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GENOVA -  Il ritorno a casa dopo le ferie è già di per sé difficile e si saluta con tristezza, se poi si aggiungono disagi ed imprevisti allora tutto si complica. Soprattutto durante una delle estati più care per i collegamenti aerei.

È il caso dei tanti passeggeri, molti dei quali genovesi, che hanno acquistato un volo per tornare in Italia ed hanno dovuto fare i conti con ritardi e cancellazioni.

I principali problemi arrivano a causa della Gran Bretagna. Nella giornata di lunedì ben 500 voli sono stati cancellati a causa di un problema tecnico ai sistemi di controllo del traffico aereo. Uno di questi era il volo diretto Dublino - Genova di Ryanair FR9717, che sarebbe dovuto atterrare nel capoluogo ligure nella serata di lunedì e che invece è stato cancellato proprio a causa del guasto "britannico".

Molte le segnalazioni arrivate alla redazione di Primocanale: l'aeroporto di Genova ha fatto sapere che il vettore, in questo caso Ryanair, ha proposto ai passeggeri l'arrivo in altri scali con volo diretto. Alcuni hanno scelto questa opzione, altri il rimborso e altri ancora la partenza per Genova con il primo volo diretto, che sarà questo venerdì. 

Secondo i cittadini che sarebbero dovuti atterrare all'Aeroporto Cristoforo Colombo ieri sera, però, la comunicazione è arrivata molto tardi nella notte. "Scrivo alle 3.30 e siamo ancora in attesa di ricevere indicazioni da parte della compagnia, pare non ci sia un volo fino a venerdì, anziani e bambini dormono in aeroporto" ci scrive un nostro telespettatore.

Il tutto, quindi, condito da un aumento spropositato del costo dei viaggi aerei. "Sono passati quattro anni dall'ultima estate spensierata, parliamo di quelle prima del covid, ma non lo è davvero come sembra: questo perché il costo dei viaggi ammazza le vacanze. Noi abbiamo denunciato i costi pazzi perché, solo per farvi capire, siamo a +43% per i voli nazionali e +37% per i voli internazionali. Si può avere un volo Milano - Brindisi a 600 euro?", aveva spiegato il presidente di Assoutenti Furio Truzzi a Primocanale.

LIGURIA - Ad ogni allerta meteo si torna a riflettere sull'importanza di pulire i letti dei rivi, praterie e selve frequentate da cinghiali più che da pesci durante l'anno, ma che dopo bombe d'acqua e nubifragi come quello nella notte tra domenica e lunedì, si trasformano preso in fiumi in piena. E se da una parte la pioggia dà sollievo al territorio, arido e secco, dall'altra rappresenta un pericolo, visti anche i fenomeni violenti e improvvisi che sempre più caratterizzano il clima in Liguria e nel resto d'Italia. A ricordarlo è proprio l'assessore alla Protezione Civile di Regione Liguria Giacomo Giampedrone che a Primocanale ha tratteggiato un bilancio di quella che è stata la prima allerta della stagione: "Per tanti danni fortunatamente contenuti che abbiamo riportato, c'è un lato della medaglia importante, perché questa pioggia ci consente di uscire dalla tenaglia di siccità che ormai da mesi accompagna la nostra regione, soprattutto sul ponente della Liguria, dove purtroppo ha piovuto meno che in altre parti".

E c'è proprio chi accusa i territori di non approfittare dei periodi più secchi per sfalciare erbacce, arbusti e a volte vere e proprie piante che sorgono negli alvei dei corsi d'acqua. "Come Regione Liguria abbiamo investito oltre 2 miliardi di messa in sicurezza del nostro territorio prima ancora che il Pnrr diventasse realtà", ricorda Giampedrone. Ma il tema dello sfalcio della vegetazione è più complicato di come sembra e vi si aggiunge anche la rimozione di materiale di sovralluvionamento.

"Il mio appello è sempre al Parlamento affinché in una materia che è di esclusiva competenza dello Stato possa semplificare le norme. I sindaci lo chiedono a grande voce per intervenire su materie di loro competenza che sono quelle dei colatori minori, in cui spesso sono inibiti anche solo da poter accedere con una ruspa a rimuovere del materiale che si è accumulato"

GENOVA - La Prefettura di Genova smentisce la notizia circolata nelle ultime ore di nuovi possibili centri migranti all'interno di due scuole del ponente genovese.

Gli istituti in questione, uno in via San Bartolomeo del Fossato e l'altro in via Bologna, sarebbero potuti diventare gli alloggi temporanei per i nuovi profughi in arrivo in città.

Ma la Prefettura è chiara: "Dette notizie sono prive di fondamento, nella ricerca di luoghi provvisori per far fronte all’accresciuta necessità di accoglienza, non sono presi in considerazione edifici scolastici considerato l’imminente inizio dell’anno scolastico", si legge nella nota firmata dal Prefetto.

