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Il commento politico dell'editorialista di Primocanale Mario Paternostro
4 minuti e 54 secondi di lettura
di Mario Paternostro

L’olimpica martellata di Silvia Salis ha riaperto il portone dei Dogi di via Garibaldi, ma soprattutto, ha dato un incredibile scossone a tutta la politica genovese con riflessi conseguenti anche su quella regionale e forse, perché no?, qualche fremito in territorio romano.

Non che non ci si attendesse questo risultato. I sondaggi di Primocanale, pervicacemente contestati da chi era indicato come perdente, lo ipotizzavano dalla prima uscita. Ammetto che anche io ero abbastanza cauto. Sono sondaggi – mi dicevo – si sa, tutto può cambiare. Ma alle 15,30 del pomeriggio di lunedì, una settimana fa, mentre negli studi della tv che ho diretto per oltre dieci anni, partecipavo al commento dei primi exit poll, si apriva un panorama sorprendente. Perché al di là della vittoria della signora Salis, con un distacco, alle 15.30, di undici punti da Pietro Piciocchi, prendeva forma uno scombussolo totale del panorama politico cittadino che da anni non si vedeva così spettacolarmente proposto.

Poi i dati si sono assestati, sempre con un distacco pesante, sette punti e con altre indicazioni che qui riassumo, tenendo conto anche delle più recenti confessioni di vincitori e vinti: 

  1. Vittoria netta del Pd che sfiora il 30 per cento. Cioè, i dirigenti genovesi del partito questa volta, dopo ripetuti smacchi, hanno visto giusto. Li avevo criticati abbondantemente in campagna elettorale dopo la clamorosa sconfitta alle regionali. Non riuscivano a trovare un candidato robusto perché erano partiti col solito ritardo all’insegna della banale frase: “Prima i programmi”. Balle: non sapevano che cosa fare. Fino alla sorpresa della Salis che essendo davvero una sorpresa impensabile ha funzionato da subito, nonostante le accuse stantie di “inesperienza”, come se fosse colpevole di non aver frequentato la nota “Scuola dei Sindaci”. E chi ci è andato mai a questa scuola? Pertusio? Cerofolini? Pericu? Vittoria netta, nonostante alcune penose fake news, o peggio, foto da social che avrebbero dovuto, nella strategica mente di qualche avversario, trascinare verso destra la massa elettorale del Genovesato. I genovesi, si sa, saranno anche “Gatti sarveghi” ma mica scemi. Invece tutto il contrario. Genova è tornata rossastra, ma ora viene il bello perché bisogna governare. (Nota a margine. A proposito. Complimenti al “piccolo bambino biondo” che con un solo ciuccio tra le labbra ha accompagnato la mamma-sindaca nella marcia su Tursi, serio e tranquillo, sopportando gli assalti stradali dei militanti in festa al canto di “Bella ciao”! Spero gli abbiamo fatto un bel regalone meritatissimo…).
    Dunque merito del segretario D’Angelo. Merito di alcuni soggetti candidabili sicuri perché calamite forti di preferenze, come Sanna e Romeo che con fair play hanno rinunciato ad ambizioni più che giustificate per mettersi a disposizione della candidata. Il 30 per cento del Pd con la riconquista dei quartieri genovesi, in particolare quelli della tradizione, da Sestri alla Valpolcevera, dalla Valbisagno perduta al Centro storico, segna un’ inversione di tendenza che dopo dieci anni di governo di centrodestra era diventata per i progressisti molto faticosa anche da immaginare. Ora attendono la celebrazione del loro congresso e vedremo se sapranno mettere a frutto la vittoria.
  2. La sconfitta di Pietro Piciocchi è immeritata. Lui si è messo a disposizione della sua coalizione con totale sacrificio. Ma gli “amici” lo hanno lasciato solo-solissimo. Errore quello di spingere Marco Bucci ad abbandonare troppo in anticipo il posto di sindaco di Genova, gesto che da qualcuno è stato interpretato come una “fuga”. Errore farlo diventare il “sostituto” politico di Giovanni Toti dopo lo tsunami giudiziario che aveva colpito Regione e Porto. Ora c’è chi ammette che avrebbero fatto meglio a candidare altri, magari Ilaria Cavo che con la sua vagonata di preferenze avrebbe forse conquistato anche il Palazzo di De Ferrari. Lasciando Bucci nella Genova dove aveva bissato la vittoria da appena due anni. Che concludesse il suo mandato ricco di progetti e promesse importanti, nonostante le contestazioni.
  3. Inesistente Fratelli d’Italia che pure a Genova è il secondo partito. Di suo non ha comunicato niente. Solo alcuni dei suoi assessori hanno giocato fedelmente la partita con Piciocchi, ma sembrava lo facessero “a titolo personale”. Gli iscritti dovranno sicuramente fare una seria riflessione sui loro dirigenti, magari disegnando qualche necessario cambiamento al vertice fantasma.
  4. Drammatica, invece, la situazione di Forza Italia che non riesce a raggiungere nemmeno il 4 per cento, “mangiata” da liste civiche e personali e certamente da una candidata di centrosinistra che piaceva anche a parecchi buoni borghesi locali. La Lega è un caso a parte: ha la fortuna di avere un personaggio come Edoardo Rixi che ha sempre fatto “il ligure/genovese” anche quando è stato spedito a Roma.

Ora aspettiamo la squadra, con nomi, cognomi e incarichi. Bene l’avere indicato possibili acquisti esterni (con moderazione), cioè fuori dagli eletti, perché sono gli assessori a dovere essere possibilmente competenti in una materia. Come il vicesindaco Terrile, avvocato con la sua conoscenza della materia amministrativa. Come l’europarlamentare Cinquestelle, Beghin. Ci sono competenti anche tra gli eletti.
L’augurio è che Bucci e la Salis, pur nella diversità politica (ma ieri un acuto amministratore del centrodestra mi faceva notare un certo caratterino vivace di tutti e due i personaggi...), possano pensare alla Liguria e a Genova con uno spirito costruttivo. Perché i problemi ci sono e sono durissimi e ora, finita la campagna elettorale, pesano. Penso alla mobilità in Valbisagno senza skymetro, alla tenuta di un frizzante turismo culturale, all’assistenza di mamme che lavorano, scuole, asili, nonni che hanno bisogno di sanità efficiente sotto casa, negozi di quartiere che sono indispensabili presidi sociali, giovani che vanno pagati come nelle altre città italiane del Nord, una fascia debole sempre drammaticamente in crescita, assistita solamente da associazioni meravigliose come Sant’Egidio e Caritas.
Infine attendo una risposta seria sul futuro dell’Ospedale Galliera. Qualcuno oggi con liste d’attesa “da qui all’eternità” vuole davvero distruggerlo?

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