Genova ha celebrato ancora una volta la sua storia calcistica. Ieri sera piazza De Ferrari si è riempita di migliaia di tifosi rossoblù per festeggiare i 132 anni del Genoa Cricket and Football Club, la società più antica d’Italia. Tra cori, bandiere, fumogeni e coreografie improvvisate, la passione dei sostenitori ha trasformato il cuore della città in un grande teatro a cielo aperto. Fino ai tradizionali fuochi d’artificio fatti brillare alla mezzanotte.
In piazza anche quattro giocatori rossoblù
A rendere ancora più speciale la serata è stata la presenza di quattro rappresentanti della squadra di Patrick Vieira: i portieri Nicola Leali e Daniele Sommariva, il centrocampista Ruslan Malinovskyi e il giovane Patrizio Masini. Con loro, a testimoniare la vicinanza della società, anche il direttore generale Flavio Ricciardella.
Vieira, reduce da settimane intense di lavoro con la squadra, ha concesso tre giorni di riposo al gruppo a partire da ieri mattina: un segnale di fiducia e di consapevolezza dell’importanza del legame tra squadra e città. I giocatori presenti hanno accolto con entusiasmo l’abbraccio del popolo rossoblù, firmando autografi e posando per foto con i tifosi. A De Ferrari anche le calciatrici della squadra femminile: la capitana Giada Abate, Alison Rigaglia e Lucrezia Parolo.
Un momento di identità collettiva, che va oltre il calcio giocato
Come da tradizione, il compleanno del Genoa si è trasformato in un momento di identità collettiva, che va oltre il calcio giocato. I 132 anni del club non sono soltanto un anniversario sportivo, ma rappresentano un legame storico e culturale con Genova, capace di unire generazioni diverse sotto gli stessi colori. La festa di piazza De Ferrari è stata l’ennesima conferma: il Genoa non è solo una squadra, ma un patrimonio della città.
Iscriviti ai canali di Primocanale su WhatsApp, Facebook e Telegram. Resta aggiornato sulle notizie da Genova e dalla Liguria anche sul profilo Instagram e sulla pagina Facebook

IL COMMENTO
Genova al centro dei tanti misteri sulle Brigate rosse e il sequestro Moro
Gli anni persi a non decidere il destino di Cornigliano