Cronaca

2 minuti e 17 secondi di lettura
Grande e grosso quanto basta, i capelli quasi bianchi di chi ne ha viste tante e la voce profonda.

Eppure Aldo non si vergogna a raccontare la sua paura più tremenda: restare al buio in mare, con la Costa Concordia improvvisamente spenta.


"Quella paura mi è rimasta e me la sogno ancora di notte", confessa.
 
Il 13 gennaio di un anno fa Aldo Bartoletti, uno dei primi a correre in aiuto dei naufraghi della nave che ora sembra appisolata su un fianco al largo dell'isola del Giglio, era sulla prima scialuppa che ha riportato a riva chi ce l'ha fatta.


E' il responsabile del settore amministrativo e demografico del Comune e un anno dopo convive con ricordi, paure e la voglia di liberarsi prima possibile di quel colosso 'tenuto in vita' forzatamente, perché non scivoli.


"Quella sera verso le 10 mi ha chiamato il vicesindaco per dirmi che c'era una nave incagliata al porto - ricorda - Io ho pensato che fosse uno scherzo. C'é voluto un po' prima che gli credessi".

Poi però s'e vestito ed è corso. Una volta al porto, ha vinto l'istinto: "Sono salito su una scialuppa e sono andato verso la nave".
 

La paura è arrivata dopo. Inaspettata e dolorosa: "Mentre dicevo al guidatore di una pilotina di andar via (era un filippino e non mi capiva), la paura mi aumentava.
 

Subito dopo le luci della nave si sono spente definitivamente e lì la paura è diventata tremenda. E' il ricordo più brutto che ho, a parte il disagio dei naufraghi. Quella paura me la sogno di notte... a volte sogno che si spengono le luci e io resto al buio". La brutta storia della Concordia gli è rimasta nella testa e nel cuore.


Aldo ha raccolto in una cartellina le decine e decine di lettere, cartoline, ringraziamenti arrivati al Comune.
 

"Una parte li metteremo nel libro che regaleremo il 13 ai sopravvissuti", racconta sfogliando quelle carte.


Lì dentro ci sono i 'grazie' mandati dallo Sri Lanka, un mail di una coppia americana che chiede al sindaco di riaccendere la webcam per seguirli ancora a distanza, ma anche esperti che suggeriscono soluzioni per rimuovere il relitto e perfino qualche insulto.


Un anno dopo al Giglio anche le chiacchiere da bar tornano sempre alla Concordia "di riffa o di raffa", come dicono i toscani.


Ma il sentimento prevalente, assicura Aldo, non è la rabbia: "No, non siamo arrabbiati, non ci si può arrabbiare di fronte alla morte. Invece siamo amareggiati perché pensavamo che la Concordia la portassero via molto più velocemente. Speriamo che a settembre vada via davvero".