua attività, che è molto più di un lavoro, e aveva deciso di restare in ospedale gratis, poi era stata prospettata a Regione e Università la possibilità di nominarlo professore straordinario di ematologia, una cattedra che non avrebbe inciso sugli organici o sul bilancio dell’ateneo, ma il dipartimento di medicina dell’università ha votato contro.

E così Bacigalupo anche in questo ha seguito le orme del suo maestro il prof. Alberto Marmont che a metà degli anni settanta ha fondato a Genova la scuola dell’ematologia italiana e che nonostante sia riuscito a creare una scuola di livello internazionale fu respinto dagli universitari di allora.

In quel giorno di aprile del 1976 a entrare in sala operatoria per effettuare il primo trapianto di midollo osseo in Italia c’era insieme al prof. Marmont proprio il suo allievo Bacigalupo. E non a caso quel giorno è entrato nella storia della medicina italiana.

Bacigalupo non è il primo e se non cambia qualcosa non sarà l’ultimo medico/ricercatore a dover andare via dalla Liguria. Un destino amaro, che per fare solo un paio di nomi era toccato a Giacomo Pongiglione, il primo al mondo a trapiantare un cuore artificiale su un quindicenne, che dal Gaslini andò al Bambin Gesù, ma anche a Luigi Martinelli che andò a Milano a dirigere la cardiochirurgia del Niguarda quando gli venne negata dalla Regione la possibilità di eseguire i trapianti di cuore.

Chissà, nonostante tutto, forse per la sanità ligure qualche speranza comunque c’è: in fondo Martinelli è tornato a operare in Liguria lo scorso autunno all’Iclas Villa Azzurra di Rapallo. Tornato grazie al privato, seppur convenzionato. Si dirà: non è la stessa cosa. Ma io ci voglio credere.