Vai all'articolo sul sito completo

LA SPEZIA - Un 2022, quello dello Spezia Calcio, di grandissime emozioni, culminato con la salvezza raggiunta dai ragazzi di mister Thiago Motta nel Maggio scorso e passato nelle solide mani del Tecnico Luca Gotti, vero e proprio identikit ideale per condurre il club aquilotto ad un'altra storica impresa.

Ecco il Pagellone dei protagonisti più importanti dell'anno che sta per finire.

Thiago Motta 7.5: cosa gli si può dire? Viene confermato a Gennaio ad un passo dall'esonero e contro ogni pronostico conduce lo Spezia ad una salvezza relativamente tranquilla, raggiungendo l'apice con le prime tre storiche vittorie in Serie A consecutive degli Aquilotti, contro Genoa, Milan e Sampdoria. Certamente ha avuto dei limiti, soprattutto nella gestione dello spogliatoio, basti pensare ad esempio al caso Nzola, ai margini del progetto, così come Bourabia, altra pedina chiave dello Spezia attuale, ma alla fine il 2022 del Tecnico Italo-Brasiliano non può che essere etichettato come positivo.

Gotti 8: 13 punti in 15 giornate - meglio di tutti i suoi predecessori in Serie A - che però potevano essere molti di più, dato il gioco espresso in questa prima parte di stagione dal suo Spezia, il quale, ha raccolto molto meno di quanto seminato. Bravo anche nella gestione dello spogliatoio, in grado di rivalutare tutti i ragazzi ai margini del progetto nella precedente gestione, facendo di necessità-virtù con i giocatori a disposizione, ma soprattutto portando Nzola ad essere uno dei migliori calciatori della massima serie fin qui. Eccezionale anche con i giovani, con l'esplosione definitiva di Kiwior, finalmente messo davvero a suo agio in difesa e nelle condizioni di giocare al meglio, così come Emil Holm, vero e proprio gioiello delle Aquile che in estate, qualora dovesse partire, lo farà solo per una cifra molto alta. 

Platek - Tella 6.5: l'aver individuato un profilo come Macìa nel ruolo di Direttore Generale e i continui miglioramenti allo stadio Alberto Picco, il quale sarà definitivamente concluso nel 2024, fanno intuire come la proprietà americana si sia positivamente calata nella società Aquilotta. Una gestione sana, oculata, dei bilanci e una presenza tutto sommato frequente, al fianco dei dirigenti e della squadra. Ci sono però tanti nodi da sciogliere, soprattutto per quanto riguarda la presa di decisioni sul mercato, con un protagonista dietro le quinte che risponde al nome di Nishant Tella, Amministratore Delegato del club Aquilotto e uomo di fiducia della famiglia Platek. Servirebbe solo un po' più di chiarezza di come le scelte vengono prese all'interno della società.

Pecini 5: gestione particolare, quella dell'ex dirigente dello Spezia, il quale, dopo manovre parecchio discutibili nel mercato estivo, si dimette dal suo incarico per incomprensioni con la proprietà, lasciando in mano a mister Gotti una rosa con moltissime lacune. La colpa non è sicuramente solo la sua, ma certamente qualcosa in più poteva e doveva essere fatto.

Macìa 8: ancora non c'è stata l'opportunità di vederlo all'opera nella sessione trasferimenti, ma la sensazione che lascia è quella di una grandissima persona, prima ancora di essere un grande dirigente, che ha capito perfettamente le esigenze del club Aquilotto e cerca di sistemarle fin da subito. Grande presenza al fianco di mister Gotti e chiaro nel volergli stare accanto, mettendolo nelle condizioni ideali prima di giudicarlo. Interessante la teoria sugli acquisti in prestito, ripudiati dal DG spagnolo, dal momento in cui una crescita, se deve esserci, deve passare da giocatori che sentono la maglia Bianca fino in fondo, essendo totalmente di proprietà dello Spezia e soprattutto creando futuribilità al club.

Nzola 7.5: da esubero a leader indiscusso dello Spezia, capace di registrare a referto ben 7 reti in questa prima parte di stagione, le quali lo hanno reso pedina fondamentale dell'11 di mister Gotti. Bravissimo nel mettersi in gioco e ripartire da zero, cosa non scontata se si pensa alla passata stagione nella quale l'Angolano sembrava una vera e propria zavorra del club.

Bastoni 8.5: è lui l'uomo del Picco, il nuovo simbolo di questo Spezia che con la sua umiltà e la sua capacità di mettersi a disposizione di tutti è diventato il vero e proprio simbolo dei suoi tifosi, reincarnati totalmente nella sua figura. Rappresenta un po' il sogno di ogni bambino che va a vedere le Aquile e che un domani immagina di vestire quella maglia. In un calcio con sempre meno bandiere, lo Spezia Calcio ha la sua, si chiama Simone Bastoni e veste la maglia numero 20.

