cronaca

Parla il procuratore di Genova
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"Le proroghe possono essere chieste fino a due anni dal momento delle indagini, quindi allo scadere dei due anni non potranno essere più svolte altre attività d'indagine utili. E' una questione molto complessa, presenta continuamente profili di complessità, ma dobbiamo cercare anche di evitare che quel che è motivo di complessità diventi anche motivo o pretesto per ritardare oltremodo i tempi. E' delicato, perché da un lato ci sono i diritti della difesa e gli obblighi dell'accertamento della verità. Nello stesso tempo però ci sono tempi da rispettare: anche i parenti delle vittime reclamano l'accertamento della verità". Lo ha detto il procuratore capo di Genova Francesco Cozzi dopo che il gip ha accolto la richiesta di proroga della perizia del secondo incidente probatorio sulle cause del crollo del ponte Morandi. "Non è possibile che una procura come quella di Genova, a fronte di 172 unità di personale ne abbia 119-120 in servizio e sia soggetta ad un depauperamento continuo: queste misure legate al pensionamento portano a un'emorragia di personale continua non compensata da assunzioni.


Per la verità, solo negli ultimi anni, il ministero della giustizia ha preso iniziative a riguardo". "Il clima di tensione tra periti - ha concluso Cozzi - non impedisce che si svolgano accertamenti. Sono tutti professionisti di alta levatura. Le decisioni le devono prendere autonomamente i periti, se possibile accogliendo suggerimenti e obiezioni dei consulenti quando meritevoli. Le decisioni non vanno prese in maniera paritetica da consulenti e periti: è il perito che decide cosa c'è da fare. Il compito dei consulenti è dare suggerimenti, contraddittorio ma non si prendono decisioni insieme. Così come il giudice non prende le decisioni insieme ai pm e agli avvocati, le prende il giudice e basta".