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Cronaca

Gli inquirenti stanno setacciando le immagini registrate dalle telecamere
2 minuti e 36 secondi di lettura
di Annissa Defilippi
I tubi innocenti alti quattro volte un pacchetto di sigarette

Una serata di tensione e violenza ha trasformato il quartiere della Foce in un campo di battaglia urbana. Al termine di un presidio autorizzato contro la sede di Casapound in via Montevideo, un gruppo di manifestanti della Rete Genova Antifascista ha ingaggiato scontri duri con le forze dell'ordine, lasciando sul terreno otto poliziotti feriti e un bilancio di danni materiali che tocca mezzi pubblici, auto private e vetrine di negozi.

Cosa è successo sabato sera

È quanto emerge dalle prime ricostruzioni della Questura e della Digos, che indagano sull'episodio. Tutto è iniziato intorno alle 22 di sabato quando oltre 150 attivisti – molti con caschi e volti coperti – hanno marciato da piazza delle Americhe verso piazza Alimonda, a due passi dalla storica sede del movimento di estrema destra. L'obiettivo era chiaro: protestare contro un incontro in corso all'interno del covo di Casapound, protetto fin dal pomeriggio da cordoni di polizia con camionette e barriere in via Odessa e vie limitrofe. Ma il corteo si è fermato di colpo contro lo sbarramento delle forze dell'ordine, e da lì è partita la pioggia di proiettili improvvisati. Bottiglie recuperate da una campana del vetro rovesciata, sassi, tondini metallici e tubi da cantiere – i cosiddetti "tubi innocenti" – sono stati lanciati contro gli agenti, accompagnati da petardi e fumogeni.

Otto gli agenti feriti

Le cariche di polizia hanno risposto per contenere l'assembramento, ma non senza conseguenze: otto gli agenti colpiti, due di loro hanno riportato prognosi di 7 e 5 giorni per traumi e contusioni. Quattro mezzi della polizia sono stati gravemente danneggiati, con vetri infranti e carrozzerie sfondate dai colpi ripetuti. Non solo: auto private parcheggiate nelle strade adiacenti hanno subito ammaccature e scheggiature, e diverse vetrine di esercizi commerciali sono andate in frantumi, seminando vetri sul marciapiede fino a mezzanotte, quando la situazione è tornata sotto controllo.

La condanna da parte della politica

Al momento, non emergono elementi chiari su una provocazione iniziale da parte di una delle due fazioni ma le indagini sono in corso per chiarire la sequenza degli eventi. Il sindacato di polizia Siap ha già alzato la voce, criticando una "gestione tardiva degli strumenti di difesa" e chiedendo un incontro urgente con Questore, Prefetto e sindaca per "garantire la sicurezza dei lavoratori e tolleranza zero per i delinquenti mascherati da manifestanti". La politica genovese non ha tardato a condannare. Il presidente della Regione Liguria Marco Bucci ha definito i fatti "inaccettabili", auspicando una "condanna compatta da tutte le istituzioni" per non "sporcare la storia democratica di Genova". La sindaca Silvia Salis ha espresso "solidarietà agli agenti feriti e a chi ha subito danni", ribadendo che "a Genova, città orgogliosamente antifascista, ci sarà sempre spazio per il dissenso, ma senza ricorso alcuno alla violenza". "Manifestare è un diritto fondamentale, ma non può mettere a rischio l'incolumità delle persone e danneggiare la città", ha aggiunto in una nota. Intanto, la Rete Genova Antifascista non arretra: in un comunicato rilanciato sui social, rivendica l'azione come "necessaria" per "chiudere i covi fascisti" e annuncia un nuovo corteo il 13 dicembre. "Quello che abbiamo fatto andava fatto, e continueremo a farlo fino a che quella sede non verrà chiusa", si legge, con un monito: "Genova è solo antifascista".

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