Tifosi 9.5: un tifo unico, in grado di sostenere la squadra dal primo all'ultimo minuto, sia in casa al Picco, vero e proprio fattore della stagione fin qui, che in trasferta, dove i supporters aquilotti non hanno mai fatto mancare il proprio sostegno alla maglia bianca. Anche nei periodi più difficili ci sono sempre stati, contestando quando necessario, ma senza mai andare oltre. 

Lo Yacht Club Italiano, organizzatore della 70ma edizione della classica regata d’altura, è lieto di annunciare l’apertura delle iscrizioni e la pubblicazione del bando di regata della Rolex Giraglia che, con il 2023, conferma dunque il suo format originale con la Sanremo – Saint-Tropez, 3 giorni di regate costiere e bastoni nelle acque francesi e, quindi, la partenza della lunga fissata per mercoledì 14 giugno: 241 miglia sul triangolo Saint-Tropez – Giraglia – Genova.
 
La Rolex Giraglia 2023 inizia venerdì 9 giugno da Sanremo, con la suggestiva partenza a mezzanotte per la regata Sanremo – Saint-Tropez di circa 60 miglia e che rappresenta oramai il classico prologo della settimana della Rolex GiragliaVenerdì 9 e sabato 10, saranno inoltre dedicati all’accoglienza e alle procedure di registrazione a Saint-Tropez, con il secondo atto della regata che prenderà il via domenica 11 giugno alle 11 con la prima prova inshore nel bellissimo campo di regata del golfo francese. Le regate proseguono poi fino a martedì 13. La parte francese della Giraglia si conclude in occasione del tanto atteso Rolex Crew Party nella serata di martedì e in vista della partenza della lunga, mercoledì 14 giugno alle 12:00. La settimana si concluderà poi sabato 17 giugno con la premiazione della Rolex Giraglia nella sede dello Yacht Club Italiano a Genova.

Iscrizioni online e bando di regata qui. 

Per questa edizione speciale, lo Yacht Club Italiano ha previsto una riduzione del 20% sulla quota di iscrizione per tutte le imbarcazioni che si iscriveranno entro il 28 febbraio 2023. Questa è solo la prima delle tante novità che renderanno la #RolexGiraglia70 un evento ancora più speciale.

Lutto nel mondo del calcio. E' morto a 82 anni Edson Arantes do Nascimiento, notissimo come Pelé, considerato il più grande calciatore della storia, detto eloquentemente O Rey. Era da tempo malato. Nella sua lunghissima carriera, Pelé ha vinto 3 Mondiali (1958, 1962 e 1970), unico calciatore della storia a riuscirci. Ha vestito due sole maglie in carriera: il Santos, dal 1957 al 1974 (568 gol in 580 partite), e dal 1975 al 1977 il Cosmos New York.

Negli anni in cui il calcio era un racconto e la televisione un elettrodomestico nascente, Pelé era l'eco lontana di una meraviglia sudamericana, qualcosa che veniva raccontato e non visto. Era O Rey, gli bastava la sua terra. Per il resto del mondo fu soprattutto un favoleggiare, anche per il dato dei mille gol, uno meno delle mille e una notte, sciarada per differire la fine della corsa che arriva adesso, tra Natale e Capodanno, pochi giorni dopo un Mondiale perso che i suoi eredi gli avrebbero dedicato. La sua infanzia pure è leggenda, come la povertà e l'arrangiarsi, come tutto il Brasile che è la terra che meglio traveste la tristezza. Divampò minorenne nel 1958 in un Mondiale giocato in Svezia, poco seguito da noi italiani perché per la prima volta non ci eravamo qualificati alla fase finale. Diede un contributo decisivo alla prima vittoria auriverde e lasciò intendere che per molto tempo si sarebbe parlato di lui, e come. Avrebbe dato il bis quattro anni dopo, in Cile, in un torneo da noi ricordato per l'eliminazione burrascosa per opera dei padroni di casa, vinto in finale contro un Paese che non esiste più, la Cecoslovacchia. Poi, nel 1970, l'atto definitivo. Brasile e Italia si trovavano in finale all'Azteca di Città del Messico, due vittorie a testa e l'aggiudicazione definitiva della Coppa Rimet, antesignana dell'attuale trofeo e destinata a chi la vincesse tre volte. L'Italia di Valcareggi arrivava fiaccata dalla semifinale con la Germania, il celeberrimo 4-3, resse un tempo per cedere alla distanza. Era stato proprio di Pelé il primo gol, un incredibile stacco in elevazione a restare sospeso in aria, che sarebbe stato il cruccio per tutti i giorni che gli sarebbero rimasti del povero Tarcisio Burgnich, il suo marcatore. Poi, a fine carriera, andò a New York a cercare invano di far attecchire il calcio negli States.

