cronaca

In sei mesi completata la demolizione degli ecomostri di edilizia popolare sorti negli anni Ottanta
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Dopo oltre 40 anni l'ultima 'picconata' segna la fine delle dighe di Begato, ecomostro di edilizia popolare sorto agli inizi degli anni Ottanta sulle alture di Genova è diventato ben presto simbolo di degrado in una zona priva di servizi che ha emarginato i residenti. La scelta di rigenerazione urbana è stata promosso e voluta fortemente dall'assessore all'Urbanistica di Regione Liguria Marco Scajola, che ha sottolineato come le operazioni si siano concluse con 2 mesi di anticipo. "Demolire le dighe di Begato è stato un lavoro di squadra, un intervento straordinario che riempie d’orgoglio Genova e la Liguria, adesso abbiamo i finanziamenti necessari per far rinascere questo quartiere. Dopo aver demolito 175 mila metri cubi di case e ricollocato le 776 persone che hanno lasciato la propria casa., sarà tempo di costruire 107 nuovi alloggi, di cui 60 saranno nelle 3 palazzine che verranno edificate con 20 alloggi ciascuno, più 47 che verranno recuperati dalla diga bianca".

Sei mesi dopo l'inizio dei lavori di demolizione ecco la parola fine con lo skyline di questa porzione della città che si staglia sulla Valpolcevera pronta a cambiare definitivamente. Prima della partenza i residenti sono stati trasferiti in nuovi alloggi distribuiti lungo il territorio cittadino, in tutto sono stati fatti traslocare 374 nuclei familiari. I lavori affidati con un contratto d'appalto alla ditta Patriarca Group S.r.l. e Fratelli Caschetto Srl vincitori della gara per la demolizione.






La prima picconata segna la data del
19 aprile 2021: la super gru (la più grande d'Italia) arrivata appositamente per la demolizione inizia a 'mordere' la porzione alta della diga bianca. A inizio luglio erano già stati demoliti i 55mila metri cubi di cemento armato con i lavori che, in anticipo sui tempi, si sono spostati sulla diga rossa a partire dal 2 luglio. Qui altri 115 mila metri cubi sono stati cancellati con le ditte incaricate che sono dovute salire fino a 60 metri di altezza per abbattere la parte più alta dell'ecomostro.

Al loro posto prenderà corpo il progetto di riqualificazione dell’intera area del quartiere Diamante che prevede il recupero di 47 alloggi della diga bianca, sia dal punto di vista strutturale che energetico, e la realizzazione di nuovi edifici ‘green’ a sei piani e nuovi luoghi di aggregazione sociale co spazi dedicati a uffici, sport e aree verdi. "Un grande impegno per un'operazione unica a livello nazionale" l'ha definita l'assessore Scajola che in questi mesi ha lavorato a stretto contatto con Arte Genova. E Arte Genova, azienda regionale territoriale per l’edilizia, è orgogliosa di questo risultato: "Adesso si conclude la fase 2, ma non dimentichiamo quanto è stata delicata la fase 1 in cui abbiamo fatto un piano di mobilità per 400 nuclei familiari e li abbiamo accompagnati nella scelta di un nuovo alloggio cercando di andare incontro alle varie richieste, con un laboratorio d’ascolto attivo tra aprile 2019 e maggio 2020", ricorda Paolo Gallo responsabile della struttura di Arte. "Il 45% ha deciso di restare in Valpolcevera, mentre il 55% ha fatto scelte diverse tra Levante, Ponente o Val Bisagno". 

Progetto di rigenerazione urbana apprezzato e premiato anche dal ministero per l'Innovazione e le mobilità sostenibili (Mims) che, dopo la presentazione da parte di Regione Liguria del piano di riqualificazione, ha destinato 15 milioni di euro per Begato. Attenzione al progetto è arrivata anche a livello internazionale con 30 studenti del master avanzato in Urbanistica dell'Istituto di Studi politici di Parigi (Science Po) arrivati appositamente per studiare i lavori della Diga. Proprio per questo il governatore di Regione Liguria Giovanni Toti ha commentato Costruire e costruire bene è un qualcosa di importante che mi auguro possa ispirare il paese e fare notizia anche a livello internazionale. Le immagini di oggi valgono più di mille parole. Si è raggiunta una effettiva sinergia per portare a compimento questo progetto. Dare sollievo alle famiglie in difficoltà significa costruire un modello abitativo di integrazione, dove persone diverse e di culture diverse possano incontrarsi e contribuire a creare lo spirito della città. Grazie a tutti quelli col il gilet arancione che hanno rispettato le promesse e hanno lavorato senza sosta".

Un pensiero va a tutte le famiglie che hanno collaborato a questa iniziativa, come ricorda l'assessore alla casa del Comune di Genova Pietro Piciocchi. "A giugno 2018 eravamo venuti qui per la prima volta e abbiamo iniziato un dialogo con i cittadini per capire come fare ad aiutarli. Quando siamo partiti in questa operazione eravamo preoccupati per trasferire le persone, non era semplice perché per loro era la loro casa anche se si lamentavano", ricorda. "Abbiamo lavorato per migliorare le condizioni di vita di tutti loro e l’esempio degli sfollati di Ponte Morandi ci è servito per riuscire nella ricollocazione degli abitanti". E per il sindaco Marco Bucci: "È una data storica in cui comincia il lavoro di ricostruzione, è la prova che possiamo fare rigenerazione urbana. Le case verranno rimesse a posto per garantire la qualità della vita, non ci saranno solo servizi ludici, ma anche commerciali e sanitari per renderlo un centro vivo. Il risultato che abbiamo qui lo estenderemo anche ad altri quartieri che hanno bisogno di un intervento di restyling".