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GENOVA - Nada aveva solo  24 anni e amava viaggiare, il 6 maggio del 1996 venne aggredita nell'ufficio dove lavorava, lo studio del commercialista Marco Soracco, in via Marsala, nel centro di Chiavari. La ragazza, soccorsa in una chiazza di sangue, morirà alcune ore dopo al pronto soccorso dell'ospedale San Martino, per le ferite dell'assassino, o assassina, ma anche per la pratica errata di un medico nell'effettuare la tracheotomia che lesionò il cervello.

Le indagini della polizia hanno commesso il peccato originale di puntare sempre e solo al commercialista Soracco, indagato due volte e sempre archiviato. Contro di lui il fatto di avere trovato la segretaria rantolante in ufficio e che Nada si sentisse corteggiata, poi solo il suo carattere ombroso e schivo, freddo. Non molto a ben vedere. Eppure il commercialista è rimasto per anni, per decenni, il mostro che poteva avere ucciso. Si era parlato anche di una donna, però indagata e sbrigativamente archiviata, Anna Lucia Cecere, amica di Soracco che cercava un lavoro e un affetto con cui accasarsi.
Cecere è tornata nell'indagine solo tre anni fa grazie alla criminologa barese Antonella Delfino Pesce che, grazie alla disponibilità dell'allora procuratore capo Francesco Cozzi, venuta in possesso dei mare di faldoni della polizia titolare delle indagini e pure di due piccoli fascicoli degli accertamenti dei carabinieri, ha scoperto quello che solo il magistrato di allora, Filippo Gebbia, sapeva: nella casa di Cecere erano stati sequestrati alcuni bottini identici a quello sporco di sangue sequestrato nello studio di via Marsala.

Un indizio mai trasmesso alla polizia e che ha permesso di riaprire il cold case dopo 25 anni e di indagare ancora Cecere, insieme a Soracco e la mamma Marisa Bacchioni, che per gli inquirenti ora coordinati da Gabriella Dotto, sarebbero colpevoli di avere protetto la presunta assassina. Di più: le nuove indagini collocherebbero il commercialista sulla scena del delitto quanto l'assassina era ancora presente.
Una ricostruzione che però non ha convinto il giudice Angela Nutini che a marzo di quest'anno quando ha dovuto decidere se rinviare a giudizio Cecere, Soracco e Bacchioni, a sorpresa, ha archiviato tutto. "E' come se me l'avessero ammazzata una seconda volta" commentò Silvana Smaniotto, mamma di Nada, nell'uscire dal palazzo di Giustizia con l'altra figlia Daniela e una nipote somigliante in modo impressionante a Nada. La procura, come ha subito detto il procuratore capo Nicola Piacente, crede dell'indagine e dopo averlo subito preannunciato, nelle scorse settimana ha presentato appello contro l'archiviazione decisi dal Gip Nutini. La mamma di Nada come l'avvocato della famiglia Sabrina Franzone, hanno detto che anche in caso non si riuscisse ad arrivare a condannare il colpevole, o la colpevole, adesso però sappiamo il contesto in cui è maturato l'omicidio.

Visto che a tanti anni di distanza la speranza di trovare il codice genetico capace di rivelare il nome dell'assassino si è rivelata senza vie di uscite, il futuro dell'indagine e degli sviluppi giudiziari del cold case sono legati soprattutto all'identificazione di una misteriosa donna che alcuni giorno dopo il delitto fece una telefonata anonima alla mamma di Soracco dicendo di avere visto Anna Lucia Cecere uscire dal palazzo di via Marsala la mattina del 6 maggio 1996, ma ventotto anni sono davvero troppi e gli appelli lanciati in tv e sui giornali dalla famiglia per dare un nome alla testimone chiave per ora non hanno sortito nessun effetto: quella donna potrebbe essere deceduta, ma di certo la sua voce potrebbe essere riconosciuta da un familiare o un amico. L'ultima speranza della famiglia Cella per arrivare ad incastrare chi ha ucciso è appesa a questa telefonata.

Anna Lucia Cecere, l'indagata, dopo avere minacciato la criminologa che era andata a trovarla nella sua casa fra Boves e Cuneo, in Piemonte, dove vive da oltre trent'anni, continua a professarsi innocente esibendo anche un contratto di lavoro per cui lei quel 6 maggio doveva essere a lavorare in un'abitazione di un dentista di Sestri Levante dove faceva le pulizie: dentista però ventotto anni fa mai interrogato, uno dei tanti errori commessi dagli inquirenti, e pure dal giudice Nutini che nell'archiviare l'inchiesta ha dato per scontato quell'accertamento. Il dentista ora, a tanti anni di distanza, non ricorda se la donna quella mattina si fosse presentata regolarmente a lavorare.

