Paolo aveva 24 anni e una vita normale, fatta di amicizie, lavoro e sogni. La sera del 19 maggio 2024, come tante altre, stava tornando a casa ad Albenga con il suo monopattino dopo una serata con gli amici. Ma quella sera è stata diversa: lungo il tragitto, quattro ragazzi, tra un'età compresa tra i 19 e minorenni, lo hanno accerchiato, rubandogli il monopattino. Quando Paolo ha tentato di riprenderselo, ha ricevuto un pugno alla nuca che lo ha fatto cadere, sbattendo la testa con violenza. I giovani sono fuggiti, lasciandolo a terra in fin di vita. È stato trasportato d’urgenza in rianimazione con una grave emorragia cerebrale. Le prime notizie parlavano di poche speranze, dopo mesi lunghissimi in terapia intensiva dove Paolo ha lottato tra la vita e la morte, operazioni alla testa molto complicate oggi Paolo si trova in un centro riabilitativo per cerebrolesi alla Spezia.
La sua storia l'ha raccontata a 'People - Cambia il tuo punto di vista' Rossella, la sorellastra di Paolo che ha lanciato un appello alle istituzioni e alla politica tutta con in studio la mamma di Paolo, Miranda: "Aiutateci a fare qualcosa contro la violenza giovanile, non solo per le vittime come mio fratello ma anche per i giovanissimi che commettono reati senza rendersene conto".
Il miracolo della rinascita di Paolo
Rossella, la sorellastra di Paolo, parla con voce carica di emozione: "Fino a quel giorno, per noi era solo un ragazzo come tanti, con tante speranze e una vita davanti. Quel pugno ha cancellato tutto in un attimo". Racconta del dolore immenso della famiglia: "Ci siamo chiesti perché fosse successo a lui, un ragazzo buono che non aveva fatto nulla di male".
"Paolo è arrivato alla Spezia con uno stato di minima coscienza, oggi parla, mangia, si ricorda tutto, si ricorda i ragazzi, si ricorda l'incidente, sa tutto quello che succede fuori. Miglioramenti che anche i sanitari definiscono miracolosi: "Ha fatto interventi importanti alle gambe e ai piedi e ora, con un deambulatore, fa i primi passi. Deve ricominciare tutto da capo, come un neonato".
L’appello alle istituzioni e ai parlamentari sulla violenza giovanile
"Bisogna fare qualcosa perché non si può rimanere vittime e basta, questo dolore o te lo tieni per te, implodi o cerchi di trasformarlo in qualcosa di utile in primis per te e poi in seconda battuta per tutte le persone che si trovano a vivere questi momenti tragici, ma allo stesso tempo anche per tutti questi ragazzi che commettono queste cose perché sono comunque giovani e perché comunque bisogna cercare di evitare che lo commettano altri".
Rossella lancia un appello pieno di forza alle istituzioni e ai parlamentari: "La violenza giovanile è un problema che esplode ovunque, Paolo è solo una delle vittime. Non possiamo più restare in silenzio. Le istituzioni politiche hanno il potere e la responsabilità di intervenire con leggi e progetti concreti. Siamo in contatto con la Regione Liguria, che sostiene la nostra fondazione, ma serve un impegno ancora più forte e diffuso. Noi non ci arrendiamo, e Paolo con il suo coraggio ci guida. Vuole portare la sua testimonianza in tutta la Liguria e a livello nazionale".
Trasformare il dolore in speranza e responsabilità
Rossella parla del dolore come di una forza che va trasformata: "Questo dolore può far implodere o diventare un motore per qualcosa di utile. Per noi, per chi vive momenti simili ma anche per quei ragazzi che commettono atti di violenza". Ribadisce la necessità di prevenzione e di educazione: "Sono giovani, ma dobbiamo fermare questa spirale subito e offrire loro alternative vere".
La sfida di Paolo: parlare ai giovani per cambiare il futuro
"Paolo vuole incontrare i ragazzi e chiedere loro: vuoi che ti succeda quello che è successo a me? Vuoi essere artefice del cambiamento o complice della violenza? Vuoi far vivere agli altri quello che ho vissuto io?". Questa è la sfida di Paolo per cercare di arginare la violenza giovanile e restituire dignità e speranza a chi ne è vittima e alle famiglie colpite.