"La discarica di Scarpino in queste condizioni non può riaprire, almeno fino a quando non sarà attuato il piano di sicurezza sulla stabilità e risolto il problema del percolato": una vera e propria doccia fredda quella del procuratore capo Michele di Lecce, che gela le speranza del Comune e della Regione di poter riaprire la discarica genovese non appena sarà realizzato l'impianto di separazione secco-umido. Di Lecce però parla chiaro: "Scarpino non potrà riaprire anche quando sarà pronto l'impianto. Non è più il tempo delle proroghe, dovevano pensarci prima".
Una situazione che rischia di costare caro alle tasche dei genovesi: già oggi, dopo la chiusura di scarpino del 18 ottobre, i rifiuti sono destinati al Piemonte, con un costo di oltre 2 milioni di euro al mese che finiranno nel conto della Tari. Un nuovo salasso in vista per i genovesi.
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