cronaca

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Mangiano le fave negli orti, il grano appena nato nei campi, non disdegnano le olive e fanno incetta di castagne, sfondano le reti di protezione delle proprietà e le catene di ferro che chiudono i cortili. I branchi di stalloni impauriscono le signore del luogo: benvenuti a Perlezzi, frazione di Borzonasca, arrampicata nell’entroterra del Tigullio.


Novanta residenti per oltre cento cavalli selvaggi, “anzi li chiami abbandonati, non selvaggi”’precisa una residente che racconta a Live on the road come se li sia trovati di fronte una notte, con l’auto, “e per fortuna che se ne sono andati senza far danni”. “Io con tutti questi stalloni liberi in giro ho paura - racconta un’altra residente della zona”.


La storia di questi cavalli è una leggenda metropolitana, raccontano, anche se di metropolitano c’è ben poco in questo piccolo paradiso arrampicato tra rocce, prati, casette di pietra, campi coltivati, pecore e capre ovunque. “Noi vogliamo che lo portino via - dicono a gran voce i residenti - perché continuano a riprodursi, ci colonizzeranno, distruggeranno tutto. Li portino nel parco dell’Aveto”. Una signora racconta che la catena che delimitava la sua proprietà è stata divelta da una decina di cavalli che si sono assiepati sotto le sue finestre, dopo essersi pappati le sue fave, tanto che “ho dovuto chiamare i vigili per allontanarli”. Ma da dove vengono, di chi sono? Il sindaco di Borzonasca, Giuseppino Maschio, racconta che tanti anni fa erano una ventina, un signore li portava a pascolare al lago di Giacopiane e poi, in inverno, in stalla. Poi è morto e si sono moltiplicati, oggi sono quasi a quota cento. Più dei residenti di Perlezzi, dove amano andare a cibarsi di quanto abbiamo già spiegato. Anche perché al lago non c’è quasi più nulla da brucare.
L’assessorato alla Sanità della Regione, tramite la Asl 4, ha avviato un progetto di recupero e ricollocazione. Anche con la collaborazione dell’istituto Zooprofilattico della Liguria e del Piemonte.

- IL PIANO DELLA REGIONE

La Regione Liguria ha presentato il progetto l’8 febbraio. Il piano ha un finanziamento di 105.500 euro, con l’obiettivo di garantire “da un lato il benessere dei branchi e, dall’altro, impedire la diffusione di malattie infettive”. Il piano, predisposto dall’Istituto tra Istituto Zooprofilattico Sperimentale di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta con la collaborazione dell’Università degli Studi di Genova, della Asl4 e del Parco Regionale Nazionale dell’Aveto, è stato oggetto di una specifica convenzione con il ministero della Salute e sarà attuato per un anno in via sperimentale, in vista dell’adozione di un piano permanente per la gestione naturalistica degli habitat tutelati tramite il pascolo di cavalli selvatici.


Si tratta di un percorso condiviso di monitoraggio sanitario e di governance locale del fenomeno – sottolinea la vicepresidente e assessore alla Sanità di Regione Liguria Sonia Viale – che costituirà una best practice a livello nazionale, considerato che la presenza di cavalli selvaggi inizia ad essere diffusa anche in altre aree montane, anche appenniniche, a seguito dell’abbandono dell’allevamento. Questo piano – aggiunge Viale - vuole anche essere una risposta agli amministratori locali per trovare un equilibrio tra due esigenze contrapposte: salvaguardare i cavalli, per mantenere i benefici turistici e ambientali legati alla loro presenza, oppure contenerli, per tutelare la sicurezza e le proprietà dei cittadini e la salvaguardia della salute degli altri cavalli presenti negli allevamenti locali”.


Nell’ambito dell’attività sanitaria, sarà verificato il benessere dei cavalli e verrà effettuato un monitoraggio anche attraverso l’uso di droni con il posizionamento di telecamere per verificare gli spostamenti del branco. “Questo progetto – afferma Angelo Ferrari, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico di Liguria, Piemonte e Valle d’Aosta - fornirà dati ed esperienza necessari ad instaurare un piano permanente di gestione dei branchi. Il monitoraggio sanitario prevede la ricerca dell’incidenza di determinate malattie che colpiscono i cavalli, quali l’anemia infettiva equina, l’arterite virale equina e la ‘West Nile disease’. Il piano prevede anche la valutazione dello stato di benessere dei cavalli tramite la ricerca di indicatori biochimici e analisi parassitologiche”.

Verrà parallelamente realizzata una mappatura dei terreni adibiti a pascolo, con l’individuazione di particolari tipologie di flora o fauna, di cui il progetto dovrà garantire il mantenimento attraverso la gestione dei branchi di cavalli e forme di difesa attiva (ad esempio piccole recinzioni) delle aree di maggior pregio, se a rischio. Nell’ambito dello studio verranno monitorati anche altri piccoli gruppi di animali, indicatori ambientali del buono stato di salute degli habitat.