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Cultura e spettacolo

Lo spettacolo in scena sabato 22 alle 21
2 minuti e 11 secondi di lettura
di Dario Vassallo
Una scena dell'Enrico IV

Non c’è dubbio che Enrico IV sia uno dei testi più noti di Luigi Pirandello, e dei suoi più rappresentati dal momento che ha sempre costituito una sfida irresistibile: per il tema, il sarcasmo con il quale viene affrontato e la tragica consapevolezza con cui è costruito tutto un mondo di ombre e illusioni. Nel corpus di 'Maschere nude', l'opera omnia teatrale dello scrittore agrigentino premio Nobel per la letteratura, questo dramma occupa una posizione centrale e culminante segnando come uno spartiacque tra il versante delle commedie siciliane e della serie costitutiva del classico personaggio pirandelliano (come può essere il Leone Gala de Il gioco delle parti o l'Angelo Baldovino de Il piacere dell'onestà) e quello successivo dei 'miti', del compimento della trilogia sul teatro nel teatro, delle metafore sull'arte. E in questo personaggio che resta anagraficamente innominato, confluiscono e si fondono alcuni tra i temi essenziali del pensiero e dell'arte di Pirandello: la pazzia, il presente allontanato e fatto già storia, il diritto alla vita e l'impossibilità, o la non volontà, di realizzarsi compiutamente.

Lo spettacolo ha vinto il Premio Enriquez

Enrico IV sarà in scena al Teatro Sociale di Camogli sabato 22 alle 21 con la 'Piccola Compagnia della Magnolia', prodotto dal Centro Teatrale Bresciano e da Operaestate Festival. Lo spettacolo ha vinto il Premio Nazionale Franco Enriquez 2025 per la profondità e l’originalità dell’adattamento di Fabio Sinisi e dell’impostazione registica, che trasforma la pièce di Pirandello in un’opera nera e sensoriale dove le parole emanano stati dell’animo, non dicono fatti e non espongono tesi filosofiche, ma stendono i fili del tempo sui rapporti tra le persone.

Tutto parte da un disegno

L’idea di questa commedia, lo racconta lo stesso Pirandello, gli venne in mente osservando per caso un disegno riproducente una cavalcata storica e immaginando che uno dei partecipanti cadesse da cavallo battendo il capo e credendo in seguito di essere veramente il personaggio che stava interpretando. E’ quello che capita al protagonista che per dodici anni pensa davvero di essere l’imperatore. Quando però, una volta rinsavito, scopre che la donna amata è diventata l’amante di un odiato rivale, ecco che decide di continuare a fingersi pazzo per non rientrare nella realtà, decisione che non abbandonerà più soprattutto dopo aver ucciso con la spada il suo antagonista. Ancora una volta è dunque protagonista il tema della follia ma calato in un contesto del tutto particolare che esalta la realtà dell’invenzione estetica e la supremazia del palcoscenico - di qualunque tipo esso sia, anche quello creato dal metodo di una lucida alienazione - rispetto alla non attendibilità della realtà che ci circonda.

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