cronaca

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"Non ti arrabbiare, ce la faremo". E'  uno degli ultimi sms che Mauro Sari, 47 anni, l'artigiano edile che ieri si è ucciso dandosi fuoco perché non riusciva più a lavorare, ha ricevuto dalla moglie.

Lo hanno ritrovato i carabinieri sul cellulare che l'uomo aveva abbandonato sul suo motocarro. La magistratura ha deciso che sul cadavere di Sari, che aveva chiesto aiuto anche a Beppe Grillo, non ci sarà autopsia. La salma è stata trasferita dall' obitorio di Vado Ligure al cimitero Zinola di Savona dove lunedì sarà tumulata.

Si affievolisce l'ipotesi che a indurre l'artigiano ad uccidersi possano essere stati anche problemi di salute: i carabinieri sono orientati ad escluderlo. La burocrazia, dicono gli amici, più che la mancanza di lavoro sarebbe stata la causa della sua disperazione.
 
L'uomo, che lascia la moglie e due figlie di 13 e 14 anni, aveva qualche debito con lo Stato. L'Inps gli aveva permesso di rateizzare, l'Inail no, ma si trattava di poca cosa, 700 euro. Sufficienti, però, per non avere il Durc, il documento unico di regolarità contributiva per poter lavorare che gli aveva fatto perdere due commesse su cui puntava molto. 

"La politica deve intervenire subito troppe persone sono a rischio per la crisi economica e noi spesso non riusciamo neppure a individuare il loro disagio", dice il vicesindaco e assessore al sociale di Vado Ligure Pietro Borgna.