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Manca poco più di un mese al 6 dicembre, data in cui - sceicco permettendo - Massimo Ferrero potrebbe riprendersi anche formalmente la Sampdoria, che peraltro non ha mai smesso di essere sua neppure durante la carcerazione preventiva a San Vittore e gli arresti domiciliari durati complessivamente quasi sei mesi. Una volta scaduta l'interdizione giudiziaria disposta dal gip di Paola, sempre senza che nel frattempo intervenga l'agognata cessione delle quote allo sceicco, il Viperetta potrebbe convincere figlia Vanessa e il nipote Giorgio, titolari della quasi totalità delle azioni, a convocare un'assemblea degli azionisti per rinnovare il CdA.

Fantascienza? Per quasi un anno abbiamo sentito che il Viperetta "era fuori dai giochi", "non contava più nulla", "non aveva più voce in capitolo" e invece nel giro di pochi mesi ci siamo trovati gli auguri di compleanno a uno dei figli sul sito ufficiale della società, quindi il presidio dei tifosi davanti all'albergo del ritiro alla vigilia della partita col Monza, il blitz a Milano nelle stesse ore dell'ingaggio di Stankovic, fino all'apparizione in tribuna a metà del primo tempo della partita con la Roma, una presenza di cui non sono state ancora del tutto chiarite le circostanze, ovvero chi lo abbia invitato e chi lo abbia fatto entrare.

Può darsi che Ferrero esca davvero per sempre, grazie allo sceicco, dalla storia della Sampdoria. Di sicuro sta preparando il ritorno sulla scena pubblica e lo sta preparando alla sua maniera. In un'intervista al Corriere della Sera Francesca Fagnani, conduttrice tv di una rete nazionale, in margine alla presentazione del suo nuovo programma dal titolo "Belve", alla domanda sul momento più imbarazzante della preparazione risponde: "Intervista registrata con Massimo Ferrero, ex presidente della Sampdoria. Alla fine mi chiede di tagliare una domanda e dico no. Diventa una furia, mi viene quasi addosso e si nasconde la liberatoria dentro la camicia, scappando".

In passato la mancata liberatoria aveva impedito la messa in onda di un'intervista a Elettra Lamborghini. Adesso cosa accadrà? Risposta della Fagnani: "Io mi auguro che questa volta la Rai tenga il punto e la mandi in onda. Bisogna smettere di subire la prepotenza dell'ospite. Dobbiamo recuperare il senso di dignità del nostro mestiere. Tagli e altre richieste non si accettano". Morale della favola, per quel poco che sappiamo del mondo: il Viperetta andrà in onda con un altro siparietto dei suoi, avrà un altro quarto d'ora di celebrità e citazioni su Dagospia e altri. A noi in merito non restano due cose: sperare che l'ex presidente faccia valere la negazione della liberatoria, in ossequio alla ricostruzione della Fagnani, e soprattutto sperare nello sceicco.

Non meritava assolutamente di perdere lo Spezia di mister Gotti, sconfitto 2-1 al 90' da una Fiorentina capace di capitalizzare al meglio le occasioni avute. Il match ha visto i gigliati aprire le marcature con un gol da palla inattiva, il pareggio di Nzola per lo Spezia e sul finale il nuovo viola vantaggio con un contropiede che ha sorpreso la retroguardia aquilotta nel finale.

LA CRONACA

PRIMO TEMPO
2' Grande intervento di Terracciano su Gyasi che intercetta in area un cross dalla sinistra e calcia di prima intenzione, ma trova il portiere viola.
7' Primo ammonito della gara, lo spezzino Nikolaou.
14' GOL FIORENTINA. Angolo di Biraghi, Milenkovic brucia Holm e di testa batte Dragowski. 0-1
27' Colpo di testa a botta sicura di Nzola da schema su punizione, Terracciano devia in angolo.
35' GOL SPEZIA. Traversone in area dalla sinistra, colpo di testa di Ekdal che serve Nzola, l'attaccante a tu per tu con Terracciano non sbaglia. 1-1.

SECONDO TEMPO
46' prima sostituzione, Duncan per Amrabat.
82' Spezia in dieci, espulso Nikolaou per fallo su Cabral.
90' GOL FIORENTINA Cabral gela il Picco, segna e porta la Viola in vantaggio. Ikone per Kouame che invece di calciare serve Saponara, conclusione di sinistro, Dragowski respinge, la palla finisce a Cabral che segna. 1-2.

 

SPEZIA-FIORENTINA 1-2
RETI: 14' Milenkovic, 35' Nzola, 90' Cabral.
SPEZIA (3-5-2): Dragowski; Ampadu, Kiwior, Nikolaou; Reca (60' Amian), Agudelo, Ekdal, Bourabia, Holm; Nzola, Gyasi. All. Gotti
FIORENTINA (4-3-3): Terracciano; Dodo, Milenkovic, Quarta, Biraghi; Mandragora, Amrabat (46' Duncan), Bonaventura (62' Saponara); Ikoné, Jovic, Kouamé. All. Italiano.
ARBITRO: Massa di Imperia.
NOTE: spettatori 10.500, di cui 1219 ospiti, incasso 194.102 euro. Espulso Nikolaou all'82' per condotta gravemente violenta. Ammoniti Ikone, Amrabat, Gyasi, Ekdal.

