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LIGURIA - Il fumo di sigaretta è ancora oggi una delle principali minacce per la salute pubblica e la principale causa di morbosità e mortalità prevenibile in tutta Italia.

I dati mostrano che il numero dei fumatori negli ultimi anni è aumentato e, allo stesso tempo, si è ridotto quello di chi smette o prova a farlo. Il tumore al polmone rappresenta la principale causa di morte per cancro in entrami i sessi a livello mondiale. In Italia nel 2020 si sono verificati circa 41mila nuovi casi e questo tumore si conferma il più frequente negli uomini (15%) e il terzo nelle donne (6%). 

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Oltre al cambio di passo avvenuto negli ultimi anni che vede i 12enni (in media, da almeno un decennio, sempre a quell'età viene registrato il primo approccio al fumo) sperimentare con le nuove tecnologie come sigarette elettroniche o tabacco riscaldato, si registra un aumento del numero di persone che fumano sigarette: vizio o non vizio, i tabagisti in Italia sono circa il 25% della popolazione. A diminuire, invece, l'età media dei tabagisti.

Pochi giorni fa l'annuncio di una stretta sulle sigarette, anche quelle elettroniche, del ministro della Salute Orazio Schillaci, in audizione in Commissione Affari sociali della Camera. Vent'anni fa, nel 2003, veniva approvata la legge Sirchia (3/2003), entrata poi in vigore ufficialmente il 10 gennaio 2005: nel suo testo, il divieto di fumo nei locali pubblici chiusi, per la tutela dei non fumatori e per sensibilizzare chi ha l'abitudine alla sigaretta sui danni per la salute. Nel 2023 il ministro ha in mente l'estensione del divieto di fumo in altri luoghi all'aperto in presenza di minori e donne in gravidanza e l'eliminazione della possibilità di attrezzare sale fumatori in locali chiusi.

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Schillaci parla anche di prevenzione: "Dobbiamo affrontare il tema all'interno della prevenzione, uno dei cavalli di battaglia su cui metterò l'attenzione del mio dicastero", ha detto il ministro in merito alla lotta al fumo.

Una stretta, ribadisce, "in linea con il piano europeo contro il cancro che ha come finalità quella di creare una generazione libera dal tabacco nella quale meno del 5% delle popolazioni consumi tabacco entro il 2040".

"Credo - aggiunge Schillaci - che la tutela della salute pubblica non può che passare per una maggiore attenzione al fenomeno del tabagismo e più in generale alla prevenzione degli stili di vita. Noi, insieme al Giappone, siamo una delle popolazioni più longeve al mondo e questo significa però che i nostri anziani spesso sono affetti da una serie di patologie croniche" con una conseguente spesa importante per il servizio sanitario nazionale. Quindi oltre a puntare a riorganizzare il Ssn e cercare di incrementare il Fondo, occorre anche "ridurre l'incidenza delle malattie e quindi una prevenzione contro il tabagismo e i danni da fumo è in questa direzione e credo sarà molto utile e importante soprattutto per il futuro".

Oggi ospite della rubrica 'Il medico risponde' l'infettivologo Matteo Bassetti, direttore del DIAR Malattie infettive della Liguria.

La situazione cinese: l'infettivologo Matteo Bassetti descrivere quello che sta succedendo e chiarisce alcuni punti.

Ogni giorno sul sito primocanale.it rivedi le interviste a medici e esperti liguri.

GENOVA - "Salutiamo un uomo buono, altruista e ben voluto da tutti". Così il vescovo di Albenga e Imperia Guglielmo Borghetti ha ricordato Salvatore Giuffrida, direttore generale del Policlinico San Martino di Genova morto improvvisamente martedì. (CLICCA QUI)

L'ultimo saluto nella chiesa di san Giovanni Battista a Loano, ad abbracciare la moglie Silvia e il figlio Nicolo' tanti volti della politica e della sanità ligure tra cui Giovanni Toti presidente della Regione; Angelo Gratarola assessore regionale alla sanità; gli assessori regionali Giacomo Giampedrone e Marco Scajola; Brunello Brunetto presidente della commissione sanità in Regione; Filippo Ansaldi direttore generale Alisa; Enrico Castanini direttore generale Liguria digitale.

Loanese, 59 anni, aveva iniziato in Asl2 come direttore del personale poi in Telecom e a Liguria Digitale responsabile della direzione sanitaria. Poi direttore del personale e direttore amministrativo della Asl2, prima di diventare direttore amministrativo del Policlinico San Martino nel 2018 e dal 1 gennaio 2021 direttore generale del San Martino.

