cronaca

1 minuto e 39 secondi di lettura
"I casi sono tanti e presto ci saranno nuovi indagati": è quanto affermato a Primocanale sul caso dei baby prostituti il procuratore capo Michele Di Lecce dopo il vertice con la Polizia postale che si è tenuto questa mattina: “Sulle indagini non posso dire nulla di concreto perché sono ancora in corso, riferite a diversi episodi con caratteristiche simili ma scollegati uno dall’altro.


All’epoca dei fatti tutti i ragazzini erano minorenni e in misura più o meno equivalente ci sono vittime italiane e straniere. Anche sul numero degli indagati non posso essere preciso, siamo ancora nella fase delle indagini ed è lecito attendersi nuovi risvolti. Per quello che poi riguarda i mezzi utilizzati, certo la Rete è il principale ma non l’unico, ci sono anche i messaggini tramite smartphones e/o comunicazioni di altro tipo”.

In Procura si sono aggiunti altri due fascicoli choc: due nuovi filoni che dimostrano la pericolosità sociale che possono assumere web, social network e smartphone per i  giovanissimi. Il caso più allarmante è stato aperto nei mesi scorsi dal sostituto procuratore Piercarlo Di Gennaro, che ha iscritto nel registro degli indagati una decina di persone, 40enni e 50enni avrebbero abusato sessualmente di minori. Tutto comincia da alcune piattaforme e social network molto conosciuti. È così gli insospettabili pedofili  creano falsi profili, si fingono anche loro minorenni e iniziano a stringere amicizia con queste ragazzine.

Altro fenomeno  scoperto sempre dagli investigatori della polizia postale è quello della compravendita e diffusione di video- hard o erotici, anche qui trastudenti minorenni genovesi. È stato documentato, infatti, che molte ragazzine, anche per via della moda del “selfie”, preferiscono auto-riprendersi durante i primi focosi incontri con i fidanzati. Questi filmati poi vengono spediti anche a loro come ricordo. Nella maggior parte dei casi restano nel telefono del compagno in altri, invece, diventano oggetto di divulgazione agli amici.