Cronaca

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Continuano a Palazzo di Giustizia di Genova, con le testimonianze di altri quattro testi, il processo per le violenze nella caserma di Bolzaneto avvenute durante il G8 del 2001, davanti ai giudici della terza sezione del Tribunale penale, presieduta da Renato Delucchi. Il racconto piu' grave e drammatico è stato quello fatto da Mohamed Tabbach, 52 anni, nato ad Aleppo (Siria), ma residente in Villastellone (Torino) picchiato e insultato, nonostante le sue condizioni di invalido. Il processo è a carico di 44 imputati tra agenti di polizia penitenziaria, medici, e forze dell'ordine. Gli imputati sono accusati, a vario titolo, di abuso d'ufficio, falso, violenza privata, lesioni, percosse e minacce e per l'art. 608 (misure di rigore non consentite dalla legge nei confronti di persone detenute sotto la propria custodia). Tabbach ha rievocato il pestaggio subito il 22 luglio dopo essere finito a terra nella caserma di Bolzaneto. Poliomielitico e claudicante, il manifestante era stato arrestato il 21 luglio nella scuola V Maggio, a Quarto, e poi portato nella caserma, dove era dovuto rimanere in piedi per tutta la notte, riuscendo faticosamente a mantenere la posizione obbligata. La mattina dopo era stato aggredito e picchiato da un gruppo di agenti , di cui uno - secondo il suo racconto - della Polizia penitenziaria, si era particolarmente accanito a picchiarlo, colpendolo ripetutamente su tutto il corpo con il manganello, sulla schiena, sui fianchi e sulle braccia, senza risparmiare la gamba poliomielitica e sferrando calci con forza su entrambe le gambe. "Alle percosse - ha detto - venivano aggiunti insulti, quali: "Comunisti di merda! Vecchio bastardo!". "Per più di 24 ore - ha aggiunto - ho subito quest'incubo, fino al pomeriggio del giorno 22, quando ci avvisarono che saremmo stati condotti nel carcere di Alessandria. Prima di avviarci, fummo sottoposti a visita medica e, condotti in una stanza a due, tre alla volta, davanti a numerosi agenti, anche donne, ci veniva imposto di spogliarci nudi, senza alcun senso di decoro o riservatezza per le nostre persone". (Ansa)