"Qui potrebbe essere un paradiso, potrebbero metterci un campetto da beach volley, un chioschetto. E invece fa tutto schifo, non mi faccia parlare che è meglio". Una signora di mezza età, insieme al marito, ha scelto di sedersi nella fettina della spiaggiona libera di Multedo, a Genova, che confina con l'associazione sportiva Multedo 1930. Perché loro tengono puliti alcuni metri quadrati fuori dal confine della loro concessione.
"Spesso raccogliamo le bottiglie che vengono lasciate durante la notte da chi viene qui a fare baldoria, una volta mi sono pure tagliato perché non mi sono reso conto che una era rotta. L'ho infilata nel sacchetto ed ecco il risultato, questo taglio sul polpaccio". Severino (che di "ino" ha solo il nome) ci accompagna dove quei pochi che lo sanno vanno per usare il bagno pubblico, che l'associazione sportiva Multedo tiene pulito, uno dei due che dovrebbero essere tenuti a modo dal Comune. Lo fa per gentilezza, non per dovere, l'associazione. Un volontariato dettato dall'umanità, laddove la mano pubblica si ritira lasciando spazio al buon cuore ("come non aprire un bagno a chi magari corre in difficoltà, viso coperto dal sudore... può capitare a tutti prima o poi", spiega Severino). Con la stessa logica con cui si raccoglie la spazzatura, anche se non sarebbe dovuto.
Alla fine vediamo le quattro docce, senz'acqua "per un rimpallo di responsabilità che abbiamo deciso di affiggere alla porta del bagno, sotto forma di mail, quelle scambiate dai protagonisti della vicenda, perché se no la gente pensa che sia colpa nostra". Alla fine chiudiamo la visita con una battuta, per sdrammatizzare. La fa un signore coi capelli bianchi, abbronzatissimo: "Visto che a un mese dall'inizio dell'estate di acqua potabile non si vede l'ombra, magari il Comune la metterà a dicembre, ah ah ah". Meglio riderci sopra, sì.
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Il lamento dei bagnanti di Multedo: "Qui fa schifo, ma potrebbe essere un paradiso..."
Viaggio nelle spiagge libere di Genova: pontente secondo atto
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