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Cronaca

L'architetto indagato si avvale della facoltà di non rispondere ma rende dichiarazioni spontanee
3 minuti e 2 secondi di lettura
di Annissa Defilippi

Mohammad Mahmoud Ahmad Hannoun, il 63enne presidente dell’Associazione dei Palestinesi in Italia arrestato sabato scorso nell’ambito dell’operazione “Domino” per presunto finanziamento al terrorismo internazionale, è comparso questa mattina davanti al giudice per le indagini preliminari nel carcere di Marassi. Come preannunciato dai suoi difensori, l’architetto giordano residente a Genova non ha risposto alle domande del gip, ma ha reso una dichiarazione spontanea.

Le dichiarazioni spontanee di Hannoun

Secondo quanto riferito dagli avvocati Emanuele Tambuscio e Fabio Sommovigo al termine dell’udienza, Hannoun ha rivendicato con fermezza la legittimità della sua attività di raccolta fondi, iniziata nei primi anni Novanta e destinata esclusivamente ad aiuti umanitari per i "poveri del popolo palestinese" a Gaza, in Cisgiordania e nei campi profughi.

"Ha negato categoricamente di aver mai finanziato, direttamente o indirettamente, Hamas", hanno spiegato i legali. Hannoun ha descritto in dettaglio il funzionamento delle raccolte e della distribuzione degli aiuti, sottolineando i profondi cambiamenti intervenuti dopo gli eventi del 2023. Ha precisato che "mai ha voluto o consentito che gli aiuti raccolti e arrivati a Gaza fossero etichettati, distribuiti o utilizzati da Hamas per i propri fini".

La giustificazione sui contanti

Un passaggio significativo ha riguardato i contanti: Hannoun ha ribadito di averne trasportati in quantità perché, da anni, i conti bancari delle associazioni a lui legate erano bloccati. "Abbiamo chiesto in tutti i modi di sbloccare questa situazione - ha detto attraverso i suoi avvocati – e l’unico modo per rispondere alle numerosissime richieste di donazioni era la raccolta in contanti, sempre dichiarati in uscita e con le necessarie documentazioni in aeroporto".

Gli avvocati di Hannoun davanti al carcere di Marassi

Il nodo dei viaggi in Turchia

Sulla questione dei viaggi in Turchia, spesso citati dagli inquirenti come indizio di pericolo di fuga, Hannoun non è entrato nel merito specifico in questa sede, definendola "un problema tecnico". I difensori hanno comunque ricordato che i spostamenti verso la Turchia erano legati alle attività benefiche, soprattutto dopo il 2023, quando le restrizioni bancarie in Italia rendevano complicate le operazioni dall’estero.

Hannoun non ha ancora avuto accesso completo agli atti dell’inchiesta – descritti come "tantissimi" – motivo per cui la difesa ha consigliato di limitarsi alle dichiarazioni spontanee senza sottoporsi all’interrogatorio formale.

Il presidio davanti al carcere

Riguardo al presidio di solidarietà organizzato ieri pomeriggio davanti al carcere di Marassi, dove centinaia di persone hanno chiesto la sua scarcerazione, Hannoun si è detto "confortato". "È una persona molto posata e consapevole", hanno commentato i legali, "e ha apprezzato il sostegno ricevuto".

La detenzione in carcere rimane confermata: non è stata presentata alcuna richiesta di revoca della misura cautelare, e i difensori valuteranno nei termini un eventuale ricorso al tribunale del riesame. L’inchiesta della Dda di Genova, coordinata dalla Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo, contesta a Hannoun e ad altri otto indagati (due latitanti) di aver deviato oltre 7 milioni di euro raccolti tramite associazioni benefiche verso Hamas o entità collegate in 20 anni. Accuse che la difesa respinge come infondate, ribadendo la piena tracciabilità e trasparenza di tutte le operazioni.
Intanto, continuano le indagini su un totale di oltre 25 indagati, tra cui familiari di Hannoun e altri attivisti.

La visita del capo della polizia

Intanto, oggi a Genova è arrivato il capo della polizia, prefetto Vittorio Pisani, per ringraziare personalmente gli investigatori della Digos e della Guardia di Finanza che hanno condotto l’operazione “Domino”. Pisani è atteso in Questura intorno alle 11, accompagnato dal direttore del Servizio per il contrasto dell’estremismo e terrorismo esterno nonchè ex dirigente della Digos genovese, Riccardo Perisi. Al centro della visita il plauso per l’attività investigativa che ha portato ai nove arresti e ai sequestri per oltre 7 milioni di euro.

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