politica

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 Lorenzo Cuocolo, docente genovese emigrato alla Bocconi di Milano, lancia un hashtag su twitter: #genovamuore e scatena risposte, reazioni, amarezze, rabbie, nostalgie.

Corsi e ricorsi storici di questa città. Ci fu, per esempio, un "Il porto affonda" negli anni Ottanta, e altri funerei epitaffi a metà degli anni Sessanta quando fecero le vele verso i poteri politici romani Esso, Shell e altri big del petrolio.


Genova muore o Genova è già morta?


Ferita a morte da imprenditori che hanno preferito vivere dietro le gru e i laminatoi dell'industria di stato, altri che hanno scelto la finanza piuttosto che la manifattura, commercianti che hanno detto troppi no, persino alle pedonalizzazioni, un' università che ha vissuto un' eterna stagione autoreferenziale e che è invecchiata impedendo ricambi e esperienze, una cultura che ha sistematicamente liquidato le novità, preferendo tranquillità seicentesche a quelli che erano etichettati come "salti nel buio", e una politica che si è adeguata a questo sonnolento tran-ran, assicurando percorsi secolari, determinando, alla fine, un potere gerontocratico che ha allontanato i giovani.


Genova, caro Lorenzo, non muore. E' già morta.E rischia di essere anche stecchita. E' morta quando chi aveva vent'anni è scappato per sopravvivere, andando ad arricchire di entusiasmi, inventiva, creatività, coraggio e gusto del rischio altre città, magari fuori d'Italia.


Dunque credo che tocchi ad altre generazioni comandare. E mi incazzo se qualcuno mi risponde: ma ci vuole l'esperienza!


Per fare cosa? Per ridurre la città così, come è oggi, con un futuro infrastrutturale affidato con spirito di rassegnazione nelle mani di un responso sulla valutazione ambientale per una tangenziale? Ma per favore!


Risorgere vuol dire dare una botta prima di tutto. Secca e ben assestata. Poi ricominciare da zero o quasi.Sei d'accordo?