cronaca

La proposta: incrociare le banche dati
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Quello dell’abusivismo nel commercio e nelle attività ricettive è un fenomeno dilagante, che preoccupa Confesercenti tanto da avergli spinto l’associazione a dedicare il suo convegno nazionale, che si è svolto a Perugia venerdì e sabato scorsi. Un abusivismo che non è fatto solo di merce taroccata e venditori sulle spiagge, ma anche di imprese che eludono il pagamento di tasse e contributi. Un esempio è quello della tassa sui rifiuti.

“Credo ci sia da fare un lavoro per controllare che chi risulta iscritto al registro delle imprese poi sia anche iscritto al registro della Tari: ci sono dei gap notevoli, quindi ci sarebbe la possibilità di far pagare tutti e far pagare meno”, dice Andrea Dameri, direttore di Confesercenti Liguria. Non solo Tari: “Dall’incrocio di alcuni dati emergono anomalie rispetto agli esercizi iscritti in Camera di Commercio: non tutti risultano iscritti all’ufficio tributi”. E ancora: “Ci sono 180 mila imprese iscritte come ambulanti, ma all’Inps ne mancano 80mila, che non pagano né Inps né studi di settore”.

Informazioni che Confesercenti ha ottenuto incrociando banche dati provenienti da enti e istituzioni. Un lavoro che se istituzionalizzato rappresenterebbe un’arma importante contro abusivismo ed evasione. Perché non si fa? “E’ una domanda da rivolgere ai diretti interessati – risponde Dameri - Noi stiamo portando avanti diverse iniziative. Se incrociamo i dati tra i bad and breackfast visibili su internet, chi è scritto alla tassa di soggiorno, chi presenta le presenze in Questura e chi risulta nel registro della Città metropolitana risulta che il 50% delle attività ricettive sono in qualche modo abusive”.