cronaca

Era più facile raggiungere Voltri da Milano che da piazza De Ferrari
2 minuti e 46 secondi di lettura
 Anni fa durante una delle cicliche terribili alluvioni Genova e la Liguria restarono spezzate in due. Il “mitico” Ponte Morandi sull'autostrada era inagibile. Le vie di comunicazione sulla costa erano travolte dall'onda di fango tra Sampierdarena e Voltri. Dal centro di Genova non si poteva viaggiare verso Ponente. Per scoprire cosa stava succedendo a Voltri fui costretto a inviare giornalisti da Milano, attraverso la A26 verso la delegazione più lontana.


Era più facile raggiungere Voltri da Milano che da Piazza De Ferrari! Torrenti esondati, frane, sottopassi chiusi, strade interrotte, autostrade inagibili: era il crak della Liguria, provocato da un evento eccezionale, l'alluvione, che colpiva la nostra fragilità strutturale, poche vie di comunicazione, l'autostrada e l'Aurelia, qualche soluzione alternativa ma solo a tratti.


Il blocco di questa settimana per la autocisterna rovesciata tra Genova Aeroporto e Genova Pegli sulla A10 mi ha ricordato che oltre un decennio dopo quella ennesima alluvione siamo sempre a quel punto. Qualsiasi evento che si abbatta sulle strade di comunicazione manda in tilt tutta la Regione. E' come se in un corpo umano l'arteria principale si interrompesse di colpo: tutto l'organismo va kaputt.

Così tra eventi naturali, incidenti improvvisi e frequenti su queste vie di comunicazione, inesorabili code domenicale e festive (nel lunedì di Pasqueetta sulla famigerata A10 c'erano 47 chilometri di coda) noi siano costantementi ostaggio di questa fragilità e pericolosità della nostro sistema infrastrutturale.

Cosa si fa per ovviare? Da decenni dibattiamo di bretelle e gronde, con montagne di progetti e di discussioni, senza che sul territorio si faccia nulla. Non è stato costruito da decenni un metro nuovo di strada, autostrada, di ponti, tangenziali, tangenzialine, Aurelie bis, tris, quater. Aspettiamo che “parta” la Gronda, arrivi il Terzo Valico e qualcuno faccia diventare almeno progetto esecutivo l'autostrada Albenga-Carcare-Predosa che libererebbe il Ponente dal costante incubo delle code, condanna di quasi tutti i week end primaverili, estivi, festivi e di ogni ricorrenza vacanziera.

Sì, hanno finalmente inaugurato “la strada del papa” che collega Lungomare Canepa con “quasi” Sestri Ponente, ma poi, dopo due i suoi due chilometri e passa, finisce nel solito imbuto.
Restano indietro - come hanno scritto i giornali nei giorni scorsi - 50 milioni di lavori in grave ritardo di realizzazione, in un groviglio di nodi, bypass ferroviarie e tangentalizi che non avanzano mai.

Passano sindaci, presidenti e assessori, giunte, alleanze e opposizioni e la matassa non si sbroglia. Ma davvero non c'è nulla da fare nell'immediato, nella contingenza, salvo mettere i tutor per rallentare la corsa dei Tir sull'autostrada salvo poi farsi fulminare dall'autorità di competenza che accusa di avere “copiato” i brevetti?

Non ci sono sistemi per sgombrare più rapidamente le corsie interrotte, per avvertire tempestivamente dei blocchi e impedire che finiamo strangolati nelle code dall'autostrada fino a sottocasa, come è avvenuto nell'ultimo patatrac? Non ci sono pre allerte di code, di intasamenti o consigli per i viaggiatori da dare nei momenti critici?

Sorridiamo soddisfatti a ogni incremento del traffico turistico, orgogliosi del nostro conquistato appeal, dei red carpet e degli “eventi” che polarizzano l'attenzione sulla nostra terra. Ma in pratica non facciamo nulla per renderla più accessibile o almeno un po' più comoda. Finiremo strangolati.
Sventolando l'ultimo successo di affluenza.