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Politica

Il capogruppo della Lista Orlando-Linea Condivisa nel Consiglio regionale della Liguria Gianni Pastorino ha fatto il suo ingresso in aula indossando sulle spalle la bandiera della Palestina
1 minuto e 30 secondi di lettura
di Redazione
Il capogruppo della Lista Orlando-Linea Condivisa nel Consiglio regionale della Liguria Gianni Pastorino con la bandiera palestinese sulle spalle

Il capogruppo della Lista Orlando-Linea Condivisa nel Consiglio regionale della Liguria Gianni Pastorino ha fatto il suo ingresso in aula indossando sulle spalle la bandiera della Palestina. Il presidente dell'assemblea Stefano Balleari lo ha invitato a rimuoverla in base all'articolo 53 del regolamento che "garantisce lo svolgimento dignitoso delle sedute". La risposta: "È un indumento".

"Non la sto sventolando, è un indumento"

"Ho sempre rispettato la dignità dell'aula - ha replica Pastorino -. Non la sto sventolando, è un indumento. Al terzo richiamo il capogruppo l'ha rimossa sventolandola in polemica per alcuni secondi. In una nota diffusa dal gruppo della Lista Orlando-Linea Condivisa si definisce il gesto "un atto simbolico, ma profondamente politico, con l'obiettivo di richiamare l'attenzione della Giunta, della presidenza e dell'intero Consiglio sulla tragedia in atto nella Striscia di Gaza".

"Cosa resta di Gaza oggi? - si interroga Pastorino - Una popolazione massacrata. Un silenzio che urla complicità. Siamo di fronte a un assedio che colpisce scientificamente i più fragili: donne, bambini, anziani, malati. È un disastro umanitario senza precedenti, ed è sotto gli occhi di tutti. Si muore di fame, di sete, di bombardamenti. Ma soprattutto si muore nel silenzio colpevole dell'Europa e dell'Occidente. È finito il tempo delle parole ambigue. Non ci sono più sfumature possibili. Quello che sta avvenendo è un genocidio. Il mondo lo vede ma volta lo sguardo".

Pastorino ha contestualmente depositato l'ordine del giorno 

Pastorino ha contestualmente depositato un ordine del giorno per chiedere alla Regione Liguria di "interrompere ogni rapporto istituzionale, promozionale o economico con il governo israeliano attualmente in carica, alla luce delle gravissime violazioni del diritto internazionale e del rischio concreto di genocidio, già riconosciuto dalla Corte Internazionale di Giustizia".

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