Si aggiunge un nuovo capitolo al cold case del delitto del trapano. L'avvocato Nicola Scodnik ha rinunciato all'incarico di difendere Fortunato Verduci, il carrozziere di 65 anni accusato dalla Procura di essere l'omicida di Luigia Borrelli, uccisa con uno sgabello e un trapano il 5 settembre del 1995 in un basso di vico Indoratori, nel centro storico. "Una questione tra me e il mio assistito" ha commentato a Primocanale il legale, per poi aggiungere: "Sono venute meno le condizione per proseguire nel rapporto fiduciario”.
Le speranze della figlia
L'assenza del legale arriva in un momento delicato perché mancano ormai poche settimane al test del dna: "Avranno fatto le loro valutazioni", commenta l'avvocato Rachele De Stefanis che difende la figlia della vittima, Francesca Andreini, che nel 1995 aveva solo 19 anni. E sottolinea: "Spero che non rappresenti un intoppo per l'incidente probatorio del 2 dicembre che è un importantissimo passaggio di speranza per la famiglia".
L'esame del dna
Il caso, infatti, ora potrebbe essere risolto grazie al dna: il codice genetico trovato sulle pellicine rinvenute sulle unghie della vittima appartiene a un carrozziere di Marassi, la stessa zona dove la vittima abitava con i due figli. Per la genetista Marina Baldi, nominata dalla De Stefanis, il profilo corrisponde al 100%, così come il quadro è “granitico” per la pubblica accusa. Intanto la Cassazione ha fissato l'udienza al 21 novembre per discutere la richiesta del pubblico ministero Patrizia Petruzziello di arrestare l'uomo. Se dovesse accoglierlo, Verduci andrà in carcere.
All'artigiano, che ha 63 anni, gli investigatori della polizia e della guardia di finanza sono arrivati comparando un'infinità di codici genetici. A coordinare le indagini, oggi come 29 anni fa, è la stessa pm che non ha mai smesso di cercare l'assassino di uno degli omicidi più efferati della storia italiana.
L'indagato ludopatico
Il profilo era risultato compatibile con quello di un lontano parente, che si trova recluso nel carcere di Brescia, E da lì, facendo combaciare vari elementi, gli inquirenti hanno trovato il codice genetico esatto di quello che per l'accusa è l'assassino. La procura aveva chiesto l'arresto ma sia il gip che il Riesame lo avevano negato pur confermando il quadro degli indizi. Secondo l'accusa Verduci, ludopatico e pieno di debiti, uccise Luigia per rapinarla dopo averla picchiata brutalmente.
Il presunto assassino, che non ha precedenti penali, non è stato arrestato ed è rimasto a piede libero perché il gip ha ritenuto che dopo quasi trent'anni non esistessero il rischio di pericolo di fuga, di reiterazione del reato, di inquinamento delle prove, e potrebbe avere cambiato vita. Da qui la richiesta in Cassazione.
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