Chiuso il novembre delle imprese, conquistando con pieno merito la bellezza di otto punti in quattro sole partite, il dicembre del Genoa si apre con un poker di ceffoni presi in Coppa Italia. Perdere ed essere eliminati a Bergamo, peraltro contro un’Atalanta rivitalizzata dal recente cambio di guida tecnica, non è certo uno scandalo. Ma prenderne quattro dopo essere rimasti in partita sì e no venti minuti e aver lamentato solari imbarazzi sotto tutti i punti di vista, non può lasciare indifferenti.
Il massiccio turn over toglie certezze
La sensazione è che il Genoa in versione campionato poteva ritagliarsi una giornata ben diversa, forse non nella sostanza ma almeno nella forma sì. Il massiccio turn over in un sol colpo ha cancellato quelle certezze di uomini e di equilibri cementate nelle ultime partite.
Così, il mercoledì nero del Grifone fa scattare inquietanti campanelli d’allarme sia in direzione campionato, sia verso il mercato di gennaio. Una volta recuperato il pieno di autostima dopo quattro risultati utili consecutivi, adesso sul piano della fiducia diventa davvero complicato farsi scivolare addosso un crollo come quello di Bergamo.
Quale Genoa lunedì a Udine? Davvero tutte le negatività del pomeriggio passato a farsi prendere a pallonate dalla Dea (22 tiri contro 6!) svaniranno all’istante?
Chi si salva dal crollo di Bergamo?
E ancora: test soprattutto per Stanciu, Otoa, Carboni, Fini, Ekhator, tutti a Bergamo partiti titolari. Chi tra loro potrà davvero dare una mano da gennaio in poi? Molto complicato stabilirlo sulla base di una singola partita. A Lopez e De Rossi il cesto delle patate bollenti. Quel che, invece, appare piuttosto chiara è la sostanziale differenza presente tra il blocco delle prime e quello delle seconde scelte in una rosa bisognosa di potenti ritocchi per scansare fino a maggio la zona rossa. Lo hanno fatto capire senza mezzi termini i primi mesi di campionato. Lo ha sentenziato il crollo in Coppa Italia.