GENOVA - Pedro, cubano anticastrista, sessantenne, da 15 anni si guadagna da vivere senza fare nulla, restando fermo, immobile, facendo la statua vivente, simulando di essere un giocatore di scacchi pensieroso con lo sguardo fisso sulla scacchiera. Pedro è un artista di strada, uno dei tanti che si può incontrare nel centro di Genova, fra piazza San Lorenzo e il Porto Antico, la città dei turisti.
L'esule cubano ha accettato di raccontarsi a Miché: "Per scappare da Castro e da Cuba e vivere in un Paese libero le ho provate tutte, per ben diciassette volte ho tentato di fuggire a bordo di barchette che avevo costruito io, con rami e tronchi trovati nella foresta...", ma per sedici volte appena arrivato in prossimità delle coste degli Stati Uniti è stato rispedito indietro come un pacco postale, rispedito sull'isola di Castro.
Ma Pedro è testardo e alla fine ce l'ha fatta, è riuscito a fuggire dall'isola, a scappare, anche se per riuscirci ha dovuto vivere la terribile esperienza delle carceri americane di Guantanamo, che lui ha potuto scegliere in alternativa a quelle cubane. E da lì poi, grazie agli Stati Uniti, ha realizzato il suo sogno di sbarcare in Europa, passando dall'Ungheria, Paese da sempre con rapporti diplomatici privilegiati con Cuba.
Il sogno di Pedro, che se tornasse a Cuba rischierebbe otto anni di galera, ora è ottenere il riconoscimento di esule cubano, per arrivare al permesso di soggiorno per motivi umanitari, che non ha mai avuto, e forse per mille motivi non è mai riuscito neppure a chiedere. Un permesso che è anche l'unico modo per tentare di trovare un lavoro vero e smettere di fare la statua vivente. Smettere di stare immobile, lui che a Cuba è sempre stato in movimento, ha sempre lavorato, da muratore, cuoco, saldatore, e proprio questa professione è il suo sogno, appena riuscirà ad ottenere un permesso di soggiorno. "Mi dicono che alla Fincantieri lavorano tanti saldatori... " butta lì Pedro.
IL COMMENTO
Regionali, alla Liguria servono politici che sappiano domandare scusa
Il nuovo Galliera non si tocca. Sarebbe un disastro per la sanità