Politici e commentatori con ambito ligure si consumano da mesi dietro le primarie del Pd, da quando Raffaella Paita, bruciando tutti i suoi ha annunciato la sua candidatura alle primarie per la gara alla presidenza della Regione.
Da quel giorno il suo partito si è spaccato: da una parte lei e soprattutto il suo patron, Claudio Burlando, dall'altra gli altri che hanno trovato come punto di riferimento il segretario regionale Giovanni Lunardon.
Mentre il duo Claudio-Lella conquistava i sindaci dei comuni liguri inaugurando ogni ben di Dio, dagli oratori riportati a primitivo splendore a stalle sociali calde del fiato bovino, da bocciodromi vivacizzati da pensionati festanti a rifugi alpini circondati dal prati di genzianelle, mentre succedeva tutto questo con la forza di un caterpillar guidato da un manovratore bavarese, gli Altri cercavano un candidato da contrapporre all'assessore alle Infrastrutture.
La situazione, più o meno, è ancora a quel punto. Le inaugurazioni continuano (ma comincia a mancare la materia prima), in Liguria fioriscono non le genziane ma le crisi aziendali, le infrastrutture sono ferme al palo, i porti litigano, i treni viaggiano al rallentatore nonostante le decine di tavoli di lavoro inaugurati dall'assessore Vesco, il turismo è rimasto quello che si macinava nel primo dopoguerra senza alcuna interazione con la cultura, per non parlare della sanità dove quello che conta per valutarne la salute sono i numeri: di quelli che emigrano dalla Liguria un po' più in là, o in Toscana o nel Basso Piemonte e dove medici e paramedici si sono presi sulle spalle i guai costruiti in due decenni di sanità ideologica e partitica, di sinistra e di destra.
In realtà in Liguria potrebbe succedere qualche cosa di diverso e di sorprendente: per esempio che il (secondo?) partito più forte, cioè il Movimento 5 Stelle, con un lavoro serio di ricerca (non solo affidandosi a un web confuso) trovi un buon candidato per sfidare il carroarmato Pd. Un candidato concreto, ma soprattutto nuovo non per età, ma per modo di pensare e metodo da usare. Uno che non cerca solo compromessi che mascherano pasticci da conventicole di potere, uno che vuole dare a questa benedetta regione di confine e ormai ridotta alla marginalità da una politica vecchia e improponibile una prospettiva moderna: turismo, recupero dell'ambiente, qualità dei servizi, innovazione vera e che non maschera cemento, trasporti corretti e sopportabili non faraonismo di regime.
Se trovassero i 5 Stelle uno così, semplicemente "normale" lo scenario delle regionali diventerebbe elettrizzante. Una vera scossa. Che spesso sveglia dal torpore.
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Se i 5 Stelle trovassero il nome giusto
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