Toti sul direttore Giuffrida: "Perdiamo un pilastro" - IL CORDOGLIO

"Fa male se una persona amata viene strappata alla vita in maniera improvvisa - ha detto il vescovo Borghetti durante l'omelia - difficile pronunciare delle parole, ma ognuno di noi sente l'esigenza di una parola di consolazione. Siamo qui per ricordare una figura importante. Non ho avuto l'onore di conoscerlo personalmente, ma ho raccolto pensieri che mi hanno colpito, ho capito che siamo di fronte ad una figura bella, un uomo buono e carico di altruismo. Ben voluto da tutti. È il momento dell'affetto, degli abbracci in questi momenti comprendiamo che siamo piccoli uomini: da quello che ho potuto notare in questi giorni, Salvatore lo aveva già capito".

Gratarola sul direttore Giuffrida: "Grande amico e professionista" - LE PAROLE

L'assessore alla sanità Angelo Gratarola ha commentato: "La perdita di Salvatore Giuffrida, accanto al venire meno di un grande professionista, di un uomo cardine nel panorama della sanità ligure, oggi mi porta a ricordarlo semplicemente come un amico, una persona con la quale ho condiviso tante cose dentro e fuori l'ospedale, scherzando e sdrammatizzando a volte anche in momenti di grande difficoltà".

Il vescovo si è poi rivolto al figlio Nicolo': "Devi essere fiero di tuo papà, una parola che oramai nessuno può cancellare: lo affidiamo al Signore".

A ricordarlo per il Policlinico Pietro Pisano responsabile della comunicazione: "Eravamo, siamo, saremo i suoi ragazzi. E non possiamo disperdere così tanti insegnamenti. Non possiamo permettercelo. Dobbiamo continuare a mettere in pratica e proseguire la sua rivoluzione, sostenuta da tutti. Medici, destra, sinistra, centro, maggioranza, opposizione, sindacati. Lo abbiamo amato tutti. E tutti, insieme, compatti (sforziamoci) dobbiamo portare avanti la sua rivoluzione, perché tale è".

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Preoccupa la situazione cinese anche in Occidente. Per Matteo Bassetti "un paziente che muore in Cina è come un paziente italiano" e "fa male vedere questa situazione". Una situazione che, come racconta il professore a Primocanale, si poteva evitare con misure simili a quelle occidentali sulla popolazione. Intanto il virus in Cina ha già fatto - solo nell'ultimo mese e mezzo - il 30 per cento dei morti dell'intero periodo di pandemia.

"Si parlava tanto della Cina 2-3 settimane fa quando il problema era minore. Oggi è più grosso e non ne parliamo più", dice Bassetti. "Abbiamo campi di proiezione di quel che il covid sta rappresentando in Cina: oltre 35mila morti al giorno, oltre 2 milioni di morti in un mese e mezzo. Ma ricordiamo che in tutto il mondo il covid ha fatto 6 milioni di decessi in 3 anni, dunque il 30 per cento riguarda solo l'ultimo periodo in Cina".

Le prossime giornate in Cina, con la celebrazione del capodanno cinese, potrebbero essere ancor più preoccupanti dice l'infettivologo: "Ho preoccupazione per loro. Il contagio si sta spostando dalle città alle campagne e tutto questo fa male. Perché la Cina ha vaccinato poco gli anziani, ha avuto un vaccino meno efficace, non ha investito negli ospedali, in tutto quello che invece l'Occidente ha fatto. Io credo che il covid lascerà un segno profondo nei prossimi mesi sulla Cina molto di più di quanto ha fatto negli anni precedenti".

Preoccupa meno invece quel che dalla Cina potrebbe giungere in Italia: "Al momento il controllo che si sta facendo sui passeggeri dice che da noi arriva solo Omicron. Potrebbe restituirci qualche variante che resiste di più ai vaccini, ma preoccupa di più che tanta gente potesse essere messa in sicurezza come accaduto in Occidente. In Cina ha comandato la politica e non i medici e mi pare che i risultati siano abbastanza evidenti", conclude Bassetti.

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GENOVA - Con la firma del protocollo d'intesa tra Regione, ospedale Gaslini e Forum del Terzo Settore la Liguria è la prima regione in Italia a riconoscere come figura professionale gli 'operatori di tecniche ludiche', ovvero coloro che nei reparti pediatrici degli ospedali attraverso un apporto basato sul gioco e sull'apprendimento cercano di alleviare il trauma dell'ospedalizzazione ai piccoli pazienti e alle loro famiglie. "Si era presentata una grande difficoltà, soprattutto in periodo Covid, per cui gli operatori di tecniche ludiche, che erano volontari, non potevano entrare nei reparti e dare quindi sollievo ai bambini e alle loro famiglie perché non era riconosciuta questa figura - racconta Simona Ferro, assessore Tutela diritti dell'Infanzia Regione Liguria -. All'interno degli ospedali poteva entrare solo il personale sanitario".

Ad essere riconosciuto è anche il valore di queste figure nel percorso terapeutico dei bambini: "Riconoscere che un'attività ludico-ricreativa, di alleggerimento rispetto a percorsi di cura, non solo può allietare e alleviare il momento del ricovero - spiega Giovanni Toti, presidente Regione Liguria - ma anche integrarsi e diventare parte stessa del percorso ospedaliero, mi sembra particolarmente importante e civile".