Le lancette dell’orologio fanno tic tac per il Partito Democratico, che in Liguria è chiamato a un periodo di fuoco: tra le fiamme ardono i congressi provinciali prima e quello regionale dopo, che dovranno rinnovare i vertici, con i loro rispettivi segretari. Da Genova al Tigullio, passando per Spezia e Imperia, a esclusione di Savona che ha ancora un anno di tempo. I fari sono puntati soprattutto sul capoluogo ligure, dove il segretario metropolitano uscente Simone D’Angelo dovrà imbastire la nuova elezione, non senza le agognate difficoltà di un partito dalle diverse anime.
Gli anni della segreteria di Simone D'Angelo
Il consigliere regionale è riuscito negli anni a rialzare un Pd che sembrava aver perso linfa e anima, in un periodo che è in parte coinciso con l’elezione a segretaria nazionale di Elly Schlein. Numeri alla mano D’Angelo ha fatto passare i dem da uno scarso 20% al 30% attuale, collocando il Pd primo partito a Genova e in Liguria per distacco, nonostante i risultati sul campo non si siano visti, con le sconfitte alle precedenti Comunali e soprattutto alle Regionali (Bucci ha battuto al fotofinish Orlando ndr), dopo il caso Toti. Ultima, solo in ordine di tempo, la scelta del candidato a palazzo Tursi, che alla fine è ricaduta su Silvia Salis. Oneri e onori a Simone D’Angelo: i fuochi incrociati del Pd non gli hanno permesso di individuare un profilo dem, tra la rabbia dei circoli e degli iscritti, ma alla fine della palude il civismo l’ha spuntata, con l’ex martellista che è riuscita a far vincere un centrosinistra che si leccava le ferite da molti anni. Non sono mancate le critiche taglienti al Pd genovese, reo di aver lasciato a Orlando e Pinotti il compito di aver sbrogliato la matassa, individuando in Salis il candidato progressista. D’altro canto, è stata riconosciuta a D’Angelo la capacità (e caparbietà), di aver tenuto tutti insieme (il cosiddetto modello Genova con la coalizione più larga possibile), nei numerosi incontri che si sono susseguiti tra i vari partiti a inizio anno, che alla fine del guado hanno appoggiato la neo sindaca di Genova.
I successori di D'Angelo: è sfida a tre
Il primo appuntamento, da segnare sul calendario, è quello di fine ottobre, quando le quattro province dovranno eleggere i loro segretari. I fari sono puntati soprattutto su Genova dove i progressisti dovranno ripartire da zero: dopo aver individuato in Davide Patrone l’erede di D’Angelo, ma poi nominato assessore in Comune (non può essere scelto per incompatibilità ndr), la partita dovrebbe giocarsi tra tre giovani orlandiani come Francesco Tognoni, Viola Boero e Sofia Di Patrizi. Alla finestra resta sempre Martina Caputo, però attuale capogruppo in consiglio comunale. A questi si aggiungono Fabio Franchini e Federico Tanda, considerati i più esperti tra tutti i papabili. Poche chance, almeno sulla carta, per l’ala più riformista, che difficilmente riuscirà ad avere i circoli dalla propria parte, nonostante qualcuno invochi un cambio di rotta. Tra i nomi che si rimbalzano, il più quotato è quello di Vittoria Canessa Cerchi, attuale consigliera delegata del Comune e fino all’ultimo nel toto nomi degli assessori. A lei si aggiungono Filippo Bassignana ed Enrico Vassallo (considerato un battitore libero, equidistante da progressisti e riformisti ndr).
Un Pd da rifondare? Cosa dicevano i nostri sondaggi
Il Pd targato D’Angelo può contare sull’esito positivo delle Comunali di fino maggio, nonostante la percezione di elettori e cittadini fino allo scorso febbraio, a domanda posta dai sondaggisti di Tecnè, commissionata da Primocanale, era di ribaltare il partito. Il 55% degli intervistati infatti rispose che il Pd era da rifondare cambiando i vertici attuali, contro il 34% che dichiarò di non sapere e l’11% che si era detto contrario. Il secondo quesito si riferiva alla litigiosità del Pd. Quali i motivi? Per il 34% la troppa influenza del vecchio gruppo dirigente, per il 16% il nuovo gruppo dirigente non è abbastanza adeguato e autorevole, mentre un altro 34% ritiene che ogni corrente pensi troppo ai propri interessi. Sicuramente, l’esito positivo delle elezioni di palazzo Tursi ha riequilibrato le acque agitate dei mesi precedenti al voto.
Dal regionale a Spezia: la sfida di Natale
Dai congressi provinciali a quello regionale, in programma a inizio 2026. In questo caso le ipotesi in campo sono diverse: il segretario regionale attuale, Davide Natale, potrebbe ricandidarsi, soprattutto su spinta dell’amico e concittadino Andrea Orlando. Non è escluso che il consigliere spezzino ci riprovi, ma fonti accreditate parlano di un Natale che vorrebbe tornare alle origini, pronto a guidare la sua Spezia come primo cittadino. La suggestione sarebbe più che un’ipotesi nonostante siano diversi i nomi che già circolano per il centrosinistra, chiamato a riconquistare la città del levante, dopo dieci anni di centrodestra. L’appuntamento è fissato per il 2027. La sfida è di quelle ad alto rischio, soprattutto per i rapporti non idilliaci con una spezzina doc come Raffaella Paita, che con la sua Italia Viva a oggi sembra voler stare nel centrosinistra. Ma nonostante i trascorsi appoggerebbe Natale? Un interrogativo, al momento, senza risposta. Coalizione allargata o no, Davide Natale potrebbe decidere di farsi da parte per tentare il tutto per tutto come candidato sindaco.
C'è chi pensa già alle Politiche del 2027
Tra i nomi più in auge, come suo successore, ci sarebbe proprio lui: Simone D’Angelo. Sullo sfondo risuona quello di Katia Piccardo da una parte, ex sindaca di Rossiglione e attuale vicecapogruppo in Regione, e altresì di Andrea Orlando dall’altra, già ministro e candidato alle Regionali dell’anno scorso. Non è da escludere una possibile scesa in campo dell’eurodeputato Brando Benifei, vicino all’ala riformista che si rifà a Bonaccini. In un Pd dove i franchi tiratori sono spesso esistiti (e Romano Prodi ne sa qualcosa), negli ambienti che contano è risaputo che i dem genovesi vorrebbero riportare nel capoluogo ligure la segreteria regionale. Tradotto: tra Genova e Spezia il sangue spesso non scorre buono. Nel frattempo, si intravedono con il binocolo le elezioni politiche del 2027: nessun nome tra i dem è circolato pubblicamente ma saranno diversi i profili, anche di “peso”, pronti a scendere in campo. E come in ogni competizione - a maggior ragione interna -, che si rispetti, non mancheranno i fratelli coltelli per una poltrona a Roma. Insomma, l’acqua del mar ligure sembra una tavola ma la tranquillità silente cela un grande fermento nel Partito Democratico che con i congressi, provinciali e poi regionale, si gioca il futuro prossimo: dalle Amministrative alle Politiche, traguardando le lontane Regionali.
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