cronaca

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Le 11.20 di martedì 19 agosto: da alcune decine di minuti il ponente genovese è flagellato da una pioggia pesantissima, che gonfia i torrenti e preoccupa i residenti delle zone più colpite, memori delle alluvioni passate. Un muro d'acqua blocca la A10, con gli automobilisti costretti a viaggiare a passo d'uomo, mentre un guasto alla linea elettrica dovuto al forte vento blocca la linea ferroviaria tra Genova e Savona. Nel frattempo prima una, poi due, poi tre trombe d'aria si affacciano al largo: tra pochi minuti una colpirà Prà e Multedo, l'altra devasterà Arenzano.




Durante tutta la giornata, e nonostante ripetute sollecitazioni, non si è riusciti ad avere il punto di vista di Arpal, né durante i drammatici momenti delle trombe d'aria, né quando i torrenti del ponente genovese stavano per esondare. La stessa cosa dev'essere accaduta ad altri se oggi sui giornali si è letta l'analisi del sempre disponibile Achille Pennellatore, del centro meteo di Portosole.




C'è qualcosa che non va. Non è normale che chi fa informazione svolgendo un servizio pubblico (ma non pagato con soldi pubblici) si veda sbattere la porta in faccia da un ente (pagato invece con il denaro della collettività) che dovrebbe essere a disposizione dei cittadini. Proprio due giorni fa il Comune di Genova annunciava le nuove linee guida di comunicazione in caso di allerte ed eventi meteo: come è logico che sia, i media locali avranno un ruolo di primo piano.




Tutti speriamo che in futuro non ci sia più bisogno di "disturbare" i previsori durante il loro turno di lavoro, ma l'esperienza ci fa temere il contrario. E allora: l'Arpal pagata dai liguri tornerà al loro servizio fornendo le informazioni che in certi momenti sono vitali o continuerà a negarlo, quel servizio?