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Gentile Presidente Signorini,

Innanzitutto le allego il link dell'archivio storico di Primocanale dove Lei e chi fosse interessato, può vedere oltre 100 video di questi suoi 7 anni in porto (CLICCA QUI).

Nel 2016 il Suo nominativo, insieme a quello di altri candidati a diverse Autorità di Sistema portuale, arrivò in commissione trasporti al Senato. Ero l’unico membro ligure in commissione la votai convintamente perchè avevo iniziato a conoscerla come segretario generale della Regione Liguria. Erano le prime nomine che facevamo in commissione con la riforma e accorpamento: Genova e Savona diventarono un’unica Autorità di sistema portuale.

A dire il vero pensavo che Lei sarebbe stato uno straordinario segretario generale del nostro porto, ma comunque un Presidente meno politico e più “tecnico” concreto, profondo conoscitore delle procedure da seguire per raggiungere gli obiettivi, mi convinse molto.

Conosco il porto per averlo “trattato” da editore dal 1982 quando è nata Primocanale. Ho seguito tutte le sue trasformazioni, i periodi neri degli scioperi, il blocco del porto, i “libri blu”  e ricordo in particolare i presidenti con cui ebbi più rapporti come Rinaldo Magnani, Roberto D’Alessandro. Non posso non ricordare quanto pagò ingiustamente Giovanni Novi, poi assolto da tutte le accuse, per aver provato a cambiare abitudini consolidate nel tempo.

Il porto di allora bisogna ricordarlo, era lontano, irraggiungibile. I cittadini non potevano entrare da nessuna parte nemmeno a Caricamento (dove oggi c’è il Porto Antico) perché non c’era alcuna relazione tra la città e il suo porto.

Due “nazioni” vicine con una dogana più rigida che quella con la Svizzera di allora. I giornali specializzati a Genova parlavano in un linguaggio a me incomprensibile. C’erano bravissimi giornalisti ma molto tecnici che parlavano di fatto solo agli addetti ai lavori e spesso, magari a loro insaputa, usati per lanciare messaggi in codice all’interno del porto.

Nel ’92 con la nascita del Porto Antico di Renzo Piano è cambiato tutto. Il Porto, proprio davanti a Palazzo San Giorgio, si aprì alla città e “il muro” in quell’importante e grande teatro naturale, venne abbattuto facendo iniziare a dialogare le due “nazioni” dell’est e dell’ovest: non c’era più, almeno in una parte, un muro in mezzo invalicabile per i cittadini. E cosi gli uni iniziarono a tenere conto degli altri e a integrarsi, ma iniziarono ad emergere molti contrasti e problemi ad oggi ancora da risolvere e che diventano sempre maggiori con l’aumento dei traffici portuali e la coincidente implosione del sistema autostradale e ferroviario.

Lei ha svolto in questi anni un lavoro eccezionale che pochi conoscono. La sua calma e flemma, portano chi non conosce a fondo le problematiche  che ha affrontato a non comprendere il lavoro di progettualità complessiva, i difficili rapporti con i terminalisti sempre più esigenti con l’Autorita, il sistema politico locale e nazionale spesso incompetente che chiede o esige anche cose impossibili e le influenze della politica del passato che ha ancora forti riferimenti e radicamenti nel porto.

Direi che parlare di “essere tirati per la giacchetta” è una espressione riduttiva per un Presidente di Adsp, ma Lei sta arrivando ad uscire, dopo 7 anni, dal posto più complesso di Genova e uno dei più complessi del Paese, con la stessa calma e flemma con cui vi è entrato nel 2016. Sono davvero tanti i progetti che stanno diventando operativi e i cantieri in porto ormai avviati che dovrebbero giungere in pochi anni al termine, progetti che aiuteranno notevolmente anche la città.

Purtroppo al di fuori del porto la parte infrastrutturale è invece drammatica, direi a zero e non vedo proprio alcuna soluzione concreta non credendo io assolutamente a quella parola magica che viene ventilata da vent’anni, la "gronda". Un'infrastruttura che, se mai esisterà, lo sarà fra almeno altri 20 anni. Intanto nessuno vuole affrontare il vero problema e cioè come risolviamo o almeno miglioriamo il tema del blocco del sistema infrastrutturale fino a quando non ci sarà una soluzione costruita e operativa che sia stradale o ferroviaria.