Stamattina in via Marsala la cugina di Nada, Silvia Cella, ha deposto un mazzo di fiori per ricordarla e nella speranza che prima o poi l'assassino o l'assassina che l'ha uccisa possa essere scoperto. Sul suo  profilo Fb ha scritto: "La giustizia si è dimenticata di te. Oggi come allora è il 6 maggio, oggi come allora è lunedì. Sono 10.227 giorni che manchi, sono 10.227 giorni che aspettiamo giustizia".

GENOVA - Nella giornata emozionante del ritorno di Sven Goran Eriksson al Ferraris una brutta notizia arriva dall'Argentina: è infatti morto oggi l'ex allenatore della Sampdoria, César Luis Menotti che proprio lo svedese (passato alla Lazio assieme a Roberto Mancini) aveva sostituito sulla panchina del doriani. Il celebre tecnico si è spento a 85 anni: a darne notizia è la federcalcio Albiceleste, la cui nazionale aveva allenato dal 1974 al 1982 vincendo i mondiali giocati in casa nel 1978.

Menotti, la cui carriera di allenatore si era conclusa nel 2008 sulla panchina dei messicani del Tecos, aveva allenato i blucerchiati per sole 8 partite, nel 1997. L'argentino, che a metà novembre aveva messo da parte appena 11 punti, venne quindi esonerato e sostituito da Vujadin Boskov. A fine stagione la Samp sarebbe arrivata ottava: nella stagione successiva i blucerchiati si sarebbero affidati prima a Luciano Spalletti, poi a David Platt, infine ancora a Spalletti e sarebbero al termine del campionato retrocessi in serie B.

Nella sua lunga e importante carriera Menotti ha allenato 16 squadre in 37 anni: tra queste due nazionali (Argentina e Messico) e club del calibro di Barcellona, Atletico Madrid, River Plate a Boca Junior. I suoi pochi mesi alla Samp resteranno gli unici passati in Italia. 

 

PORTOFINO - L'edizione 2024 delle Regate di Primavera non poteva andare nel migliore dei modi: al sole e alla cornice di Portofino - meravigliosa come sempre - si sono unite le condizioni ideali di regata che hanno permesso ai 19 equipaggi presenti di aprire la stagione della vela nel segno di una competizione all'ultimo "nodo". A vincere in tempo compensato è stata No Regret, l’Ice 52 di Felice Egidi, che ha trionfato nelle quattro prove che si sono susseguite nei tre giorni organizzati dallo Yacht Club Italiano. Nella classe Irc a ottenere il secondo posto è stata Soleag: non è bastato essere arrivata in quest’ultima regata nove minuti prima di No Regret al traguardo per tentare il sorpasso. 

Regata combattuta anche per gli equipaggi della classe Open che hanno visto il trionfo di Aori, il Wally 80 di Stefano Brunello, sempre prima in tempo reale in tutte le gare. Premio speciale per più line of honor per Arca, il maxi 100 piedi di Furio Benussi che è sempre arrivato primo fatta eccezione per l’ultima giornata, in cui Flying Nikka si è librata in volo, riuscendo così a raggiungere anche punte di 30 nodi di velocità.

COSENZA - Tanto rammarico nelle parole di mister D'Angelo al termine di Cosenza - Spezia, match terminato sul punteggio di 2-2 al "Marulla". Queste le sue parole.

Un risultato che lascia tanto amaro in bocca, anche alla luce della vittoria del Venezia: "Anche noi abbiamo bisogno di punti, sarà una partita importantissima per entrambe. Abbiamo disputato una buonissima partita, il Cosenza ha giocato alla morte e noi abbiamo avuto tante occasioni. Micai è stato il loro migliore in campo. Dobbiamo vincere contro il Venezia".

La partita del Cosenza e le gemme di Tutino: "No assolutamente, la mia non è polemica (in riferimento alla dichiarazione "il Cosenza ha giovato alla morte" ndr). Il Cosenza ha giocato molto bene, Tutino è un gran giocatore. Noi, però, abbiamo giocato meglio e abbiamo avuto tante occasioni, Micai ha fatto 6-7 parate."

Tanto nervosismo, giustificato dalla posta in palio: "Le squadre si sono affrontate com'è giusto che sia, il nervosismo ci sta perchè la posta in palio era altissima. Il secondo tempo non ci sono stati più battibecchi".