MONEGLIA - Futuro incerto per il progetto legato all'ex Locanda Maggiore di Moneglia che lo scorso 13 maggio ha visto una parte del fabbricato, un tempo adibito ad hotel, crollare durante i lavori di ristrutturazione. Poi l'intero edificio è stato abbattuto per ragioni di sicurezza. Ora restano solo le macerie

Attualmente il cantiere su sui si trovano le macerie è sotto sequestro e si attende l'esito delle indagini da parte della magistratura. Tempi tecnici che lasciano un punto interrogativo sul futuro dell'area dove, secondo un progetto approvato a suo tempo, dovrebbero sorgere 21 appartamenti su 5 piani fuori terra con l'uso dell'edificio modificato da commerciale ad abitativo. 

Ma il comitato Centro Storico di Ponente Moneglia guidato dal presidente Maurizio Calabrò chiede al Comune che il progetto venga rivisto perché la palazzina che sorgerebbe sarebbe "di notevole impatto per l’ambito territoriale in cui si trova". L'area si trova infatti all'ingresso del paese, in un contesto di un borgo ligure con tutte le abitazioni circostanti più basse dell'edificio progettato".

Secondo il rendering l'edificio che sorgerebbe infatti avrebbe un aspetto moderno, diverso rispetto alle altre strutture presenti accanto. Inoltre lo stesso edificio sorgerebbe proprio accanto alla strada principale. "Per noi la priorità è rimuovere le macerie - spiega il sindaco Claudio Magro -. Il progetto è stato approvato dalla commissione locale del paesaggio e poi passato dalla Sovraintendenza. Effettivamente si parla di un edificio moderno ma comunque meglio di quello che c'era".  

Ma questo non è l'unico aspetto su cui il comitato punta. Prima del crollo infatti era in atto la ristrutturazione della struttura proprio per permettere la realizzazione delle abitazioni. Ora con la struttura demolita di fatto, secondo quanto spiega il presidente Calabrò, si dovrebbe procedere a una vera e propria ricostruzione dell'edificio. "A noi in prima battuta ci hanno detto che l'iter poteva proseguire ma faremo ulteriori approfondimenti" spiega il primo cittadino.

La legislazione italiana spiega che la ristrutturazione viene definita "come ogni intervento che dispone modificazioni esclusivamente interne dell’immobile". In caso di ristrutturazione quindi restano intatte le componenti essenziali dell’edificio, come i muri perimetrali, le strutture orizzontali, la copertura e la sagoma. Una una nuova costruzione invece si ha quando sussistono variazioni rispetto l'originaria dimensione del fabbricato, tanto da generare l’aumento delle volumetrie.

Il terzo elemento sollevato dal comitato (strettamente legato alla ricostruzione) è proprio quello dei volumi dell'edificio. In questo senso la legge 301 del 2002 ha ricompreso nella definizione di ristrutturazione anche "gli interventi consistenti nella demolizione e ricostruzione con la stessa volumetria e sagoma di quello preesistente, fatte salve le sole innovazioni necessarie per l’adeguamento alla normativa antisismica". Di conseguenza si ha una nuova costruzione quando si è in presenza di aumenti di dimensioni e volumi dell’edificio.

Il sindaco Magro in risposta al comitati è chiaro: "A noi da quanto risulta non è previsto alcun aumento di volumi ma approfondiremo con gli uffici tecnici. Abbiamo fiducia che la magistratura agisca in fretta. Noi saremo vigili sul fatto che tutto non avvenga in tempi biblici" precisa il sindaco.

LA STORIA DELL'EDIFICIO - Un privato ha acquistato l'albergo che si trova appena fuori dalle galleria di Moneglia, non avendo la possibilità di portare avanti la struttura ha chiesto e ottenuto dal Comune un cambio d'uso che è dunque passato da commerciale a residenziale. A quel punto una società genovese ha acquistato l'edificio e ha avviato il progetto di ristrutturazione. Poi a lavori in corso il crollo e la demolizione completa. 

 

 

 

Per l'inizio della scuola in Liguria sarà stato nominato il 90 per cento dei docenti mentre nella giornata di oggi si nomineranno gli ultimi dirigenti mancanti. La scuola ligure si prepara a tornare tra i banchi, il prossimo 14 settembre: restano ancora alcune cose da affinare, mentre in queste ore i ragazzi e le ragazze che devono recuperare un debito stanno affrontando gli esami di riparazione. A scattare la fotografia della situazione scolastica a oggi è il provveditore agli studi per Genova e Savona Alessandro Clavarino, a partire da quei dirigenti scolastici che non ci sono e che verranno "coperti" da dirigenti reggenti, ovvero chi già guida un altro istituto e aggiunge a questo una ulteriore responsabilità. 

"E' il giorno della nomina delle reggenze, l'ultimo atto dopo la nomina di 13 dirigenti scolastici nella nostra regione", commenta il provveditore a Primocanale. "Oggi se ne sistemano ancora un po' per arrivare a coprire tutte le scuole entro i primi di settembre. Ci sono molte disponibilità dunque grazie alla disponibilità dei dirigenti c'è la possibilità di coprire tute le scuole".