Lei Presidente lascia il porto e ne ha tutti i diritti, dopo aver avviato numerose opere. Ed è estremamente positivo che Lei, dopo questa difficile esperienza professionale, abbia espressamente detto che “preferisce restare a Genova”.

Per me che ho dedicato a questa città e alla Liguria 40 anni di lavoro, e 5 in Senato parlando esclusivamente di temi liguri, è davvero bello sentire che Lei crede talmente nello sviluppo del nostro territorio che vuole restarci. E per me e ritengo per noi genovesi una fortuna perché non ritengo ci siano molti professionisti, manager capaci a gestire la cosa pubblica. Occupare un posto rilevante come Lei andrà a ricoprire, vuol dire continuare ad occuparsi del territorio, interagire con tutti gli altri soggetti che hanno l’onere e l’onore di sviluppare Genova e la Liguria per i nostri figli e future generazioni, facendola tornare davvero Superba.

Anche se le modalità saranno diverse e Lei dovrà rappresentare un soggetto che deve guardare primariamente al mercato, sono certo che Lei penserà e parteciperà, quando potrà essere utile la Sua opinione, a diversi progetti in corso che faticano a trovare soluzioni.

Leggendo in questi giorni i diversi giornali e siti di Genova, Torino, Reggio Emilia, per vedere come commentavano la Sua nomina e l’intesa tra i sindaci delle tre città azioniste di Iren, a Torino si coglie un po’ di delusione. Il Regno di Savoia che si piega alla rinata Superba? Dico la verità: ho provato piacere a leggere cosa ha scritto La Stampa che sostiene che intanto tutte le deleghe andranno al presidente torinese o il sito Lo Spiffero che insinua molti dubbi sulle Sue capacità di occuparsi di questo settore dove non avrebbe alcuna esperienza, e che comunque la sua nomina è per solo 18 mesi e poi si vedrà.

Mi veniva in mente la nota canzone di Paolo Conte su Bartali e i "...piemontesi che si incazzano…" pensando che questa volta Bucci abbia usato bene tutto il suo carattere per imporre il Suo nominativo.

Penso però che a Torino chi parla e chi scrive non sappia di chi sta parlando, non La conoscono. Parlano di Lei persone che non sanno di che cosa Lei sia capace con quella calma con quella flemma e al tempo stesso quella profonda conoscenza del sistema e di cosa sia necessario per arrivare ai risultati.

Non credo sarà difficile per Lei, dopo aver avuto a che fare con terminalisti, camalli, politica locale e nazionale, trovare il giusto equilibrio con Presidente e Vice Presidente che impareranno ad apprezzarla capendo che Lei è un manager che insieme a loro, potrà affrontare e risolvere problematiche che riguardano Iren ma che sono fondamentali per la vita di tutti noi cittadini.

Parliamo in primis di acqua e di rifiuti, di impianti per risolvere l’annoso problema come Scarpino e dell’impianto presentato e mai iniziato (possiamo anche pensare di cambiare sito magari?).

La Sua nomina è certo merito del nostro Sindaco, che qualche anno fa con grande abilità e destrezza, ha sfilato elegantemente la maggioranza ai torinesi mettendo Genova nella posizione di principale azionista: le chiederà subito di fare il dissalatore per portare  e vendere l’acqua oltre Appennino?

Con la nuova nomina Lei continuerà comunque a partecipare allo sviluppo di Genova, ovviamente dell’azienda e delle altre città che rappresenta, ma anziché occuparsi del porto si occuperà di servizi essenziali e quindi di tutti i cittadini. Lo ribadisco: il suo lavoro potrebbe migliorare la vita di tutti noi. Per questo l’oggetto di questa mia lettere è “dal porto ai cittadini”.

C’è bisogno di una persona come Lei in Iren e mi auguro che fra appena 18 mesi saranno tutti convinti della Sua nomina, in particolare gli altri azionisti rinnovandole il mandato ma questa volta non per la legittima posizione di Bucci come primario azionista ma convinti, tutti, del valore aggiunto che Lei saprà portare alla società e agli utenti.

 

*Maurizio Rossi, senatore e membro Commissione Trasporti dal 2013 al 2018