salute e medicina

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Non aveva mai avuto una cattedra, ma Alberto Marmont, scomparso stamattina, è stato uno degli ultimi grandi e veri Maestri della medicina genovese. Un nome di livello uinternazionale, un "marchio di qualità" innegabile per la nostra città.


Marmont ha fondato la scuola di Ematologia di Genova diventando dopo il primo trapianto italiano di midollo nell'aprile del 1976, il simbolo della cura delle terribili malattie del sangue, dalle leucemie ai tumori midollari. Davvero con Marmont si sono potute cancellare le prime due lettere della parola In-curabile per talune patologie.


Ma il grande merito dello scienziato, anzi del medico-scienziato perché Marmont stava sempre a fianco al letto del "suo" malato, è stato quello di fondare una scuola, cioè di pensare a quello che sarebbe venuto anche dopo di lui. Un atteggiamento di anti-egoismo e di straordinaria lungimiranza che, purtroppo, è sempre più difficile ritrovare.


Niente cattedra universitaria, ma ospedale, corsia, reparto. Quel reparto dove arrivava tutti i giorni fino all'ultimo, alle prime ore del mattino e che non lasciava mai. Perché Marmont era uno di quei vecchi medici (i primari, che bel termine!) avvezzi a portarsi "il malato a casa", cioè a non staccare mai la spina.


La sua porta era davvero sempre aperta e da Marmont, anche nella sua casa, arrivavano malati da tutta l'Italia e non solo.


La sua scuola diede lustro alla medicina della nostra città insieme ad altre grandi scuole, da quella chirurgica di Battezzati a quella ortopedica di Mastragostino e pediatrica di De Toni al Gaslini, dalla gastroenterologia di Cheli al San Martino alla neurochirurgia di Tartarini al Galliera.


Si dirà che erano tempi diversi ed è vero. La politica stava abbastanza fuori dalle sale operatorie e il medico era magari un barone, ma non si occupava che di medicina o chirurgia e non di disfare i lacci e i lacciuoli della burocrazia.


Genova si ricostruiva insieme all'Italia e ricostruiva con passione anche politica le sue qualità. C'erano i mezzi economici. Ma anche un atteggiamento che oggi è svanito: la città sapeva difendere le sue eccellenze e Alberto Marmont era una di queste.