Intanto la Coppa Rimet venne rubata dalla sede della federcalcio brasiliana, fusa e rivenduta a pezzi d'oro. La modella che posò per impersonare la Vittoria alata è divenuta la protagonista del romanzo di un italiano, "E' finito il nostro carnevale" di Fabio Stassi. Vincere tutto per vincere niente, questa la contraddizione di ogni uomo. Soltanto Ayrton Senna, ventott'anni fa, ha avuto un applauso come quello che adesso il Brasile e il mondo intero tributano al tenore che zittiva tutti con le sue giocate.

Per i critici, Pelé fu penalizzato mediaticamente dal non aver mai giocato in Europa, come se avesse sempre voluto evitare di misurarsi con le asprezze del calcio occidentale. Eppure l'Inter di Moratti senior lo aveva quasi acquistato ma il timore di sommosse popolari in patria aveva mandato all'aria l'affare, poi nel 1961 Pelé venne blindato per decreto governativo, con l'etichetta di "patrimonio nazionale" che ne impediva la cessione all'estero, una cosa mai più fatta per nessuno. Ha così fatto scintillare il suo genio vincendo campionati in patria, ma è stato egualmente un colosso nell'immaginazione popolare mondiale. O forse lo è stato proprio per quello, perché da noi lo si vide poco o niente, giustappunto ai Mondiali in bianco e nero, come la maglia della sua squadra paulista. Era una nostalgia, una lontananza, noi italiani ed europei lo intravedevamo soltanto ai Mondiali ma bastavano. Parlavano i numeri, la leggenda, la mitologia, le statue, perfino le reliquie che di rado si raccolgono di un vivente. E la triste allegria che è la cifra del suo Brasile, una terra calcisticamente fertilizzata dallo schiavismo portoghese e dai mozambicani e angolani ivi deportati. Pelé, come il lusitano Eusebio, veniva da quell'Africa per fare grande il Sudamerica, il paese del carnevale e della magia nera.

Da quasi mezzo secolo Pelé era un ex calciatore, portava così in giro il suo personaggio con sublime leggerezza. Non fece mai l'allenatore o il dirigente in senso stretto, "era" Pelé e questo bastava. Recitò se stesso in "Fuga per la vittoria" tra Sylvester Stallone e Michael Caine, fu ambasciatore dell'ONU e ministro nel suo Brasile. Non parve soffrire di quella mancanza di respiro che spesso coglie i calciatori a fine carriera, viveva il suo tempo vuoto con naturalezza e con la levità ostentata sui prati. Nemmeno si era spenta la sua stella in campo che si accese quella di un altro sudamericano, però argentino, insolente e guaglione e altrettanto mirifico; e da allora anche quelli che non lo hanno mai visto giocare davvero, cioè quasi tutti, si divertono a chiedersi se sia stato più grande Pelé o Maradona. Manuel Serrat li ha messi insieme in una canzone, "Pelé era Pelé, Maradona uno solo", insieme a Di Stefano ("Un pozzo di picardia") e al suo preferito, Ladislao Kubala. Ora se la vedranno tra di loro, là dove le partite non finiscono mai.


Pelè ha incantato Genova per ben due volte. La prima occasione fu il 30 giugno 1959, un anno dopo il suo primo Mondiale. Il Santos era in tournèe estiva in Europa e quella sera al Ferraris, davanti a più di 50mila tifosi accorsi a vederlo, giocò contro il Genoa. Finì 4-2 per la squadra del campione del mondo. Ma qualcosa rimase, tanto che molti anni dopo Roberto Pruzzo si vide affidare il soprannome di "O Rey di Crocefieschi".

GENOA-SANTOS 2-4
GENOA: Piccoli, Bruno, Caffaratti, De Angelis, Carlini, Leopardi, Dalmonte, Abbadie, Maccacaro, Pantaleoni, Barison
SANTOS: Lala, Pavao (Fioti), Getullio, Morgao, Formiga, Zito, Alfredinho, Alvaro (Alfonsinho), Coutinho, Pelè (Dorval), Pepe
ARBITRO: Rebuffo
RETI: 5′ Dalmonte, 16′ Pavao, 53′ Pepe, 55′ Pepe (rigore), 59′ Barison, 82′ Coutinho.

