"C'è voluto parecchio tempo, ma finalmente la gente si è svegliata. Siamo nella situazione nella quale non è facile scegliere il bene e per cui ci troviamo di fronte a dover accettare un male minore. Ma, in questo caso, il male peggiore è il genocidio che sta perpetrando il governo di Israele". Così don Giacomo Martino, il coordinatore dell'ufficio Migrantes della diocesi di Genova, ha commentato le manifestazioni che stanno animando le piazze di tutta l'Italia dopo l'abbordaggio della Global Sumud Flotilla da parte dell'esercito israeliano.
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"Qualcuno doveva fare qualcosa, ci saranno state infiltrazioni politiche, magari anche criminali, come diceva qualcuno - continua Martino -. Ma è stato giusto provare a smuovere le cose, perché finalmente ora le cose si stanno muovendo, il mondo sta cominciando a dire adesso basta e questo credo che sia la notizia più importante".
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"L'appello di Mattarella? Ha fatto il suo lavoro"
Sull'appello del presidente della Repubblica Martino è chiaro: "Penso che il presidente Mattarella abbia fatto il suo lavoro, ci sono ruoli e competenze che ciascuno deve seguire. E naturalmente Mattarella aveva a cuore la vita di queste persone e la missione e ha voluto lanciare l'appello. Quello che voglio dire è: ci saranno stati tanti errori, ci saranno state ideologie sbagliate, ma credo che in questo momento sia importante una reazione popolare. Una reazione che va comunque controllata e contenuta per far si che i furbi non se ne approfittino ma sono contento che ognuno abbia fatto il suo: anche la Chiesa era pronta a prendere, in qualche modo, il rischio di distribuire questi viveri".
A bordo di una delle imbarcazioni anche un amico di Don Giacomo Martino
Sarebbero ventidue gli italiani che fanno parte degli equipaggi delle imbarcazioni della Sumud Flotilla intercettate dalla marina israeliana. Il numero dei fermati potrebbe salire perché gli abbordaggi sono in corso, tra questi c'è anche un caro amico di don Martino: "Io ho un carissimo amico genovese che è andato, che aveva la sua bella barca a vela e con tutto il cuore, con tutta la generosità e con tutta la bellezza di questa persona, è partito. Sapeva che sarebbe stato fermato e che avrebbe perso la barca".
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