La Sampdoria resiste solo un tempo a San Siro con l'Inter. I blucerchiati non partono male, ma su calcio d'angolo De Vrij brucia Ferrari e segna di testa, mentre nel finale di tempo su lunghissimo lancio di Bastoni Barella supera una difesa statica e chiude di fatto i giochi. A vincere, unica costante positiva del campionato, la Sud in trasferta: tremila cuori pulsanti al terzo piano del Meazza (foto di Flavia Sciutto della Milano Blucerchiata).

Si sapeva che per il Doria sarebbe stata dura a San Siro, ma i blucerchiati - in tenuta completamente bianca - si sono complicati la vita da soli, con due disattenzioni che hanno spento la partita. La ripresa è stata pura accademia, l'Inter ha avuto altre occasioni per allungare, troppo ampia la differenza di potenziale tra le due squadre perché ci potesse essere partita vera. Dopo l'intervallo la curva interista si è svuotata, in segno di lutto per la morte di Vittorio Boiocchi, storico capo ultrà nerazzurro, ucciso a 69 anni a colpi di pistola vicino alla sua casa alla periferia di Milano, poco prima della partita. C'è stato tempo solo per il terzo gol di Correa, che fa tutto il campo in solitudine e dopo la rete esulta: troppo lontani i suoi tempi doriani.

Prima della sosta, la Sampdoria fronteggerà la Fiorentina a Marassi, il Torino in trasferta e il Lecce in casa, ultime gare prima della sosta: Stankovic punterà a ottenere i primi successi interni di una stagione che si sapeva tribolata. E maledettamente in salita.

INTER-SAMPDORIA 3-0
RETI: 21' De Vrij, 44' Barella, 70' Correa.

INTER (3-5-2): Onana; Skriniar, De Vrij, Bastoni; Dumfries, Barella, Calhanoglu, Mkhitaryan, Dimarco; Dzeko, Lautaro Martinez. All. Inzaghi.
SAMPDORIA (4-4-1-1): Audero; Bereszynski, Ferrari, Colley, Amione; Leris, Yepes Laut (46' Vieira), Villar (51' Verre), Gabbiadini (77' Montevago), Djuricic (77' Rincon); Caputo (66' Pussetto). All. Stankovic.
ARBITRO: Massimi di Termoli.
NOTE: ammoniti Yepes Laut, Colley, Djuricic, Verre, Gabbiadini, Mkhitaryan, Vieira.

Non c’è verso. Il Genoa in casa non sa vincere. Col Brescia dopo un primo tempo convincente condito dal gol di Jagiello, la squadra rossoblu ha rovinato tutto con una prestazione molle e presuntuosa che prima ha visto l’espulsione di Badelj e nel finale il gol di Cistana.

Il Brescia ringrazia come il Benevento, il Parma e il Cagliari. Un solo successo col Modena e poi un poker di pareggi. Insomma Blessin ciò che in trasferta fa, al Ferraris disfa. Delusione da parte dei tifosi che si aspettavano finalmente una vittoria. E dire che nella prima frazione dopo lo spreco di Yalcin davanti alla porta e lo spavento di un colpo di testa che ha esaltato Semper tornato titolare, ha visto Bani e compagni fare un’ottima figura malgrado l’assenza in regia di Strootman per la morte del padre e di un Gudmundsson non al meglio. Segna Jagiello con un tiro dal limite e pare tutto in discesa.

Il Genoa resiste e prima rischia di subire il gol dall’ex Bianchi poi sfiora il raddoppio con Coda murato dal portiere. Dopo l’intervallo la squadra di Blessin non rientra più in gara. È un possesso palla sterile, senza voglia e a parte due cross in area non c’è grinta, non c’è cuore da parte del Grifo. Entrano anche Puscas e Gudmundson, ma non si vedono. Il Brescia a sto punto ci crede anche perché Badelj in pochi minuti prende due ammonizioni (fiscale il primo giallo) e lascia i compagni in dieci. Al 94’ dopo alcuni brividi la formazione di Clotet su azione da corner pareggia. Ci sarebbe subito dopo pure il regalo di Lezzerini, ma Puscas non ne approfitta e questo errore del rumeno blocca la fuga verso la testa della classifica del Genoa. Blessin si arrabbia, ammette il flop e fa i conti coi rimpianti.

La speranza è che questi punti persi per strada non costino troppo a giugno. Ma con uno stadio così pieno è un delitto vedere un Genoa a volte scollegato da ciò che lo circonda. Ma grazie alle imprese lontano da Genova la squadra è seconda e questo anestetizza un po’ i mugugni peraltro legittimi.

Lo storico capo ultras dell’Inter Vittorio Boiocchi (nella foto), 69 anni, è morto dopo una sparatoria a Figino, alla periferia Ovest di Milano. L'uomo, che aveva alle spalle 26 anni di reclusione, era sorvegliato speciale. L'agguato è avvenuto alle 19.50 in strada in via Fratelli Zanzottera, non lontano dalla residenza di Boiocchi. Sul posto è intervenuto anche l’elisoccorso del 118.

I tifosi della curva Nord di San Siro, appresa la notizia, hanno lasciato lo stadio in segno di lutto.

Boiocchi è morto durante il trasporto all'ospedale San Carlo. Verso di lui sono stati sparati almeno cinque colpi proprio mentre rientrava a piedi a casa. Tre proiettili lo hanno raggiunto al torace e al collo. Al momento non ci sono testimoni. Le indagini sono affidate alla polizia.