La seconda volta fu nell'imminenza del Mondiale messicano. Era Il 24 settembre 1969 e il Santos affrontò una mista Genoa-Sampdoria, con una maglia rossa bordata di bianco. Finì 7-1 per il Santos e in quell'occasione Pelé realizzò una doppietta. Prima della gara, il Santos aveva pranzato alla storica Trattoria Mentana di corso Marconi alla Foce, che era il quartier generale dei giocatori rossoblucerchiati. Nella foto, gentilmente concessa da Massimo Viviani figlio di Franco, allenatore rossoblu e autore dello scatto, i due figli del presidente Renzo Fossati, Pelè, il ristoratore Nando e Massimo Viviani.

GENOA-SAMPDORIA-SANTOS 1-7
GENOA-SAMPDORIA.
I tempo: Lonardi (G), Rossetti (G), Falcomer (G), Corni (S), Spanio (S), Negrisolo (S), Perotti (G), Benetti (S), Morelli (G), Salvi (S), Rigotto (G). All. Bernardini.
GENOA-SAMPDORIA II tempo: Lonardi (G), Falcomer (G), Delfino (S), Rivara (G), Colausig (G), Bittolo (G), Cristin (S), Quintavalle (S), Fotia (S). All. Bernardini.
SANTOS: Gilmar, Lima, Turcao, Ramos, Delgado, Joel, Djalma Diaz (Negreiros, 55’), Manuel Maria, Nené (Leo, 67’), Edu (Douglas, 67’), Pelé, Abel.  Allenatore: Antoninho.
ARBITRO: Alberto Picasso di Chiavari.
RETI: Pelé (2), Djalma Dias (2), Negreiros, Nenê e Léo Oliveira; Turcão (aut).

 

GENOVA -  È stato un 2022 di grande sofferenza per il Genoa culminato con la retrocessione della squadra in serie B comunque accettata dalla tifoseria dopo il cambio di società. L’avventura nel campionato cadetto, come previsto, non è stato semplice ed è costata la panchina a Blessin con l’arrivo di Gilardino. Ecco il pagellone dei protagonisti più in vista dell’anno che sta per finire. 

Blessin 5,5: arriva da Ostenda e si fa subito amare dalla Nord e ci sono pure risultati dignitosi dopo i disastri di Shevcenko (voto 3). Gli va riconosciuto che porta il Grifone a lottare fino alla penultima giornata, ma vince solo tre partite in casa. Riparte in estate con la conferma, ma a parte qualche sprazzo di gioco e buoni risultati in trasferta toppa a Marassi (un successo e stop) così finisce per mollare tutto e viene esonerato. Non è tutta colpa sua ma poteva fare di più.    Gilardino 8: il campione del mondo del 2006 è il salvagente a cui si aggrappa la società per il dopo Blessin. Dovrebbe essere un traghettatore ma rivitalizza i giocatori e fa 10 punti in 4 gare. Con lui i rossoblu sembrano rinati e il girone di ritorno fa meno paura. Non solo ha la fiducia fino al termine ma anche un contratto nuovo. Gila che era partito bene pure con la Primavera è la sorpresa dell’anno.                       

Zangrillo-Blazquez 7: il presidente e l’amministratore delegato hanno il merito di aver sostenuto con la proprietà americana, la centralità del Genoa nella galassia dei 777 Partners. Il braccio di ferro con Spors alla fine l’hanno vinto e i fatti danno ragione a loro e alla dirigenza. Bene i rapporti con la tifoseria, ma è chiaro che il voto finale dipenderà dal ritorno in A.                                     

Spors 5: Sul mercato azzecca Ostigard, ma il prestito andava gestito diversamente, ma anche Gudmundsson e Frendrup. Sbaglia Yeboah pagato 6 milioni. Ma se ha il merito di aver portato Blessin, ha il torto di averlo difeso quando era evidente che sarebbe saltato. Così il Genoa perde con Perugia e Cittadella  che potrebbero essere una zavorra per il viaggio verso la promozione. Gila però ci ha messo una pezza.                         

Criscito 6: il capitano sbaglia in rigore pesantissimo e c’è la B. Va in Canada ma torna praticamente giocando gratis, per attaccamento alla maglia. Sarà utile, a sinistra ci sa fare.                         

Sturaro S.V: l’altro capitano nel torneo scorso affretta i tempi del recupero, gioca alla grande alcune partite poi si blocca. Sfortunato. Ora è a disposizione. Il suo temperamento servirà.                 

Destro-Coda 5,5: I due bomber del Genoa hanno una storia quasi simile e sono uno slogan del “vorrei ma non posso”. Con Blessin nessuno dei due haconvinto. Solo colpa loro ? Coda però va blindato, deve ritrovare la forma e con Gilardino può avere un punto di riferimento.                                     

Tifosi 9: forse un po’ buonisti nel campionato scorso, sono unici nel sostenere la squadra in casa e fuori. Abbonamenti e presenze sono da A. Non meritano altre delusioni.